Il sorriso italiano più amato a Londra appartiene a un tizio che ha un cognome da sir e frequenta i quartieri altissimi della ristorazione che si svolge in cima al Tamigi. Lui è Enrico Baronetto e se il suddetto cognome vi dice qualcosa non è per caso, ma perché questo elegante signore è il fratello di Matteo, lo chef Del Cambio a Torino. Città natale di entrambi – sui due lati della barricata dei ristoranti - con stimmate operaie e odore ferroso tra i vestiti, perché i loro genitori (Enrico è il più piccolo ed è nato nel 1980) lavoravano alla Mirafiori. Per dire che qui si viene da lontano, e non solo geograficamente.

Matteo Baronetto, fratello maggiore di Enrico
Baronetto jr si allontana presto, però, dal suo Piemonte, e sceglie come sua seconda patria Londra. Ci arriva appena maggiorenne e, visto che tanto vale puntare in alto, manda il curriculum ai molti ristoranti stellati della sterminata “
cooking London”. Gli risponde uno degli chef più iconici della scena londinese, quel
Gordon Ramsay televisivissimo e rude, che gli dà una chance come cameriere del suo locale di Royal Hospital Road.
Enrico racconta spesso dei suoi approcci iniziali con quel tizio biondo con la faccia scolpita nell’alabastro e la simpatia di un’unghia incarnita, e di come la sua ruvidezza televisiva sia un eufemismo a confronto con quella lontana dalle telecamere. Ma si sa, quello che non strozza ingrassa. Ed il Baronetto più giovane sopravvive e cresce cresce cresce. Si inventa un suo stile a metà strada di quella rotta ideale tra l’affabilità italiana e la compostezza britannica, e la cosa ai clienti non dispiace affatto.
Torna in Italia, lavora con due pezzi da novanta come
Carlo Cracco ed
Enrico Crippa, quindi atterra di nuovo nella “sua” Londra, chiamato come assistant manager del
The Ledbury di
Brett Graham, nel quartiere cinematografico di Notting Hill, due stelle Michelin. Quindi
Ramsay lo riconvoca nel suo ristorante tristellato come restaurant manager. A questo punto
Enrico è uno degli uomini di sala più ambiti dell’intera Gran Bretagna e nel dicembre 2017 viene prescelto da un altro nome leggendario,
Alain Ducasse, che lo esige come direttore del suo
The Dorchester a Park Lane.

Il team del Dorchester di Londra: Ruben Desport, Thibault Hauchart, Jean Philippe Blondet, Enrico Baronetto
Qui
Enrico sciorina il suo stile personalissimo di guidare la sala, intrattiene i clienti facendoli sentire come a casa, ma nel salotto buono e non nel tinello, viene guardato con ammirazione dalle donne per il suo sorriso malandrino e con invidia dagli uomini che sospirano sbirciando come impeccabilmente gli cadano gli abiti di taglio sartoriale.
Enrico è il made in Italy che ci rende orgogliosi all’estero e che non cerca la scorciatoia delle tovaglie a quadri ma attinge alla faglia più profonda della nostra identità, quella rilassata e verticale, di chi della grande metropoli che è il mondo possiede le chiavi di tutte le porte.