Una sola cantina e cinque diverse bottiglie di Pinot Nero. Un’esagerazione? No, affatto. Perché Girlan è una realtà che ha fatto del Pinot Nero un punto di riferimento e che ha voluto declinare questo grandissimo vitigno leggendo e interpretando le piccole ma significative differenze di terroir.
Il primo a essere convinto della bontà di questa scelta è il presidente della stessa cantina cooperativa, Oscar Lorandi, che ha voluto proprio presentare le differenti espressioni di Pinot Nero.
«Tutto nasce dal
Trattman, nel 1983 – spiega
Lorandi – dall’appezzamento di un singolo socio, attorno ai 3-4 ettari. Abbiamo poi avuto una forte richiesta del
Trattman, e dal 2012 abbiamo preso da altre aree, perdendo forse un po’ della caratterizzazione di
Mazon».
Negli anni è comunque cresciuta la consapevolezza di avere un enorme potenziale legato al Pinot Nero, con la differenziazione dettata da tre fattori: zonazione, rese e vinificazioni. Per Girlan il Pinot Nero copre 42 dei 220 ettari complessivi, suddivisi tra i 200 soci della cantina.

Le cinque espressioni di Pinot Nero
La scalata del
Pinot Nero di
Girlan parte dal
Patricia: «Ne realizziamo 85mila bottiglie, dalle zona di Girlan, Mazon e Pinzon. Dopo la fermentazione in acciaio, l’affinamento è per un anno in botte grande e, per una minima parte, in botte piccola». L’annata 2019 si esprime per immediatezza e freschezza, dove le caratteristiche peculiari del
Pinot Nero si esprimono nel frutto e in una parte piacevolmente floreale.
Il Flora Riserva viene realizzato sempre dalle zona di Girlan, Pinzon, Mazon, ma ha rese più basse, circa 45 ettolitri per ettaro contro le 56 del Patricia: il vino affina per 12 mesi in barriques e in botti da 70 ettalitri. Sempre annata 2019, il Pinot Nero prende una maggiore consistenza e complessità, dove spuntano le prime note speziate. Al sorso non è pesante, con una piacevole sapidità “montana” che gli conferisce una buona beva.
Per il
Trattman Riserva ci si spinge su un affinamento più deciso: «Dopo la fermentazione – spiega
Lorandi – lo facciamo riposare in barriques per 12 mesi, con una percentuale superiore anche di legno nuovo rispetto agli altri, e 12 mesi di botte grande». Il risultato, in questa escalation del
Pinot Nero, è un vino certamente più pieno, ma comunque con una notevole verticalità. Un vino davvero molto buono adesso, ma che ha anche un’ottima prospettiva per il futuro.
La storia del Pinot Nero di Girlan ha un altro capitolo nel Cuslan: «In questo caso ci sono solo 1,2 ettari di vigneto suddivisi su 3 parcelle – racconta il presidente Lorandi - a 500 metri di altitudine, con vigne di 25 anni, ma con rese molto basse, di 28 ettolitri per ettaro, e una produzione di 3mila bottiglie. Il vino trascorre 20 mesi di barriques di primo e secondo passaggio e poi 18 mesi di bottiglia». Eleganza e complessità: il Pinot Nero diventa un po’ più austero, forse anche più cupo, ma l’annata 2018 mostra sicuramente i crismi di un vino da lungo affinamento.
«Infine c’è il
Vigna Granger – conclude
Lorandi – con la prima annata realizzata nel 2012: il 15% dell’uva viene pigiato non diraspato, poi, dopo la fermentazione, ci sono 20 mesi di affinamento in barriques e 18 mesi di bottiglia». In questo caso esce la differenziazione della zona: il vino è sicuramente ricco, ma con una buonissima finezza, senza eccessi. In bocca è forse un po’ più scontroso, ma è l’espressione di un’esuberante giovinezza del vino che con il tempo saprà trovare il giusto equilibrio.
Un territorio, una cantina e cinque realtà differenti di Pinot Nero. Il migliore? Non esiste, la scelta è sempre personale e legata al momento in cui si assaggia il vino.