Avevamo lasciato Grado quando il tramonto indugiava ancora altrove, siamo rientrati nel canale con la notte accarezzata dalle luci. In questi ultimi istanti capiamo nitidamente ciò che ci aveva predetto Valentina Bertossi, vicepresidente del Consorzio Tutela Vini Doc Aquileia: «Entrare nel canale è diverso che uscirne». Il nodo che ti prende alla gola dopo il lungo respiro della laguna, mentre ti addentri tra le imbarcazioni e i palazzi, quella sensazione di essere atteso, prima ancora che accolto. È un’epifania che riassume in modo poderoso i due giorni con il consorzio per il 60° anniversario della selezione dei vini e la prima edizione di Esplorâ.
Sì, perché i vigneti della Doc Friuli Aquileia allungano lo sguardo e le influenze oltre la terra, traggono linfa e audacia dall’acqua e dalla storia: solo “rientrando” dopo aver toccato luoghi e sensazioni così differenti, ma parte dello stesso territorio, si comincia a intuire la loro natura.
La loro vocazione, anche, perché a ridosso della nascita del consorzio – avvenuta nel 1976 - alcuni produttori decisero di avviare la selezione dei vini del territorio per valorizzarne le espressioni migliori. Questo anniversario scandisce il ripetersi di una tappa di consapevolezza e testimonia l’evoluzione della denominazione, non solo in termini quantitativi. Ciascuno ha la propria interpretazione, ma ci sono anche tratti fortemente in comune. In quest’area si riscontrano la freschezza e la salinità dei bianchi da una parte, ma anche rossi che trasmettono carattere e profondità. I terreni compongono un mosaico, che viene evocato dalle etichette, compresa quella che vince un premio nel segno della memoria.

I produttori alla conferenza stampa

Le etichette in mostra alla conferenza stampa
Quest’anno, tra i cinquanta vini campionati si sono affermati questi vini.
- Pinot Bianco 2022, Cà Bolani
- Friulano 2021, Ballaminut
- Friulano 2021, Donda Giovanni
- Malvasia 2022, Mulino delle Tolle
- Sauvignon 2022, Cantine Rigonat
- Traminer Campo di Viola 2021, Vini Brojli di Antonio Clementin
- Bianco Palmade 2022, Mulino delle Tolle
- Merlot Manfredo 2020, Barone Ritter de Zàhoni
- Cabernet Sauvignon 2021, La Corta
- Cabernet Franc 2021, Cà Bolani
- Refosco dal peduncolo rosso 2021, Puntin
- Refosco dal peduncolo rosso 2019, Mulino delle Tolle
- Refosco dal peduncolo rosso Mosaic ros 2019, Tarlao
Ma c’è appunto un premio speciale, quello che ricorda Marco Gottardo, un viticoltore che era un riferimento nel consorzio ed è prematuramente scomparso: è andato al Refosco dal Peduncolo Rosso Mosaic ros 2019 di Tarlao, un vino di forte personalità e piacevolezza celebrato anche dal ristorante stellato Altran di Ruda. Questa tappa si connette con Esplorâ (dal friulano "scopri", "osserva"), la possibilità di esplorare gli angoli noti come i siti Unesco, i porti romani e altri meno in vetrina di solito come i vigneti, le isolette in laguna, i casoni e le cantine. Li ricostruisce la mappa tematica del Territorio Doc Aquileia.
Come li mette in luce Roberto Marcolini, presidente del consorzio: «Lo sviluppo della rassegna ci ha aiutato a elaborare non solo la qualità dei vini ma anche la capacità di essere professionali a tutto tondo e saper accogliere, interagendo la qualità vitivinicola con quella recettiva. Possiamo raccontare tanto. Oggi siamo a un punto specifico di crescita, un tragitto ancora lungo ma ricco d’impegno sia nel produrre sempre meglio che nel saper rendere onore al territorio della Doc impegnandoci sull’accoglienza e sulle interazioni».
Parliamo di una Doc dalle caratteristiche morfologiche particolari, una fascia stretta e lunga che unisce l’antica città romana di Aquileia, Cervignano, la fortezza di Palmanova e Trivignano Udinese. I terreni sono argillosi e sabbiosi, il mare vicino ingentilisce il clima e il libro di storia rammenta come qui il vino fosse cosa assodata dai tempi dei romani. Oggi sono una ventina gli associati e a
Cà Bolani, nella cerimonia di inaugurazione, si coglie l’affiatamento nel rispetto dell’identità di ciascuno. Accompagna questa scena con la dolcezza e la precisione quasi di una musica, il laboratorio olfattivo di
Elena Cobez. È lei a condurci in luoghi anche molto distanti a cogliere virtualmente erbe che poi troviamo negli oli essenziali e scopriamo ad esempio che una davana dall’India può stuzzicare la finezza del
Pinot o che la rosa damascena richiama il tocco vellutato di un
Merlot. «Questo mondo mi trasmette vitalità, energia, motivazione» assicura
Elena.
Dopo un giro in jeep tra i vigneti, è tempo però di spingere oltre l’esplorazione, di raggiungere Grado e spingersi per quaranta minuti nella laguna fino a raggiungere il ristorante
Fiuri de Tapo. È il momento in cui perdersi tra le onde con un bicchiere; la sera arriva lentamente come fa la barca verso il piccolo lembo di terra. Il silenzio è rotto dalla felicità di condividere un’atmosfera così suggestiva: anima infaticabile di questo gruppo la responsabile delle relazioni esterne del consorzio
Elena Clarin. Tanto appassionata quanto meticolosa, ricorda che quest’attività è stata realizzata con il contributo del Masaf. Accanto a lei, entusiaste narratrici
Klementina Koren e
Nada Ayouche.

Elena Clarin e Klementina Koren
Andrea Barchiesi dei
Fiuri de Tapo ci conduce al cospetto dell’acqua e del tramonto; attorno si aggirano galli e galline e il tempo sembra fermarsi, finché il sole si spegne nella laguna: «Tutto questo nasce da tantissimi anni addietro, i pescatori lavoravano e vivevano qui. Io sto qui tutto l’anno, è un punto di riferimento in laguna, laguna che ho vissuto da bambino. Io vedo un futuro stupendo, se qualcuno sa valorizzarle, abbiamo le Hawaii d’Italia».
Bisogna ripartire verso Grado ed ecco quella sensazione che comunica così bene Valentina: veramente ci si è allontanati o così è parso, per poi scoprire con ulteriore forza la bellezza di ritornare con e a un’identità più profonda. Si riconosce e si ha la sensazione di essere riconosciuti, a casa, tanto che viene da salutare. Si viene così sospinti ad Aquileia, in versione notturna, con la guida Anna Santellani che ne sussurra i segreti e non si può che lasciarsi conquistare dal dolce ad essa dedicato da Mosaico Cocambo. La notte trascorre poi al Mulino delle Tolle.
Il sole invece grida la storia di Palmanova – altro mirabile sito Unesco - in cui immergersi in bicicletta e a piedi seguendo i bastioni. Difficile non lasciarsi coinvolgere da un luogo così organizzato e pittoresco, che tende a mimetizzarsi per esercitare il proprio ruolo di difesa. Nella piazza il monumento centrale ha una storia lontana e una vicina, quella del Mario che trovava lavoro a tutti e tutti aiutava.

I ragazzi della Corte dei Vizi
Ci vediamo «dal Mario» al termine di questa esplorazione – non senza aver visitato le
Gallerie di Contramina Veneziana - pronti per l’ultima tappa. Siamo preparati dalle potenti coccole della
Corte dei Vizi, quindi si entra in un’altra cornice speciale del borgo di pietre Clauiano: da
Foffani. Qui il tempo si ferma ancora:
Giovanni Foffani e sua moglie
Elisabetta Missoni ci conducono in un’atmosfera dove l’orgoglio del vino si nutre anche di quello della poesia. Il vecchio granaio offre una sala dove questo intreccio spicca: «Abbiamo da una parte l’azienda, dall’altra il borgo. Qui facciamo musica e ci divertiamo a giocare con l’arte, un punto dello spirito in the middle of nowhere» ci dice
Giovanni mentre le bottiglie compaiono sui tavoli del cortile.