“Il forum Parabere vuole creare un potente network globale al fine di rafforzare l'influenza delle donne nel campo del food. Il forum intende promuovere la diversità e favorire il contributo delle donne al settore gastronomico”. Avevo letto di questo forum organizzato da Maria Canabal e avevo pensato che non avrei potuto mancare. Quindi quando è arrivata la telefonata di Elisia Menduni che mi annunciava l'invito, ho accettato senza pensarci due volte nonostante i difficili incastri con gli impegni a Roma.
“Amazing”. “Uncroyable”. “Splendida”… Questi sono solo pochi degli aggettivi che possono essere associati a Maria Canabal e potrei farlo in ben 26 lingue. Eh si, perché tante erano le nazionalità delle partecipanti a questo primo evento organizzato a Bilbao, in Spagna, nato con l'idea di fortificare un network tutto al femminile. Le speaker invitate erano di grande spessore con idee originali e di successo. Prima di parlare dei singoli interventi però vorrei descrivere l'atmosfera: magica. Io per prima ho fatto fatica a crederci. Spesso le donne non legano subito tra loro e non lo fanno in termini di cameraderie. Qui invece tutto era fluido, allegro ma profondo, (quasi) mai scontato. Ho parlato con tante, tante donne, tutte protagoniste di un circuito assetato di conoscenza e di affermazione.

Al termine dei lavori del Parabere, cena d'alta cucina al Nerua di Bilbao: nella foto Viviana Varese, il padrone di casa Josean Alija, il suo sous chef Giacomo Sbalzer, 23 anni di Mondovì (Cuneo), e l'autrice di questo articolo, Cristina Bowerman
Ho sentito esprimere la stessa rabbia che ho provato anch'io nel constatare che ci vorranno almeno 80 anni per arrivare alla parità dei sessi, come spiegato da
Thais Compoin, un
diversity and inclusion leader di grande rilievo. Ho parlato a lungo con
Elisia Menduni in una maniera più approfondita e piacevole di quanto non avessi mai fatto in passato. Ho passato tanto tempo ad ascoltare
Antonia Klugmann e i racconti della sua cucina di confine. Ho discusso i problemi relativi all'inserimento delle donne in mondi professionali e delle difficoltá che le chef hanno nel trovare sponsor per progetti in cui credono. È stato interessante ascoltare vari punti di vista confrontandosi con
Fernanda Roggero, giornalista del
Sole 24 Ore,
Angela Barusi di
Forma Libera e
Viviana Varese, chef di
Alice, durante una piacevole cena al
Nerua (grazie
Josean per la splendida accoglienza!), in cui si è parlato tanto con donne e di donne.
Ho incontrato di nuovo chef che ammiro tanto come Elisabeth Falkner e Anita Lo (da cui feci uno stage anni fa) e ancora Graziella Battista del Graziella di Montreal (con cui ebbi il piacere di cucinare in occasione di un festival). E tante italiane, un segno tangibile che un network tra donne è possibile, forse eravamo la rappresentanza più folta: Maria Cicorella, Marzia Buzzanca, Sandra Salerno e tante altre ancora che ho sicuramente dimenticato. Che piacere vedere Lara Gilmore ritagliare un po’ di tempo dalla sua busy schedule per testimoniare la nascita di un network al femminile e ispirare tutte noi a godere dell'arte che ci circonda. Ascoltarla mentre descriveva la sua passeggiata tra le opere di Richard Serra presenti al Guggenheim è stato bellissimo.

Alcuni dati significativi proiettati sullo schermo del Parabere
Ma alla fine, la domanda che ci si pone è se un forum come questo serva a qualcosa: la mia personalissima opinione è che si, serve. E non perché questo forum abbia senso in contrapposizione a un forum maschile, ma solo perché crescendo potrà essere di stimolo alle donne supportandole nella loro individuale evoluzione. Noi donne siamo assetate di
role models femminili e vedere progetti incredibili fondati e portati avanti da donne determinate e intelligenti dimostra come tutto sia davvero possibile.
Già in questa prima edizione ho avuto modo di conoscere esperienze stimolanti e nuove iniziative, come quella che ha come protagonista
Isabel Soares, fondatrice di
Fruta Feia in Portogallo. E' un progetto molto interessante che non solo recupera la frutta e la verdura "brutta" ma soprattutto insegna che l'apparenza della frutta e verdura non è affatto decisiva, contano qualità e sapore. Questo ha ovviamente un risvolto metaforico che riguarda in generale l'essere umano!
Jessamyn Rodriguez invece ha fondato
Hot Bread Kitchen, grazie a cui donne emarginate, vittime di violenze domestiche, in uno stato di difficoltà pratica e psicologica intraprendono un percorso che le porta a recuperare se stesse e la propria consapevolezza, tanto da divenire fornaie talmente efficienti e preparate da risultare tra i fornitori di tantissime compagnie tra cui
Whole Foods.
“Tutto è possibile” è una affermazione che amo e poter ascoltare queste storie confrontandosi con le protagoniste dà concretezza a quello che rischia di rimanere solo un motto. E invece si! Tutto è possibile. Un consiglio alle grandi aziende: sosteneteci, perché siamo il second wing del mondo enogastronomico!