Mentre in Europa si abbandonano mascherine, green pass e pande-paure, c’è un angolo del pianeta dove la situazione è ancora peggiore rispetto al nefasto outbreak di inizio 2020. Stiamo parlando della Cina e in particolare, in questo momento delle due città cardine: Shanghai e Pechino. La prima sta vivendo un duro lockdown che perdura da fine marzo; Pechino invece è entrata in questa vorticosa rete del rais a fine aprile. Il risultato: ristoranti chiusi, hotel in bilico, prodotti bloccati fuori porto in navi portacontainer da settimane e le storie di tante persone prese alla sprovvista mentre erano intente nelle più ordinarie delle attività. Storie al limite della tragedia a volte, storie curiose, storie di gente che si sta reinventando e storie di alcuni che hanno trovato l’occasione per aiutare gli altri.
Tenendo uno sguardo al settore della ristorazione, il record della sfortuna va a Claudio Prataviera, gagliardo e simpatico torinese, restaurant manager del The Fellas, notissimo punto di incontro degli italiani a Shanghai, di proprietà di un gruppo italiano che ha outpost da Bali a Boracay, fino appunto in Cina (tra cocktail-bar e dining). Il 26 marzo si stava preparando per andare in vacanza sulle spiagge bianche di Sanya, sull’isola di Hainan. L’azienda l’aveva premiato per prendere una boccata d’aria da una Shanghai dove le infezioni stavano pian piano diffondendosi. Va a farsi il tampone come da rito ogni volta che devi prendere un aereo. Torna a casa e prepara le valigie. Il mattino della partenza arriva una telefonata: «Sei risultato positivo. Fai le valige e ti portiamo all’ospedale».

Claudio Prataviera, The Fellas, Shanghai

Mauro Aloisio, Niko Romito, Bulgari Shanghai
Da quella che doveva essere una permanenza di un paio di giorni con un pigiama e spazzolino, Claudio diventa il primo italiano a entrare nei temuti mega-centri di isolamento per ammalati: veri e propri centri fieristici, o stadi, o spazi enormi per contenere centinaia a volte migliaia di persone positive o in via di negativizzazione. Il manager si farà 2 settimane tra centri di isolamento con luci accese 24 ore su 24, bagni chimici, cibo locale cartonato e tanto tempo per farsi domande. Attualmente Claudio, dopo 75 giorni è tuttora in quarantena a casa sua.
Per uno scherzo del destino, una storia da
coincidentia oppositorum dalla suddetta è quella invece di
Mauro Aloisio, executive chef del
Ristorante di Niko Romito di Shanghai. Poco prima del lockdown di Shanghai del 27 marzo infatti, Mauro, ignaro di quello che starà per accadere, decide di andare a prendersi una vacanza a Sanya (come si sarà capito, l’unico posto dove un occidentale va al mare in Cina). Diversamente da Claudio Prataviera, Aloisio effettivamente decolla e arriva a destinazione brandendo il suo fiero test negativo. Una storia felice. Quello che non sa e non può sapere Mauro, però, è che di lì a poche ore Shanghai viene improvvisamente bloccata a qualsiasi movimento esterno. Da allora il bravo chef che ha confermato la stella Michelin, guadagnata l’anno prima, è
stranded sull’isola tropicale in attesa che Shanghai riapra porti e aeroporti.
Parlando di tropici:
Andrea Botti, chef del
BellaVita Bistro di Shanghai, pochi anni fa incontra la donna della sua vita al
Cheval Blanc delle Maldive. Lui chef del resort del gruppo LVMH, lei una bella malesiana addetta ai vip customer care dello stesso posto. Nel 2021 si dividono geograficamente perchè Andrea viene chiamato appunto in Cina al
Bella Vita, altro luogo top di incontro di italiani e
fashionistas di Shanghai, mentre la ragazza va per questione di burocrazia nelle zone di origine, Labuan, nel Borneo (sì, proprio quello di salgariana memoria). Ebbene, da allora dovevano finalmente incontrarsi nel marzo di quest’anno. Come ne “Il Cielo Diviso” di
Christa Wolf ancora oggi c’è un muro che li tiene divisi.
Siamo non a Berlino ora ma a Pechino. Fine aprile:
Marino D’Antonio, ottimo chef con grande esperienza in Cina, si trova a prendere un caffè da
Starbucks nel complesso di Guomao, dove c’è il noto
Hotel Shangri-La e anche il suo splendido ristorante
Giada garden (del fashion group cinese
Red Stone che possiede i brand della moda
Giada,
Curiel,
Colangelo e altro). Marino per anni è stata una delle colonne di
Umberto Bombana (viene dal suo stesso paese, nella Bergamasca) e ha lavorato a più riprese per i colossi hongkonghesi del gruppo
Swire, fino ad approdare un anno e mezzo fa appunto al Giada Garden. Quell’espresso deve essere stato particolarmente amaro perché il giorno dopo riceve una telefonata: «Sei un
close contact con un positivo». Da allora è bloccato in casa. Il ristorante ha riaperto appena due giorni fa e al momento può solo fare delivery di pasti semplici. Delle 36 persone tra cucina e sala attualmente sono impiegati in 6, con obbligo di test molecolare tutti i giorni.

Andrea Botti, BellaVita Bistro, Shanghai
Ma, forse, colui che ha perfezionato al meglio questo approccio è stato
Stefan Stiller, lo chef più stellato di Cina e sorpresa Michelin del 2021 (tre stelle il
Taian Table a Shanghai, e due stelle quello a Canton). Stefan infatti ha prodotto vari video dalla cucina di casa sua, con ricette per lo più di stampo germanico (quale è lui dopotutto). Quello che distacca Stiller dalla produzione degli altri è senz’altro un formalismo nel lavoro, come se fosse nel suo ristorante (vestito di tutto punto, con tanto di guantino) e un livello di sponsorizzazioni che nemmeno
Niki Lauda quando faceva le interviste: «Ringraziamo il tale per la carne, ringraziamo il talaltro per la verdura...». D’altronde, si sa: italiani buoni bravi e un po’ caciaroni, i tedeschi sempre perfezionisti...