Identità Expo ha chiuso la sua entusiasmante corsa di sei mesi, vissuti molto intensamente, e noi abbiamo già molta voglia di riguardare a queste settimane, al bellissimo lavoro fatto, ai tanti meravigliosi ospiti che abbiamo avuto in cucina, ai 60000 che abbiamo accolto nei due piani del nostro temporary restaurant.
Ma soprattutto alla stupenda squadra che ha lavorato per costruire un grande successo. Partiamo dunque dal cuore pulsante di Identità Expo S.Pellegrino, ovvero la cucina. Dove hanno lavorato dei ragazzi volenterosi e appassionati: una squadra costruita e guidata dallo chef dei Due Buoi di Alessandria Andrea Ribaldone, e dal suo socio Salvatore Iandolino.
Ribaldone è stata una delle grandi sorprese di questa bella esperienza. Non per noi, che conoscevamo il suo valore, chiaramente. Ma per chi ha avuto la fortuna di assaggiare i suoi menu in questi sei mesi, a partire dallo squisito Spaghetto Milano da lui creato appositamente per Expo, e forse anche per i tanti illustri cuochi che sono stati ospiti della cucina da lui diretta.
«La cosa che porterò per sempre con me da questa esperienza - ci racconta Ribaldone - è il lavoro fatto con i ragazzi più giovani della brigata. Ne cito uno, rappresentando tutti: Stefano Nava. Appena uscito dalla scuola alberghiera, bravo ragazzo, quasi nessuna esperienza. Per i primi venti giorni, piangeva sempre, voleva tornare a casa. La fatica, la tensione continua di questo lavoro. E poi è sbocciato. Gabriele Boffa lo ha preso sotto la sua ala protettrice, e tra pochi giorni entrerà nella cucina di Andrea Berton come demi-chef. Non potrebbe esserci soddisfazione più grande di dare a un giovane un indirizzo per la sua vita, e a Identità Expo lo abbiamo fatto con tantissimi giovani».

Lo speciale Spaghetto Milano di Andrea Ribaldone: Paolo Marchi aveva chiesto allo chef un omaggio alla città che ha ospitato Expo 2015 (foto Giorgio Annone)
C'è qualcosa che ti ha stupito, che non ti aspettavi succedesse?
Il rapporto con gli chef ospiti è stato molto più semplice di quello che avevamo pensato. Sono stati tutti disponibili, umili. Forse coloro che si sono presentati con maggiore umiltà e con una grande voglia di essere lì sono stati proprio i più grandi.
Qualche esempio a riguardo?
Sicuramente
Cracco, che a un certo punto dice ai giornalisti che lo assediavano "adesso basta, devo cucinare". E poi si è messo a lavorare con noi, divertendosi. E poi
Moreno Cedroni, che è arrivato a Milano da solo ed è stato tutti i giorni dall'alba al tramonto a cucinare con i nostri ragazzi. Il primo giorno era teso, non sapeva cosa aspettarsi, poi ha capito che i ragazzi della brigata lo seguivano, erano lì per lavorare per lui, così come hanno fatto con tutti, e si è entusiasmato. Ogni volta che è tornato a
Expo nelle settimane successive, è sempre passato in cucina ad abbracciare tutti, uno per uno. E poi ancora
Berton. Per la gentilezza, la classe con cui è arrivato da noi ha trasmesso grande serenità a tutti. Ma dovrei citarli tutti, uno per uno. Sono stati sei mesi davvero pieni di soddisfazioni.