24-02-2022
Sull'importanza della foto giusta. Anche nella ristorazione
Spesso pensiamo che ogni foto che pubblichiamo sui social media non abbia un significato effettivo. Ma tutto comunica, pure uno scatto sbagliato. Ossia: la comunicazione, specie per immagini, deve essere pensata
"Non si può non comunicare". Così Paul Watzlawick definisce il primo assioma della comunicazione. E, diamine, di primo acchito, sembra un’affermazione così banale, ma è tremendamente complessa nella sua semplicità. Un po’ come leggere Siddharta.
Spesso pensiamo che ogni foto che pubblichiamo su Instagram o su qualsiasi social media non abbia un significato effettivo. Crediamo sia semplicemente la foto di un piatto che stavamo degustando in un ristorante o a casa con gli amici o da soli davanti alla televisione. Ormai, pubblichiamo foto senza badare a ciò che possano provocare, far sentire. Spesso senza soppesare il nostro gesto.
Ma tutto comunica, anche una foto sbagliata. Tutto quello che pubblichiamo parla di noi e di chi ci sta a fianco. Quanta consapevolezza abbiamo di questo? Quando pubblichiamo una foto sui social agiamo con la coscienza di ciò che vogliamo suscitare? O lo facciamo semplicemente per abitudine, per moda o per qualche altro inconsapevole motivo?
Il gesto immortalato in questa foto, vuole dare il senso della precisione, di quanti piccoli dettagli si celano nel lavoro quotidiano di un pasticcere professionista. Gesti e riti automatici che, se non immortalati in uno scatto, svaniscono nella rapidità di una routine che si ripete d’istinto, senza pensarci un secondo. Come camminare o respirare. Azioni automatiche, non pensate.
Ma la comunicazione, per senso di responsabilità e rispetto verso chi l’ascolta o guarda a qualsiasi livello, deve essere pensata, specie se avviene con un’immagine che, attraverso un semplice sguardo, entra immediatamente a far parte di noi del nostro quotidiano. Spesso senza far rumore.
Cibografando
Percorsi emozionali nel pianeta cibo, con inedite visioni di dettagli imperdibili