08-06-2024
Serena e Valeria Agosta Costanzo con i vini Bianco di Sei di Palmento Costanzo
La forza del vulcano e la forza delle donne: entrambe inarrestabili. La dimostrazione arriva da Palmento Costanzo, un’azienda tutto sommato giovane, nata soprattutto grazie al carattere forte di Valeria Agosta Costanzo che, guardando l’Etna, ha deciso di intraprendere una strada in salita per la produzione dei vini, ma che ora le sta dando risultati positivi.
«Abbiamo iniziato nel 2009, acquistando a contrada Santo Spirito, tra i 600 e i 900 metri di altitudine, 5 ettari di vigneto. I precedenti proprietari vendevano l’uva, ma c’erano vigne a piede franco anche di 120 anni, tutte ad alberello».
L'antico palmento riutilizzato come cantina
Un’azienda giovane, come detto, ma che ha nella storia, nella tradizione, le radici della sua produzione: «Manteniamo le 4 varietà autoctone. Siamo in biologico. Rispettiamo la sostenibilità del suolo – ha rimarcato Valeria Agosta Costanzo – Ci troviamo in una posizione privilegiata, molto ventilata. I suoli di pietra lavica, con matrice sabbiosa, hanno aiutate le viti a difendersi dalla fillossera».
La passione per la viticoltura è poi passata anche alla figlia Serena: «Mi sono specializzata in enologia e viticoltura. I miei genitori mi hanno trasmesso la cultura del vino, durante i nostri viaggi abbiamo fatto molte visite. Poi mi sono laureata in scienza e tecnologia agraria, e mi sono appassionata anche il vino. Per questo mi sono specializzata in enologia e viticoltura, conclusa con uno stage in Francia a Bordeaux».
Un momento della degustazione a Milano
Tanto che nel 2016 i vigneti sono stati suddivisi in tre particelle, per i rossi, che poi hanno seguito un percorso di vinificazione separata. «Ogni terrazza è diversa – ha proseguito Serena – Al momento abbiamo 18 ettari, 12 in Contrada Santo Spirito, frazione di Passopisciaro. C’è anche un ettaro a Milo, che entrerà in produzione in futuro».
L'azienda siciliana sull'Etna
Come detto, l’azienda si concentra sulle quattro varietà autoctone siciliane (e ancora di più specifiche dell’Etna): Nerello Mascalese e un po’ di Nerello Cappuccio per i rossi, Carricante e piccole percentuali di Catarratto per i bianchi.
Le cinque annate di Bianco di Sei degustate
La 2019 è probabilmente l’annata più rappresentativa: un vino dalla grande complessità e profondità, maturata negli anni di affinamento, mantenendo la freschezza e la sapidità, con note che ricordano di certo la 2022 la quale, immaginiamo, potrebbe avere la stessa evoluzione negli anni. L’annata 2018 è stata particolarmente fredda e piovosa e, in maniera analoga e opposta alle 2021, il vino risente di questi aspetti, andando a giocare più sull’agilità e con una struttura inferiore.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
L'ingresso della cantina sull'Etna di Donnafugata
Gli Etna Days sono stati un'importante occasione di confronto
Gli Etna Days hanno permesso di approfondire il passato, il presente e il futuro della denominazione siciliana
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.