03-06-2024
Marco Speri ha fondato la sua azienda Secondo Marco nel 2008
«I vini della Valpolicella erano quelli delle osterie. Da bere. Ed è quello che dobbiamo fare ancora noi, oggi».
La visione di Marco Speri, che la Valpolicella la conosce molto bene per la sua lunga esperienza tra le vigne, è sicuramente più moderna e innovativa di quella di tanti giovani che si approcciano alla produzione del vino, soprattutto in questa zona. Perché, come anche detto e ribadito durante Amarone Opera Prima (riportiamo qui l’articolo), bisogna cambiare registro, lavorare sulla finezza e leggerezza, e mettere in secondo piano l’eccessiva struttura.
L'Amarone di Secondo Marco
Nel 2008 la svolta. «A un certo punto io, che in sostanza ero subentrato a mio padre Benedetto, ho deciso di uscire. Volevo cercare di fare vini da bere. Un tempo si andava nelle osterie per bere il “goto” di vino, doveva essere un bicchiere scorrevole, piacevole», racconta Marco con l’immancabile sorriso al quale si aggiunge un tocco di sana autoironia.
Così nasce la Secondo Marco, che al momento ha 18 ettari per una produzione di 80mila bottiglie annue circa, «anche se ne potrei produrre di più», sottolinea Marco Speri.
La visione di Marco Speri: «Vini più leggeri, come nelle vecchie osterie»
In vigna ha anche sperimentato un impianto a pergola modificata, a forma di “Y”, che serve a dare all’uva più luce, aria e parete fogliare. E poi c’è il fattore tempo, l’attesa. Anche per il Valpolicella Classico. «L’idea è quella di fare un vino leggiadro, per la quotidianità». Così abbiamo assaggiato le annate 2020 e 2019, che hanno a lungo atteso prima di arrivare sulle tavole dei consumatori.
«C’è anche l’utilizzo delle vasche di cemento, che portano ottimi risultati» sottolinea Marco Speri. In entrambi troviamo una grande eleganza, in particolare nella 2019, con la freschezza e la pulizia del frutto, ma anche una bella complessità. Il tempo, poi, conferma che anche il Valpolicella Classico può avere una propria longevità. Ne sono una prova gli assaggi dell’annata 2016 e, ancora di più, della 2013: vini dalla grande profondità ed espressività, che si lasciano cullare dal tempo per trovare un sempre migliore equilibrio.
Uno scorcio delle botti di affinamento
L’Amarone 2015, nella visione di Speri, è ancora giovane, ma assaggiandolo si può notare come sia un vino dove si ha già un ottimo equilibrio al sorso e una notevole ampiezza al naso. Guardando in prospettiva, siamo certi che diventerà ancora più buono di quello che già è.
Vini diversi, ma tutti “figli” di Marco Speri. E per chiudere, a proposito di figli, chiudiamo con la frase di papà Benedetto Speri nei confronti di Marco, che è anche la frase che troverete subito aprendo il sito web di Secondo Marco: «El me somea ma non so da ci la ciapà…». Mi somiglia, ma non so da chi ha preso…
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
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giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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