Si fa presto a dire Vino Nobile di Montepulciano. Perché in circa 2mila ettari vitati della zona, con altitudini variabili tra i 250 e 580 metri sopra il livello del mare, si hanno grandi differenze anche a brevi distanze.
Una situazione che è ben nota, tanto che il Consorzio ha avviato il progetto delle Pievi, con la suddivisione in 12 Uga (Unità geografiche aggiuntive), le Pievi, appunto, che rappresentano le diverse aree in cui era suddiviso il territorio già dall'epoca tardo romana e longobarda. Altro fattore importante è quello dell’utilizzo del Sangiovese e dei soli vitigni autoctoni complementari ammessi dal disciplinare.

Alcuni dei vigneti dell'azienda
Ma alcune singole aziende, già consce del potenziale dei loro singoli terroir, avevano già anticipato questi concetti, valorizzando le singole aree produttive. Un esempio arriva da
Fattoria della Talosa, che oltre al
Nobile Alboreto, ha in produzione anche il
Filai Lunghi. «Nella zona più verso
Montepulciano – spiega il sales manager
Cristian Pepi – abbiamo alcuni terreni sabbiosi. Il nostro enologo
Michele Merola, nel 2007, decise proprio di andare a differenziare questi vigneti da quelli che guardano verso il monte Follonico, dove c’è una maggiore presenza di argilla».
Così nasce il Filai Lunghi, un Nobile che punta tutto sulla ricerca della eleganza e della finezza. I terreni più argillosi, invece, che quindi possono conferire una maggiore struttura al vino, sono stati destinati alla Riserva. Per entrambi, Sangiovese in purezza.

Le bottiglie di Riserva e Filai Lunghi in degustazione
Durante una piacevole serata a Montepulciano, non lontano dalla cantina storica dell’azienda (per gli appassionati è sicuramente
un luogo da visitare), c’è stata la possibilità di assaggiare le annate 2013, 2015 e 2016 di
Filai Lunghi (il 2014 non è stato prodotto), e il 2014, 2015 e 2016 della
Riserva. Con un’annotazione particolare: «Ci tenevamo ad assaggiare la 2014 – spiega
Cristian Pepi – perché è stata un’annata molto difficile, dove però l’azienda si è messa a lavorare in maniera estremamente precisa e, forse, anche un po’ morbosa, per selezionare in quell’anno i 30 diversi tipi di
Sangiovese prodotti, per poi andare a lavorarli in maniera separata, in 30 modi diversi, e affinarli in 30 modalità differenti, per poi unirli in una bottiglia sola».
Il Filai Lunghi, invece, non è stato prodotto. La spiegazione la dà ancora Pepi: «Era importante in un quell’annata difficile andare a premiare le base. Le uve provenienti dalle vigne dei Filai Lunghi sono state necessarie per elevare il Nobile».

La nuova splendida sala di degustazione
In effetti la
Riserva 2014, nel suo essere meno strutturata, è comunque un vino di grande espressione del
Sangiovese. Certo, probabilmente non avrà una longevità enorme, ma ha una piacevolezza indiscutibile: non bisogna sempre pensare ai vini in prospettiva, ma anche nella loro “immediatezza”.
Di certo non è paragonabile alla 2013 di Filai Lunghi, vino deciso, ancora scalpitante e con una lunga vita davanti.

La Riserva 2014 è stata una bellissima sopresa
Si può però fare un interessante parallelo tra
Filai Lunghi e
Riserva per le annate 2015 e 2016: la prima annata molto elegante, la seconda molto equilibrate, ma entrambe vendemmie ottime. L’impressione è che il
Filai Lunghi giochi su espressività più fini, con compostezza e linearità, e che nel bicchiere esce alla distanza, con complessità notevoli. La
Riserva, invece, sembra avere da subito un impatto superiore, con note più di frutta matura e spezie. Ovviamente la longevità è un’arma che entrambi i vini hanno ben “affilata”.
Il concetto, in tal senso, è semplice: sono due vini diversi. Non perché realizzati in maniera differente, ma perché sono espressioni di due zone completamente diverse, per certi versi antitetiche. Il migliore? La scelta è personale: in questo caso il fattore gusto è fondamentale, ma siamo di fronte a due Nobile di Montepulciano con caratteristiche da grandi vini.