I contrasti suscitano emozioni, a maggior ragione quando a sprigionarli è la Sicilia, una zona come quella di Bagheria. Due secoli di cantina si raccontano così in quarant’anni di Duca Enrico durante una verticale che lascia senza fiato di fronte a tanta bellezza. Anzi, a tante bellezze, perché ciascuna bottiglia di questo Nero d’Avola ha trasportato dentro il proprio mondo, dove la terra e la cultura si uniscono, ugualmente forgianti nell’identità e nel fascino. Il terroir è avvolto nel suo significato più profondo.
A Identità Golose Milano la masterclass, guidata da Andrea Amadei con il direttore della cantina Duca di Salaparuta Roberto Magnisi, è preceduta dal docufilm che si intitola proprio La Teoria dei contrasti.
Questo ingrediente irresistibile che qui parte da zagara e calce, come si sussurra, impedisce di accontentarsi o rinchiudersi al primo, superficiale giudizio qualunque esso sia. Conduce, necessariamente, ad approfondire per scoprire cosa esprimano aspetti così opposti eppure uniti da un filo tenace.

La cantina Duca di Salaparuta a Casteldaccia (Palermo)
Il vino è un complice fondamentale in questa ricerca e l’anno scorso le cantine hanno celebrato i due secoli nel segno di quella bellezza così cara. Bisogna infatti tornare nel 1824, quando Giuseppe Alliata, Principe di Villafranca e Duca di Salaparuta, decide di trasformare la propria passione per il vino in un impegno che si concretizza qui, nei possedimenti a Casteldaccia. È Edoardo a infondere l’approccio manageriale che decreterà la nascita dell’azienda. Conduce però verso il futuro il Duca Enrico, che appare come l’autentico maestro della moderna enologia italiana e conquista premi anche internazionali.
Poi, ecco una donna, Topazia Alliata, avanti sui tempi e senza timore. Guida la cantina, è un’artista, sposa Fosco Maraini ed è la madre di Dacia: quando vola in Giappone, per aver rifiutato l’adesione alla Repubblica Sociale italiana rimarrà internata in un campo, per poi riuscire a tornare in Sicilia alla fine della guerra. Si occuperà a fondo dell’azienda, che negli anni Sessanta passerà alla Regione.
La storia si nutre di nuovi volti, nuove passioni. Nel 1984 Duca di Salaparuta, con Franco Giacosa vinifica per la prima volta il Nero d’Avola in purezza, che diventa un simbolo, un ambasciatore potente della Sicilia del vino.
Ecco, è un’emozione sconfinata, dal sapore di privilegio, degustare alla masterclass l’annata 1985, il secondo capitolo di questa storia tutta da ascoltare, su cui torneremo.
Ascoltare è l’atto chiave da compiere, anche nei confronti del vino, oltre che dei suoni, dei profumi, dei colori di questa porzione magica d’isola, e Andrea Amadei invita caldamente a riflettere su questo. A fermarsi, a cogliere l’attimo e il respiro di una terra con la vocazione sempre più consapevole a offrire un vino carico di identità.
In questo lungo cammino dell’azienda, l’investimento sul Nero d’Avola nella tenuta di Riesi continua e nascono Passo delle Mule e Triskelè. Ancora, con il nuovo millennio la società Illva Saronno Holding S.p.A. acquista la storica azienda di Casteldaccia.
Tra le altre tappe di questo percorso, si arriva ai 200 anni da celebrare adeguatamente, sempre con attenzione a territorio e cultura. La narrazione non può che passare anche dagli artisti, come Renato Guttuso, Mimmo Pintacuda ed Emilio Murdolo.

Scatto dalla degustazione negli spazi di Identità Golose Milano
Arte e cuore, tecnica e sentimento. Tutto questo avanza anche durante la masterclass, che inizia con l’anteprima, il Duca Enrico 2021, in cui accolgono sentori di ciliegia, agrumi e rosa, un vino che fa riporre fiducia nel futuro. Già nell’annata 2020 le ciliegie si fanno più scure, l’agrume tende al bergamotto e iniziano a farsi strada note balsamiche che poi troveremo nella splendida annata 2016. Incredibile come quest’ultima abbia una sua leggerezza nonostante gli anni trascorsi, che consiste nel dare un’impressione di compiutezza eppure sospingere avanti ancora: ne è pegno la persistenza di questo vino. Abbiamo poi alla 2008, con note tostate e una pienezza in bocca incantevole, ma scivoliamo ancora indietro, alla 2004: calcoliamo che sono passati vent’anni rispetto all’annata dello storico compleanno e introduce l’enologo Giacomo Tachis.
Silenzio ammirato prima alla 1997, quindi alla 1985. Sono trascorsi quarant’anni, ma stentiamo a crederlo perché questo Duca Enrico, carico di fiero passato, sembra avere dentro di sé la forza di spingersi oltre ancora senza alcun timore.