In perfetta tradizione milanese l’edificio sembra un panettone, e in perfetta tradizione natalizia il suo contenuto è come una cesta dei regali. I regali? Le eccellenze italiane. Stiamo parlando di 10 Corso Como, il concept store milanese della “trend’s queen” Carla Sozzani che poche settimane fa ha aperto i battenti very downtown Shanghai, in quella che è la sua quinta mutazione, dopo Milano, Tokio e Seul (2 sedi in Sud Corea). E le eccellenze italiane? Ce n’è a bizzeffe: arte, libri, design… Ma quello su cui ci siamo focalizzati è, al solito, il food and beverage, e l’abbiamo fatto in una serata in cui l’arte culinaria di chef Corrado Michelazzo, timoniere del ristorante omonimo al quarto piano di 10 Corso Como, ha incrociato i guantoni coi vini Zenato, caposaldo vitivinicolo di Lugana e Amarone della Valpollicella.
La storia di Corrado è quasi da libro cuore, perché ha sempre associato la sua indiscussa maestria ai fornelli con l’amore per la moglie Roberta, che l’ha sempre seguito, anche nelle vesti di sommelier e restaurant manager, da un capo all’altro del pianeta. Cinquantenne della Valsesia, Corrado si fa un nome solido in Italia: al Bellevue di Cogne, in Val D’Aosta, dove ottiene una stella Michelin; e con il proprio ristorante La Meridiana, a Saint-Pierre, dove entra nella guida di Identità Golose nel 2008.
La crisi di quell’anno lo porta a maturare decisioni importanti: «Gli affari giravano anche ma il vero problema era garantire un futuro a mio figlio, allora nella delicata fase della prima adolescenza». Di qui la decisione di puntare la bussola sulla Cina. Da quel 2008
Corrado e
Roberta hanno lavorato nella
crème della ristorazione italiana a Shanghai: prima l’esperienza interlocutoria del ristorante
Milano a Pudong, poi il
Va Bene a Xintiandi, il quartiere più prestigioso della città, poi
L’Isola all’IFC di nuovo a Pudong, nel financial center della metropoli. E ora il ristorante del feudo di
Carla Sozzani, uno splendido gioiello di architettura di fronte al tempio di Jing An, arredato e decorato dall’artista americano
Kris Ruhs (che già ha decorato anche gli altri Sozzani’s store).
La cucina di Michelazzo colpisce perché è molto creativa ma con pochi e semplici ingredienti. Lo chef ama giocare con i sapori della cucina, come un bimbo con i Lego, ma i suoi piatti non sono delle jimkane culinarie dove per capire cosa stai mangiando occorre Wikipedia. È cosi che gli antipasti sono dei classici della tradizione di campagna, però freschi e gustosi da mangiare e deliziosi nella impiattamento. Le Sfere di mais con liquirizia calabrese sono polentine poggianti su mezzelune di limone che ricordano gli occhioni di draghi mitologici. “Il mio giardino” è un tappeto di terra fatto di olive essiccate e in salamoia dove sono piantate verdure bollite da accompagnare a burro di olio d’oliva che sembrano davvero un orticello a tutti gli effetti zippato con un software di compressione dati.

L’idea di bruschetta liquida (fatta con acqua di pomodoro, mozzarella di bufala prima ghiacciata e poi grattugiata e pesto fresco), poi l’ostrica cruda con succo di mela e cetriolo e granita di mela e ancora i
Carabineros con lime, granella di cioccolato bianco, pan di spagna al nero di seppia con emulsione di ortiche su ghiaccio secco a fare l’effetto scenico
Star Trek style, sono tre antipasti che occhieggiano di più alla cucina modernista, sempre però in punta di piedi, come quelli di chi va a una Prima ma non vuole farsi riprendere dalle telecamere.
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