Il suono croccante delle bollicine, l'armonia liquida del mosto che cade in una vasca, il rombo ritmico di un trattore tra i filari. Sono questi gli inaspettati strumenti musicali che Max Casacci, musicista e produttore noto al grande pubblico come membro fondatore dei Subsonica, ha utilizzato per creare Through the Grapevine, in Franciacorta (Earthphonia III), il suo nuovo EP disponibile dallo scorso 2 aprile per 42 Records / 35 mm.
Terzo capitolo di un percorso di sperimentazione sonora, chiamato appunto Earthphonia; il primo capitolo era stato pubblicato da Slow Food Editore, con la collaborazione del geologo Mario Tozzi, e prendeva spunto dai suoni della natura. Earthphonia è poi proseguito con quelli urbani, mentre questo nuovo lavoro esplora le sonorità del mondo vitivinicolo, trasformandole in composizioni strutturate senza l'utilizzo di strumenti musicali tradizionali. Un approccio innovativo che rivela la musicalità nascosta negli ambienti che attraversiamo quotidianamente.
«Se prendiamo il primo brano dell'EP, è realizzato interamente ed esclusivamente con suoni del vino in Franciacorta e della sua lavorazione. Non c'è nessuno strumento musicale», spiega Casacci. «L'effervescenza delle bolle è uno degli elementi sonori più caratterizzanti, però è servita anche, abbassata di tonalità, a creare il suono di una cassa ritmica. I calici presenti nella cantina sono stati utilizzati per fare una melodia, ma anche delle linee di basso. Le bottiglie, il suono del remuage, tutti i suoni che evocano gli aspetti misteriosi delle lente, magiche trasformazioni del vino fermentato nell'arco del tempo, nella penombra della cantina, sono il riferimento suggestivo di questo pezzo che infatti si intitola Cantine. E alla fine l'esuberanza degli stappi si trasforma in una sorta di ritmica percussiva, quasi come fossero delle tabla». Lo potete ascoltare qui.

Casacci fotografato da Chiara Mirelli
Il progetto, nato durante un
Festival della Franciacorta di un paio d'anni fa, si è evoluto da un'esperienza di sonorizzazione immersiva degli spazi della cantina
Bersi Serlini, che ha ingaggiato
Casacci, fino a diventare oggi un EP strutturato in tre tracce che esplorano diversi aspetti della lavorazione del vino. «Inizialmente i brani avevano una durata molto ampia, circa 20 minuti. Dovevano consentire alle persone di ambientarsi, di entrare in sintonia con lo spazio», racconta il musicista. «La reazione è stata molto positiva, a me è piaciuta moltissimo, e quindi il fatto di riconsiderare a distanza di tempo questi stessi brani e provare a dargli una forma più fruibile in formato da canzone, quindi ascoltabile anche sulle piattaforme di streaming, è stato dovuto alla resa particolarmente felice. Trovavo quasi uno spreco relegare quell'esperienza solo a quel momento e a quell'occasione».
Per Casacci, Earthphonia rappresenta una sfida creativa che va oltre il semplice sound design: «Non è un progetto di riproposizione dell'ambiente, di field recordings. È un tentativo di creare delle storie sonore basandomi su precisi luoghi e momenti. L'idea è quella di costruire delle storie sonore. Il gioco è fra lasciare intatto l'ambiente naturale, che comunque c'è sempre come texture di base, e reinterpretare un'idea di ambiente con una chiave narrativa specifica».
Entrando nel dettaglio del processo creativo, Casacci descrive il suo approccio iniziale: «La prima cosa che cerco è qualcosa che mi possa dare un contenuto melodico, perché dal punto di vista del ritmo è tutto più semplice. Una delle cose più evidenti sono le melodie e la coerenza, la compatibilità fra la natura del luogo e come si può esprimere melodicamente, che crea proprio l'aggancio diretto, ti porta dentro. Quindi vado a osservare subito quello, poi anche a circoscrivere i temi, le storie sonore da raccontare».
La traccia Trattore (Vendemmia cassa dritta) rappresenta forse l'esempio più emblematico della trasformazione sonora operata in questo progetto. «Ho voluto fare questo gioco e in qualche modo esplicitarlo», racconta Casacci. «Si parte con il mosto dalla pressa che fa una nota e si può ascoltare come questa nota viene trasformata. I grappoli che cadono su altri grappoli, che diventano, abbassati di tono, distorti, equalizzati, una cassa. Il rombo di un trattore che suonava intonato, l'ho semplicemente messo su una tastiera e l'ho suonato, che diventa una linea di basso. Ma soprattutto, questa è un'altra cosa che mi ha sorpreso, a un certo punto c'è il mosto che cade nella vasca che esprime un'armonica liquida. Nel suo gorgogliare si sente proprio un piccolo intervallo armonico che, catturato e trasposto di tonalità, si è trasformato in accordi di settima aumentati, gli accordi della musica urban, molto netti. Quindi questo brano a metà ha uno special in cui queste ondate di accordi fatti esclusivamente col mosto suggeriscono una sorta di naufragio ebbro, la fine di ogni gaudente che si rispetti, nel mosto». Si può ascoltare qui.

Casacci alle prese con i suoni della cantina
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, il lavoro di
Casacci non si ferma all'estetica piacevole e rilassante spesso associata ai suoni naturali: «Quando si pensa a un suono legato alla natura si pensa subito al relax, a situazioni un po' new age. Io rifuggo completamente da questo approccio. C'è una buona parte di contatto molto armonico e armonioso legato alla natura e non sarebbe giusto nasconderlo. Però mi interessa molto restituire la complessità della natura, anche una natura vibrante o pericolosa. Esattamente come nel mondo del vino, i suoni della lavorazione non sono solo il cicaleccio dei filari, non sono solo le effervescenze delle bolle, ma sono anche una serie di aspetti legati alle fasi più meccaniche, quasi industriali della lavorazione del vino. Il trattore fa parte della lavorazione del vino e quindi in questa esperienza che si snoda in tre tracce, che vuole essere il più possibile completa, ci sono tutti questi aspetti».
Il processo di produzione è estremamente complesso e richiede competenze tecniche specifiche, come spiega il musicista: «Fare un mix con strumenti immaginari non è così immediato come con gli strumenti veri, per cui ci sono delle tempistiche molto lunghe, soprattutto se hai intenzione anche di far ballare. Se devi proporre questa musica durante un live, cosa che io faccio molto spesso facendo ballare la gente, il suono della musica dance è molto oggettivo. Se non è mixato bene ti urta, oppure rimbomba troppo. Fare tutto questo con strumenti che in origine non sono strumenti richiede molto tempo. Però è anche una cosa molto appassionante».
Parallelamente a questo progetto, Max Casacci ha recentemente concluso un'altra significativa esperienza di sonorizzazione, collaborando con il regista premio Oscar Paolo Sorrentino. «È stata un'esperienza molto bella», racconta. «Un paio di mesi fa mi ha contattato perché aveva ascoltato proprio il primo album, quello con i suoni della natura, e mi ha chiesto se avessi del materiale inedito perché voleva ispirarsi. Gli ho inviato del materiale e qualche settimana dopo, in modo molto più diretto, mi ha chiesto di occuparmi della sonorizzazione di quella che è stata poi l'installazione La dolce attesa, commissionata a Paolo dal Salone del Mobile come una delle attrazioni di quest'anno».

La vista dall'alto della tenuta Bersi Serlini. La foto, di Andrea Tavelli, è anche la copertina dell'EP
Per questa installazione,
Casacci ha mantenuto il suo approccio distintivo: «Ho provato a fare un primo esperimento impastando il suono del vento, delle foreste, dell'oceano, facendolo muovere ritmicamente su un battito cardiaco, perché il cuore era presente già nel progetto, e allineando idealmente il battito del cuore con il battito della terra. Ho fatto attraversare tutta questa cosa da una melodia estratta da un canto di balena e poi gli ho spedito un WhatsApp fiume in cui dicevo: "
Paolo, mi raccomando, se non ti piace non sono geloso delle mie idee, possiamo tornare indietro. Forse è troppo musicale, forse lo è poco..." Ho fatto tutta una tiritera e lui ha chiosato sinteticamente: "Mi piace un casino". Quindi è andata».
Tornando invece all'EP Through the Grapevine, le tre tracce che lo compongono rappresentano un viaggio sonoro nelle diverse anime della produzione vinicola, dalle lente trasformazioni alchemiche che avvengono nelle cantine all'energia vitale della vendemmia, fino agli aspetti più industriali del processo. Un'opera che, come ci ha spiegato lo stesso Casacci, non è un semplice esercizio di stile ma una vera e propria narrazione sonora che trova nella musicalità inaspettata del mondo del vino la sua fonte d'ispirazione.