Il padiglione “El Amor de Chile” è costruito come un enorme cestino da pic-nic contenente i frutti del Paese sudamericano. Il fil rouge della mostra s’ispira a una poesia di Raul Zurita e racconta l’unicità gastronomica di quella nazione, basata su una catena di attenzioni che lega la terra all’uomo, attraverso i prodotti e le pietanze.
Dopo il breve video all’entrata con due nozioni di geografia per contestualizzare, il visitatore sale verso la prima di tre stanze, ascoltando lo scoppio dei cristalli di sale nel
deserto di Atacama. Nella sala delle persone ci si trova faccia a faccia con i protagonisti, dal vitivinicoltore al pescatore, indaffarati nelle cartoline animate stile
Harry Potter. Si passa poi al video che mostra paesaggi mozzafiato e i loro prodotti in forma di costellazioni in movimento. La terza sala ospita infine “il cubo”, un
touch-screen interattivo che risolve l’equazione
persone+prodotti=cultura gastronomica.
Dalla teoria alla pratica, l’invito è a sedersi a tavola, quella del ristorante a piano terra, lunga 48 m e realizzata con legno della Patagonia, a degustare le specialità nazionali. Il menu è stato creato dalla star nazionale
Rodolfo Guzman (ne abbiamo recentemenmte parlato
qui), del
Boragò di Santiago, la controparte cilena dell’
Acurio peruviano, mentre all’executive chef
Tomàs Saldivia spetta il compito di gestire le difficoltà di reperire in Italia i
locos o abaloni, enormi molluschi oceanici da servire con le
sopaipillas, frittelle di farina e zucca. Il piatto più richiesto però sono le
empanadas, fagotti di pasta sfoglia ripieni di carne, uova e verdure, divorate al ritmo di 500 al giorno.

Un pasto al padiglione Chile Expo Milán 2015: Abalone in salamoia con maionese (l'abalone è una specie di vongola che vuol diventare capesanta ed affetta da gigantismo: buona) e Pastel de choclo (un tortino di mais grattugiato con carne, uova e cipolle: esito dolciastro)
Il padiglione Cile è ricco di numeri strabilianti: i pasti serviti giornalmente sono 1.800, secondo solo all’Uruguay per volume di cibo, mentre i rifiuti organici corrispondenti sono meno di 5 kg, perché quel che avanza da una preparazione viene usato nella seconda e così via. I piatti proposti rappresentano una gita culinaria lungo i 4.800 km del Paese, fatta di sapori affumicati e cotture lunghissime perché attorno al focolare si svolge tutta la vita familiare. Le ricette sono quelle tradizionali ma portano bene la loro età, la maggior parte si tramanda quasi immutata da più di 500 anni e il
curanto, una casseruola di frutti di mare, patate e carne di maiale, pare sia ddirittura la ricetta più antica del mondo.
Conferenze, cooking show, laboratori e spettacoli di danza e musica animano un padiglione dall’atmosfera rilassata e ospitale che promuove l’agricoltura familiare e la valorizzazione femminile, perché le donne sono le indiscusse protagoniste del focolare e del padiglione, dove battono gli uomini 80 a 50.