Un piccolo gioiello enologico: 15 ettari e 110mila bottiglie. Con la volontà di crescere, ma non troppo: per rimanere unici.
Questa è la realtà della Docg Tullum, nata giuridicamente solo un anno fa, ma che raccoglie secoli di tradizione vitivinicola in Abruzzo. O meglio, a Tollo.

Il direttore generale di Cantina Tollo Andrea Di Fabio
Una Docg portata avanti soprattutto da
Feudo Antico, l’azienda nata nel 2004 e che, a sua volta, fa parte della cooperativa
Cantina Tollo. Il progetto è partito una decina di anni fa. «Il consorzio
Tullum – spiega il direttore generale di
Cantina Tollo,
Andrea Di Fabio - nasce nel 2008, quando il comune di Tollo, nella sua interezza, decide di avviare un percorso di riconoscimento di un territorio che potesse riqualificare la produzione vitivinicola».
Ma qui il vino si è sempre fatto, da centinaia di anni, come si tramanda di padre in figlio. Nel 2019 il percorso arriva al riconoscimento della Docg, che vuole essere visto non come traguardo ma come punto di arrivo.

Un momento della vendemmia
«La
Docg – spiega
Di Fabio – ha l’intenzione di connotare in maniera più restrittiva e qualificante la produzione relativa al Comune di Tollo. Una zona unica, che si trova in collina, a 200 metri di altitudine, e ha una posizione pedoclimatica molto felice da un punto di vista enologico, perché è a 5 chilometri dal mare, e quindi durante l’estate beneficia di escursioni termiche interessanti, derivanti da brezze marine, e a 20 chilometri dalle montagne, dalle quali attinge benefici».
Come detto stiamo parlando di un progetto di nicchia: coinvolge attualmente 4 aziende, ma solo due escono con un proprio marchio e una propria bottiglia. Il Montepulciano d’Abruzzo è il vitigno principe, utilizzato per il Rosso Tullum e il Rosso Riserva Tullum, insieme a Passerina e Pecorino per i bianchi. Nella Docg, al momento, ci sono in produzione 15 ettari di uve, per circa 110mila bottiglie per anno, che sono vendute al 40% in Italia e 60% all’estero. «Il potenziale è di circa 300 ettari, ma l’obiettivo reale del Consorzio è quello di non superare i 40-50 ettari. Abbiamo anche condotto un’analisi scientifica di tre anni con il professor Attilio Scienza per la scelta dei vitigni».

Montepulciano d'Abruzzo per il Rosso Tullum
«Vogliamo che siano 15 ettari di eccellenza – ha spiegato l’enologo di
Feudo Antico Riccardo Brighigna – Con il supporto dell’Università di Milano e del professor
Scienza, e tramite soprattutto le microvinificazioni, siamo riusciti a effettuare uno studio climatico e a individuare i vitigni migliori. Ma è ancora tutto in divenire, è una Docg giovanissima e dobbiamo ancora capire tutte le peculiarità».
La scelta, per i vini bianchi, è quella di utilizzare soltanto l’acciaio e farli permanere per qualche tempo sulle fecce fini. La Passerina 2019 ha una buona verticalità, con note di mandorla, una buona freschezza e un finale abbastanza lungo. Il Pecorino, sempre annata 2019, si distingue per dei sentori di erbette aromatiche e un tocco di agrumato. In bocca è un più rotondo, con un corpo superiore, mantenendo sempre una buona bevibilità.

Il Tullum Rosso di Feudo Antico
Di certo è il
Montepulciano d’Abruzzo, come vitigno, quello destinato ai vini più importanti, e lo dimostra con l’annata 2016: in questo caso il vino affina in botti grandi da 30 ettolitri, mentre una piccola parte finisce in tonneaux usati da 500 ettolitri.
Al naso è la frutta a farla da padrona, dalla ciliegia, all’amarena, al ribes nero, ma poi esce la liquirizia, il tabacco e una nota leggermente muschiata. In bocca il tannino è ben presente e fa pensare a un vino da invecchiamento.

InAnfora è il progetto più ambizioso
La sfida dell’enologo
Brighigna si chiama
InAnfora, che viene lavorato esclusivamente in anfore di ceramica. L’idea è quella di andare a esaltare il
Montepulciano di Abruzzo: in questo caso l’annata è la 2018 ed è un vino abbastanza carico, con frutti di bosco e cuoio al naso, ma con la necessità di rimanere ancora in bottiglia a trovare il giusto equilibrio.
Il tempo farà il suo corso, ne siamo sicuri.