Vinitaly 2014: 48esima edizione, ingressi record, caldo torrido. La fortuna è quella di avere l'occasione, grazie a un buon paio di scarpe buone e un'ottima dose di pazienza, di assaggiare vini di qualità. Non pretendiamo di certo di aver individuato le migliori produzioni in assoluto su oltre 4mila espositori: sarebbe un'ipocrisia. Ma si tratta comunque di qualche consiglio disinteressato su quali cantine e quali vini meritano un'attenzione da parte degli operatori, ma anche dei semplici appassionati.
Valtellina Superiore Rocce Rosse 2002, azienda Ar.Pe.Pe. Prendiamo questo vino come esempio della Valtellina in crescita. Il Nebbiolo delle Alpi non è più il cugino "sfortunato" del Barolo o del Barbaresco. Lo si nota decisamente in questo Rocce Rosse, dove la mineralità diventa il pilastro di un grande vino, ancora giovane nonostante si avvii verso i 12 anni di età.

Isabella ed Emanuele Pellizzati Perego di Arpepe
Gattinara Tre Vigne 2008,
Giancarlo Travaglini. Nebbiolo in Piemonte non è solo Langhe.
Travaglini è sinonimo di eleganza e freschezza, ma anche di longevità. Il
Tre Vigne, che prende il nome dal fatto che le uve provengono dai tre vigneti ritenuti dall'azienda i migliori, risulta ancora giovane per certi aspetti, anche se subito piacevole. Un vino che bisogna saper aspettare.
Brut metodo classico 2007, Ca' del Gè. Chi l'ha detto che per un buono spumante si debba andare per forza in Franciacorta? Restando in Lombardia, si possono trovare prodotti come questo, un Pinot Noir che rimane per 48 mesi sui lieviti, diventando complesso e al contempo elegante. E duttile, in quanto piacevole a tutto pasto.
Massimino 2009, azienda Venturini. È l'amarone che non c'è. Daniele e Mirko Venturini, infatti, hanno realizzato questo vino in memoria del papà Massimino, realizzando un amarone vecchio stile, senza però farlo diventare una Docg. Un salto nel passato, ma con la cura e le tecnologie di oggi.

Andrea Giannelli, azienda agricola San Benedetto
Vernaccia di San Gimignano 2012,
azienda agricola San Benedetto. Non bisogna sempre andare a caccia dei "vinoni".
Andrea Giannelli presenta un bianco da medaglia d'oro per rapporto qualità prezzo, riuscendo a presentare un vino immediato, fresco, sapido, genuino, e ancora con un grande futuro. Se i vini da tutti i giorni fossero tutti così...
Sauvignon 2013 Ronchi San Giuseppe. Se la linea produttivi degli autoctoni è davvero eccellente, ci ha stupito questo Sauvignon che, finalmente, non rimane stucchevole e stancante come si può riscontrare in prodotti simili di altre aziende. È un vino che merita attenzione e un po' di pazienza: è in bottiglia da poco tempo.
Brunello di Montalcino 2009, La Palazzetta. L'annata forse non è la migliore in assoluto degli ultimi 40 anni, ma il vino della famiglia Fanti ci stupisce ancora una volta per franchezza, freschezza e pulizia. Un vino di carattere, già piacevole ora, ma non ruffiano.

In missione a Verona. Raffaele Foglia
Irpinia. Un piacevoli discorso a parte merita l'Irpinia, nell'anno della sua "secessione" all'interno del Vinitaly dal resto della regione Campania. Piace sottolineare che i vini di userà zona stanno diventando sempre più fini ed eleganti. Ne è una dimostrazione, per fare un esempio, la
Coda di Volpe 2013 della
Tenuta Cavalier Pepe, vino da subito piacevole, mentre il
Fiano di Avellino della stessa azienda deve avere ancora un po' di tempo per maturare.
Tra i piccoli gioielli irpini c'è sicuramente il
Fiano di Avellino Particella 928 di
Cantina del Barone, annata 2012, che grazie alla conformazione del terreno, tra rocce e polvere di lava, acquista naturalmente un'imprevista nota affumicata. Il terreno ricco di zolfo, invece, da note minerali al greco di Tufo di
Cantina dell'Angelo, sempre annata 2012.
Gli assaggi proseguono, alla ricerca di altre piacevoli sorprese.