15-11-2017
E' cominciata col Ristorante di Pechino in Cina l'avventura di Niko Romito e Bulgari, indirizzo Building 2 Courtyard No 8 Xinyuan South Road, quartiere Chaoyang. Prossime aperture: Dubai (entro il 2017), Shanghai (marzo 2018). Nella foto, l'ingresso del ristorante postato ieri dallo stesso Romito sul suo profilo instagram
“Mi interessa creare un mio codice della grande cucina italiana contermporanea, capace di arrivare molto lontano. Dove gli ingredienti umili sono nobilitati dalla tecnica, e quelli sofisticati aggiustati e affinati con il tocco della semplicità”.
Avevamo già pubblicato per esteso il manifesto programmatico di Niko Romito nella sua più recente scommessa, insieme a Bulgari Hotels: portare la ricchezza della tradizione italiana, nella sua semplicità, in ogni angolo del mondo, come se fosse appena stata sfornata tra i monti attorno a Casadonna. E infatti è proprio a lì, nel Laboratorio di Niko, tra la panetteria e la cucina centrale del Reale, che Niko e i suoi scudieri si sono messi a pensare, preparare, catalogare e archiviare tutte le ricette per il progetto. Gli scudieri in ordine di aperture: Claudio Catino, biscegliese doc (e Miglior sous chef per la Guida di Identità Golose 2017, quand'era al fianco di Andrea Berton a Milano) per il ristorante a Pechino, aperto da pochi giorni; Giacomo Amicucci, romagnolo, per il ristorante a Dubai (apertura entro la fine dell'anno) e Davide Capucchio, torinese, per il ristorante a Shanghai (apertura intorno a marzo 2018). L’idea, ambiziosa, in sostanza è quella di creare un tipo di cucina, di altissimo livello, verace e veritiera, che, un po’ alla maniera ducassiana, sia replicabile in ogni angolo del mondo. E una cucina per cui anche un (apparentemente) semplice spaghetto al pomodoro possa emozionare un commensale di Dubai, Milano o Pechino, tanto quanto un avventore delle montagne abruzzesi.
Al centro, Niko Romito e il suo resident chef a Pechino Claudio Catino (secondo da destra)
Gli ingredienti ci sono tutti. L’hotel è una meraviglia del made in Italy, con il gusto del design Bulgari, gli interni disegnati da Citterio, l’utilizzo delle maestranze del nostro paese, dalle suite alle amenities dei bagni fino alla gym e alle piscine. Il tutto in una mirabile location, proprio di fronte alla spianata delle ambasciate, a Chaoyang, a godersi di uno dei pochi polmoni verdi della città. A ogni angolo si respira l’anelito verso la perfezione. E anche alla guida del ristorante, in remoto, Niko Romito, e in loco lo chef di cucina Claudio Catino.
“L’entità della sfida”, ci racconta Catino, “l’abbiamo capita fin dal primo giorno di operatività, quando abbiamo toccato con mano la mole di impegno e l’attenzione richiesta per dar da mangiare a 300 persone” Tutte le ricette pensate e prodotte al Laboratorio in Abruzzo sono state soppesate, misurate, standardizzate e catalogate. “Anche il sale è stato pesato al milligrammo e codificato”. Ogni portata aveva una media di 4 minicontenitori per commensale...” moltiplicato per 300! La cucina deve essere sembrata l’armata dell’esercito di terracotta di Xi’an.
Approfondimenti golosi dalla Cina e dall'Estremo Oriente a cura del nostro inviato Claudio Grillenzoni
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Giornalista col vizietto dell'esterofilia (da buon germanista) e del cibo (da buon modenese), ora vive felice in Cina, a Shanghai, tessendo ponti tra Oriente e Occidente