La sfida è quella tra Arnold Schwarzenegger e Jannik Sinner. Il paragone è sicuramente forte, ma lo usa il wine educator Filippo Bartolotta per fare capire cosa potrebbe essere la New Wave dell’Amarone.
Amarone Opera Prima, l’anteprima del grande vino veneto che si è svolta a Verona, al Palazzo della Gran Guardia, è l’occasione per riflettere su dove sta andando il mondo del vino, in particolare guardando proprio all’Amarone. Si guarda soprattutto al futuro, perché dopo il grande boom degli anni Novanta e Duemila, questo vino ha avuto un rallentamento, o forse un assestamento, dettato anche da un cambiamento delle abitudini enogastronomiche dei clienti.

La degustazione per la stampa
Ma torniamo al principio: cosa c’entrano
Arnold Schwarzenegger e
Jannik Sinner?
“Terminator” era diventato famoso, prima del cinema, soprattutto per la sua carriera da culturista: insomma, era un bodybuilder che vinceva – anzi, dominava – facendo vedere i muscoli. Stiamo parlando degli anni Settanta, inizio degli anni Ottanta (
Conan era proprio del 1980). Il paragone con l’
Amarone è presto fatto: un vino che mostrava i muscoli, per certi versi un po’ costruito in palestra (in cantina), dove era l’intensità a farla da padrona e la struttura era sempre notevole.
Ora, cosa c’entra Sinner? «Ha potenza, intuizione, forza, resistenza – spiega Bartolotta – Ma è anche elegante e preciso». Caratteristiche che possono essere riportate al vino: «L’appassimento deve conferire al vino queste caratteristiche». Quindi non più vini muscolosi e possenti, come spesso poteva accadere prima, ma prodotti più eleganti, moderni e bevibili.

Filippo Bartolotta durante la degustazione
Quindi
Sinner batte
Schwarzenegger al giorno d’oggi: l’
Amarone più leggero è la strada del futuro.
Il tutto per valorizzare due fattori importanti: il terroir e il vigneto. «Ci troviamo in un luogo pazzesco – racconta Bartolotta – ideale per fare il vino. Si tratta di un anfiteatro calcareo, arieggato, con la protezione dei Monti Lessini e Monte Baldo e con il lago di Garda che mitiga il clima d’inverno».

I banchi delle aziende presenti ad Amarone Opera Prima
E poi c’è la
Corvina, il vitigno principale dell’uvaggio dell’
Amarone (a cui si aggiungono
Molinara,
Rondinella,
Oseletta e altri…). «La
Corvina, ha addirittura meno colore del
Pinot Nero – ha evidenziato
Bartolotta – Se poi cresce con la roccia calcarea, questo significa leggerezza». E torniamo quindi alla
New Wave dell’
Amarone…
Ma alla fine, come erano questi Amaroni 2019 in anteprima? Premessa fondamentale: si tratta di un’anteprima e di conseguenza molti vini ancora non in commercio, alcuni addirittura ancora in botte o in vasca. Vini che quindi non possono essere completamente pronti, tutt’altro, ma per i quali bisogna soprattutto guardare al potenziale futuro.

La degustazione tecnica dei 72 Amaroni 2019 in anteprima
In totale sono stati assaggiati 72 campioni alla cieca, che hanno delineato un quadro di quello che attualmente è lo stato di salute della denominazione. Al momento la
New Wave evocata da
Filippo Bartolotta sembra essere ristretta a un numero – purtroppo – limitato di produttori.
Tornando al paragone iniziale, sono ancora di più gli Schwarenegger dei Sinner (ma ci accontentavamo anche di Matteo Berrettini, si intenda…). Alcuni vini, di grandissima intensità, avevano una predominanza di sentori di frutti rossi, anche già verso le confetture, che poi si traducevano al sorso in struttura e alcolicità, senza un sufficiente equilibrio con le acidità. In alcuni casi, invece, c’era un preoccupante eccesso di tannini, alcuni anche “verdi”, che fa intuire una scelta di anticipare la vendemmia – con uve pronte dal punto di vista zuccherino, ma con raspi e vinaccioli ancora non perfettamente maturi – nel tentativo di limitare proprio la componente alcolica.
C’è infine l’annosa questione dell’utilizzo dei legni: vero che l’
Amarone è un vino di struttura, ma un eccessivo utilizzo di legni piccoli può portare a concentrazioni di profumi tostati e affumicati, che alla lunga diventano troppo invadenti.
Dall’altra parte, sul campo dei Sinner, si è potuto notare che in alcuni casi il cambio di ritmo è arrivato grazie a cantine giovani, o comunque dove le nuove generazioni hanno potuto iniziare a lavorare in autonomia. Questo cambiamento è avvenuto anche in alcune importanti aziende dove, anche se non c’è stato questo definito ricambio generazionale, si è riscontrata una visione di produzione più fresca, al passo con i tempi.

Gli assaggi al palazzo della Gran Guardia
Vini eleganti, con colori che potevano essere anche più scarichi rispetto agli altri, profumi meno intensi e invasivi, ma più complessi e balsamici, e strutture sempre importanti, ma non pesanti. Vini aperti soprattutto a una visione globale dei mercati, dove l’
Amarone – purtroppo – è stato spesso visto come il vino da aprire solo nelle grandi occasioni, mentre ora si cercano prodotti più facilmente approcciabili.
Tra i 72 vini dell’annata 2019 assaggiati in anteprima, durante l’Amarone Opera Prima, alcuni ci sono sembrati più in linea con l’idea di freschezza e bevibilità, in particolare Bronzato (già in commercio), Ca’ la Bionda – Ravazzol (in uscita nel 2025), Domìni Veneti – Or’Jago (uscita 2026), Flatio (uscita 2026), Ilatium Morini – Lèon (uscita 2025), Manara – Corte Manara (già in commercio), Monte del Frà (aprile 2024), Novaia – Corte Vaona (giugno 2025), Roccolo Callisto (uscita 2026), Secondo Marco (2027) e Valentina Cubi – Morar (2028).