17-01-2025
Partenope, la maxi pizza de La Notizia 53 di Enzo Coccia: cruciale, la fase della stesura per ottenere una pizza sottile e dall'ampio diametro. Una vera esperienza di gusto
Durante un nostro recente viaggio in Campania abbiamo notato un deciso mutamento di tendenza, un'inversione di marcia rispetto a quanto abbiamo assistito negli ultimi anni nelle pizzerie in regione: dall'ossessione per cornicioni alti e bombati a una vera e propria epidemia del crunch, fino all'ultima tendenza (in realtà un ritorno) dei pizzaioli campani, la pizza a ruota di carro. Diametro che sfiora i 40 cm, una pizza sottile, dal bordo quasi inesistente, farcita abbondantemente e se ben eseguita, digeribile - grazie ad almeno 24 ore di lievitazione - e davvero gustosa. Ma attenzione: una vera pizza a ruota di carro, ha una base "resistente" abbastanza da non cedere sotto il peso sublime del condimento.
Ora, abbiamo chiesto a tre grandi maestri della pizza pensieri, storia e riflessioni su questa particolare interpretazione del disco lievitato, due di loro radicati nella patria per eccellenza di tonde memorabili - Napoli - e uno, sovrano assoluto dell'alto Casertano, tanto da aver reso meta di pellegrinaggio, la sua deliziosa Caiazzo: stiamo parlando rispettivamente di Enzo Coccia della pizzeria La Notizia 53 e La Notizia 94 (nel cuore del capoluogo partenopeo), Salvatore Salvo della pizzeria Salvo (in Riviera di Chiaia e a San Giorgio a Cremano, la sua sede storica), e Franco Pepe, di Pepe in grani.
Con loro conosceremo la genesi di questa pizza, interrogandoci anche sul valore delle mode e sulla vera identità della pizza napoletana oggi.
Lasciamo la parola a Enzo Coccia. MARIALUISA IANNUZZI
LA VERA STORIA DELLA PIZZA A RUOTA DI CARRO O FINA E PASTA
La pizza a ruota di carro ha origine nei quartieri popolari di Napoli e, solo in un secondo momento, si diffonde in quelli borghesi adottando una forma ben diversa.
Il maestro Enzo Coccia della pizzeria La Notizia a Napoli
Una pizza dal diametro di circa 40 cm che, a differenza di quanto accade oggi, non prevedeva l’unione di 2 pagnotte per raggiungere un'estensione notevole, ma solo una piccola aggiunta di pasta rispetto alla dose consueta e poi tutto olio di gomito e manualità. La riuscita, quindi, dipendeva soprattutto dall’abilità del fornaio di stendere l’impasto a dovere, senza bucare la pizza.
I clienti, invece, arrivavano in pizzeria con un ruoto, un’ampia teglia circolare in acciaio in cui la pizza veniva ripiegata e coperta con un foglio di carta oleata, pronta per essere portata a casa e consumata ancora calda.
L’ampio disco, detto anche fina e pasta (fine, sottile di pasta), dava così l’impressione di poter sfamare più bocche, sebbene, come già accennato, l’aggiunta di impasto rispetto a una classica pizza era davvero minimo, parliamo di poco più del 10%, e in pari proporzione il fiordilatte, senza abbondare.
I clienti, quindi, erano ben felici di pagare un prezzo più alto credendo veramente di ottenere tanta sostanza in più, e invece era tutta astuzia: in altre parole, il genio della fame in azione e quella straordinaria capacità di stendere la pasta sottilissima, aumentandone la superficie notevolmente.
Si utilizzavano a tal fine due tipi di pala: la classica e un’altra più grande realizzata in mogano evaporato, chiamata per le sue dimensioni capo bastone: il fornaio lasciava scivolare la pizza per infornarla, facendo estrema attenzione affinché non si allungasse perdendo diametro, mantenendo la classica forma tonda.
Oggi, invece, la manualità conta fino a un certo punto: la pizza a ruota di carro, infatti, si ottiene con una pagnotta e, in aggiunta, tre quarti, fino a un totale di 2 pagnotte unite; si condisce abbondantemente coprendo tutta la superficie (il fiordilatte in alcuni casi raddoppia) e non più a "macchia di leopardo", infornata, come da tradizione, con una pala più grossa.
Come ottenere un’ottima fina e pasta? È importante che la parte frontale cuoci prima di quella posteriore; la pizza deve girare velocemente e deve essere poggiata esattamente nel punto in cui è stata infornata all’inizio per evitare che la base bruci.
Perché è tornata sulla scena? È semplice: sono i corsi e ricorsi storici della pizza.
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artigiano della pizza o pizzajuolo all'antica - come ci tiene a essere chiamato - è il vero maître à penser della pizza napoletana. A metà anni Novanta apre La Notizia in via Caravaggio a Napoli, insegna bissata nel 2010, stessa via. E triplicata infine con 'O Sfizio d'a Notizia, qualche numero civico più in là
Il palermitano Marco Sciarrino, 32 anni, è Ambasciatore del Gusto e lo chef pizzaiolo del ristorante pizzeria Cagliostro, a due passi dalla Vucciria e dai Quattro Canti
I protagonisti della galassia pizza, dai grandi maestri alle nuove giovanissime leve, le migliori insegne d’Italia e nel mondo, le novità della nostra Guida alle Pizzerie e cocktail bar d’autore, focus tecnici e approfondimenti, ma anche la forza dell’identità affidata al timbro unico di un impasto: Mondo Pizza è questo e molto altro ancora