Un Paese dinamico e variopinto che con il proprio padiglione offre, in uno spazio concentrato, un percorso articolato e completo: la partecipazione della Slovacchia a Expo Milano 2015 si fonda sui pilastri della varietà storica, culturale, naturale, e della sinergia simbiotica dei diversi ambienti.
Come provvedere all’energia per la vita? La Slovacchia risponde con la biodiversità: anche all’interno dell’ecosistema agricolo, in un paese conosciuto per gli sterminati campi di grano, coesistono tutti i molteplici aspetti della filiera alimentare, dalle piccole fattorie ai grandi impianti energetici.
Il titolo scelto dalla Slovacchia per il suo padiglione è “Recharge yourself” (ricaricati): questa idea di energia si articola in due parti: la prima, chiamata direttamente Recharging Zone, è la zona relax esterna in cui campeggia un pilone di energia, dove i visitatori possono fare una pausa e ricaricare gli smartphone, scarichi tanto quanto gli esseri umani dopo una giornata su e giù per il Decumano.

La cosiddetta Venere di Moravany: è una statuetta in avorio di mammut datata attorno al 22.800 a.C.
La seconda sezione rappresenta l'energia e la varietà della Slovacchia. È situata all'interno del padiglione ed è uno spazio dove scoprire l’idea dell’energia collegata alla modernità e alle tradizioni culturali attraverso sei temi: tradizione, innovazione, sport, cultura, esperienze e nutrizione resi visibili attraverso l'esposizione da un logo a forma di cuore.
La Slovacchia quindi con il suo padiglione si racconta come un paese vivace e giovane, che offre non solo una grande quantità di esperienze e bei posti, ma anche molte idee e persone creative e di successo. Vengono così presentate invenzioni avveniristiche come le
Ecocapsule, mini abitazioni portatili, leggere, interamente autonome quanto a energia e acqua dolce, di cui presto dovrebbe anche arrivare un esemplare da installare davanti al padiglione. O come l'
AeroMobil, prototipo di auto volante che sembra uscito da un fumetto, ma che invece è assolutamente concreto.
L'approccio totalmente contemporaneo del padiglione si dimostra anche attraverso una spiccata interattività: ogni visitatore ha disposizione un tablet che fungerà da guida, può giocare con la realtà virtuale fornita da tecnologici occhiali che permettono di viaggiare per la Slovacchia senza muoversi da Rho, o ancora sperimentare come, maneggiando un prisma, sia possibile far ruotare all'infinito l'immagine di una scultura di 23mila anni fa, la
Venere di Moravany.

Il ristorante Andy Warhol del padiglione slovacco
La visita si conclude nel ristorante che è stato dedicato ad
Andy Warhol: infatti il famosissimo artista che più di ogni altro ha incarnato la
Pop Art, è nato negli Stati Uniti, ma da genitori immigrati dalla Slovacchia. Oltre all'ottima birra, si trovano piatti tradizionali, saporiti e sostanziosi, a prezzi davvero competitivi. Tanto che, ridendo, i gestori raccontano che spesso le persone che lavorano al padiglione giapponese, adiacente, lo lasciano per venire a pranzare in Slovacchia.
A pranzo gli slovacchi preferiscono mangiare una zuppa, e in menu ce ne sono quattro, tra cui la tradizionalissima
Kapustnica, a base di cavoli, prugne secche e salsiccia di Trenčín. Il piatto nazionale slovacco sono invece i
Bryndzové halušky, una specie di gnocchetti di patate con formaggio di pecora. Ma non mancano le carni, come lo
Stinco di agnello, il
Guláš di manzo o la
Coscia d'anatra con le lokše, frittelle tipiche della Slovacchia occidentale.