Il futuro del Chiaretto di Bardolino appare sempre più rosa. Ma per fare sì che questa previsione possa avverarsi, bisogna ancora lavorare molto, non tanto sulla qualità dei vini, quanto sulla capacità comunicativa.
Se pensate che il Chiaretto sia un “vinello” estivo, da bere ghiacciato in riva al lago di Garda, vi state sbagliando. È certamente piacevole sorseggiare un calice di questo rosé nei mesi più caldi, magari dopo essersi rilassati con la famiglia. Però il Chiaretto di Bardolino è decisamente di più.
La conferma è arrivata alla recente Anteprima, organizzata dal Consorzio di Tutela, che si è svolta proprio in riva al lago di Garda nei giorni scorsi.

Il presidente del Consorzio Franco Cristoforetti
La strada intrapresa dal
Chiaretto è chiara, a partire dalla modifica del disciplinare avvenuta nel 2021, che ha portato la
Corvina ad essere sempre di più il vitigno “principe”, che ora può arrivare fino al 95% nella produzione del rosé. Resta obbligatoria la
Rondinella. Ma il cambiamento è stato netto: in precedenza la
Corvina poteva partecipare al massimo all’80% alla realizzazione del
Chiaretto, mentre la
Rondinella doveva essere minimo 20%. «È una questione di identità – ha spiegato il presidente del
Consorzio Franco Cristoforetti – Anche negli assaggi dell’annata 2022 si trova non tanto un’omogeneità di prodotto, ma una chiaro legame tra i vini: hanno tutti la stessa identità. Questo è sicuramente determinato anche dalla preponderanza della
Corvina e anche dal fatto che quasi tutti i produttori hanno abbandonato, nel blend del
Chiaretto, l’utilizzo di vitigni internazionali che davano, in certi casi, un’impronta troppo marcata».
Il Chiaretto di Bardolino è salito, con l’ultima annata, a circa dieci milioni di bottiglie, mentre 12 anni fa erano solo 4 milioni. Il totale della produzione di Bardolino è di 25 milioni di bottiglie, 15 milioni di bottiglie di rosso. Anche nell’ultimo periodo si è confermato un trend del +3% per il Chiaretto e di un -5% di produzione di Bardolino.

Una masterclass di approfondimento
All’anteprima si sono potuti assaggiare una cinquantina di campioni di
Chiaretto fermo e una ventina di spumanti. Lasciando da parte per il momento il discorso delle bollicine, i campioni dell’annata 2022 sono risultati, per gran parte, dei vini troppo giovani, quasi acerbi. E la conferma è stata subito dopo, andando dai singoli produttori ad assaggiare l’annata 2021.
Il dilemma è proprio questo: il Chiaretto, troppo spesso, viene consumato troppo presto. «Al momento – spiega Franco Cristoforetti – il 95% del Chiaretto viene venduto entro l’anno e solo il 5% dopo qualche tempo. Noi vorremmo che quest’ultima quota salisse almeno al 12%, per far comprendere il reale valore di questo prodotto. Da parte nostra, ci sono già alcuni produttori che fanno due o tre Chiaretti differenti, proprio con l’obiettivo di fare bere questi vini anche con una maggiore maturità». E questo anche con un conseguente aumento di valore (e di prezzo) delle singole bottiglie.

Il confronto con i produttori
Il problema, con ogni probabilità, è legato alla ristorazione, in particolare a quella “mordi e fuggi” del turista del lago di Garda, che rimane il primo e più importante bacino di vendite del
Chiaretto di Bardolino. Se il consumatore sta diventando sempre più curioso e attento, dove non ha importanza assaggiare a tutti costi l’annata più giovane di un vino rosato, il ristoratore spesso non ha il tempo (o la voglia) di spiegare e di raccontare. E dove spesso il Chiaretto, che è comunque il biglietto da visita della zona per quanto riguarda il vino, diventa un prodotto facile da proporre, senza troppi pensieri. Un peccato.
Entrando nell’analisi dell’annata, la 2022 ha subito un periodo di caldo notevole, e non è stato facile contenere le gradazioni alcoliche oppure, dall’altra parte, i residui zuccherini. Per quanto riguarda i colori, invece, la gamma cromatica era decisamente ampia, anche se in alcuni casi la tendenza di andare “in sottrazione” è andata all’eccesso, trovando nel bicchiere vini che erano decisamente più bianchi “sporchi” che rosa.

Gli assaggi, con le differenze cromatiche tra i vari Chiaretto
I nostri migliori assaggi sono tutti vini con pochi giorni di bottiglia, che quindi promuoviamo nella certezza di un loro maggior equilibrio nei prossimi mesi. Segnaliamo:
Bergamini,
Cantine Caorsa,
Cavalchina,
Le Fraghe Ròdon Bio,
Le Morette,
Le Tende,
Marchesini Family,
Seiterre Viticoltori –
Traditional,
Tinazzi e la
Scuola della Formazione Professionale Salesiani, con un progetto molto interessante. Tra questi 2022, c’era qualche intruso, che fa capire però come il Bardolino più maturo possa dare maggiori soddisfazioni. Citiamo quindi
Zeni1870 InAnfora, annata 2021,
Le Fraghe Traccia di Rosa Bio 2020 e
Vigneti Villabella,
Chiaretto di Bardolino Classico Villa Cordevigo Gaudenzia 2019.
Sugli spumanti, il Consorzio ha in mente un progetto interessante per i prossimi anni. Il nostro pensiero è che l’identità del Chiaretto debba essere trasferita anche nelle bollicine, senza andare a fare paragoni con zone più blasonate e senza nemmeno cercare un’inutile lotta al prezzo. Identità, come diceva il presidente Cristoforetti. Così ne citiamo tre: Gorgo Brut Perlato Rosa Bio, Monte del Frà Spumante Extra Dry La Picia e Valetti Spumante Brut.