Canelli e le sue cantine sotterranee chiamate Le Cattedrali, patrimonio Unesco dal 2014, potranno avere un Moscato Canelli Riserva grazie a un lavoro certosino, dove la burocrazia non ha intimorito il presidente dell’Associazione Produttori Moscato di Canelli, Gianmario Cerutti. La recente manifestazione settembrina Canelli Città del vino ha puntato i riflettori su Moscato e Riesling, oltre una inedita verticale di Moscato Canelli che ha toccato il millesimo 2015 per sfidare il tempo riflettendo, con il calice in mano, sulla versatilità di questi vini.
La città patria del Moscato d’Asti e che dal 2012 vanta la sottozona Canelli potrà dialogare con il mondo dei winelovers di qualsiasi generazione, trasferendo loro l’unicità di quanto possa essere interessante il percorso di “elevazione” del vino, rendendolo molto più contemporaneo di quanto si possa immaginare.
Ben 22 aziende producono Canelli Docg e dal 2011 esiste la sottozona Canelli, focus meritato per il vitigno, la denominazione è uno dei borghi più belli d’Italia, con il Castello Gancia che domina la città dall’alto. Proprio il millesimo 2024 potrà avere in etichetta la parola Riserva, dimostrando quanto il Canelli possa invecchiare e diventare un vino immortale, sfidando il tempo, evolvendosi con almeno 30 mesi di invecchiamento.
Abbiamo dialogato con
Cerutti e chiesto: se il mercato del vino chiede prodotti no alcool o a bassa gradazione alcolica, con il
Moscato Canelli si può competere perfettamente visto che in etichetta i gradi alcool sono da sempre moderati? «Quando si parla del Moscato il termine naturale è costante - chiosa
Gianmario - da sempre ha l’effervescenza naturale, perché il gas non è stato aggiunto, ma è frutto della fermentazione, è ottenuto proprio in vasca. È dolce naturale in quanto non si integra zucchero, perché mantiene i propri zuccheri dall’interruzione della fermentazione, e non ultimo è un vino a bassa gradazione alcolica. Ecco la contemporaneità di questo vino, un territorio che offre grandi vini rossi e bianchi, ma si dimentica di una ricchezza storica chiamata Moscato. Oggi con il progetto Riserva dimostriamo che sa anche invecchiare e svelare nuove note più balsamiche, all’apparenza più secche, fresche e al contempo complesse».
In effetti il Moscato Bianco di Canelli risale al 1600, i primi studiosi di viticoltura e ampelografia lo identificano come vitigno autoctono della zona. Se pensiamo alla contemporaneità di questo vino dobbiamo sgombrare il preconcetto di abbinamento con il dolce e osare ad accostarlo con pietanze salate e, perché no, una deliziosa pizza gastronomica e un buon sushi.
L’occasione di Canelli Città del vino ci ha permesso di degustare il tempo attraverso una mini-verticale di questo vitigno aromatico, che svela un grande potenziale di invecchiamento e permettere di apprezzarne aspetti aromatici evoluti che virano in sentori più simili agli idrocarburi, alle erbe officinali, cera d’api e complessità davvero emozionanti.
Ecco i nostri assaggi:
Ca' d'Gal 2023: uno dei pionieri del lavoro su vecchie vigne e lunghi affinamenti, prodotto che pervade con sentori di pesca bianca, fiori di sambuco e note sapide sul finale
Bocchino Giuseppe 2022: un’esplosione di frutta gialla matura, note di salvia sul finale
L’Armangia 2019: un sorso più erbaceo, pur integrato con sentori di pera, pesca e melone. Freschezza e bevibilità in evoluzione
Barisel 2018: un tappo a vite che conserva un sorso molto complesso, note balsamiche in primis e un sentore di salvia in chiusura davvero interessante
Il Falchetto 2017: un tappo a vite che ha mantenuto il vino in maniera impeccabile, con una complessità in cui il frutto giallo si stempera a note più evolute di erbe officinali
Barisel 2016: un equilibrio gusto olfattivo particolarmente convincente, dove si esaltano le complessità di questa grande annata ancora in evoluzione
Cerutti 2015: il colore giallo oro antico strega la vista e al sorso si evidenziano note cremose ben integrate ai fiori di camomilla essicata, miele di acacia, complessità in evoluzione
Ma Canelli non è solo Moscato. Come dichiara la neo sindaca,
Roberta Giovine: «Canelli è Unesco e deve darsi la giusta collocazione nel panorama enologico italiano e mondiale. In quest'ottica, per l’edizione 2024 di
Canelli Città del Vino, dedicata alla nuova denominazione di origine controllata e garantita che porta il nome della città, si è scelto di valorizzare le risorse enogastronomiche, artistiche e culturali strettamente locali. Il format è stato molto apprezzato dal pubblico per il suo taglio conviviale, ma elegante e senza eccessi, che verrà sviluppato e arricchito nelle prossime edizioni».