Oggi la famiglia Cotarella non rappresenta più solo vino, ma attraverso Intrecci, una scuola di formazione dedicata al servizio di sala a Castiglione in Teverina, in Umbria, hanno esplorato il mondo didattico con serietà e passione, ingredienti costanti nelle loro imprese.
Senza dimenticare il progetto Tellus, la fattoria didattica ideata con l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma per bambini con disabilità che trovano a San Pietro a Montecchio un luogo formativo e di ristoro per l’anima.
Certamente il vino resta il fulcro aziendale che i fratelli
Renzo e
Riccardo Cotarella hanno trasmesso alle figlie
Marta,
Enrica e
Dominga. Una sinergia tutta al femminile che non ha voluto innescare una rivoluzione di famiglia bensì un’evoluzione generazionale.

Marta, Enrica e Dominga Cotarella
Proprio durante l’anteprima, ancora digitale causa Covid19, del
Montiano 2017,
è stato
Riccardo Cotarella, padre di
Dominga, presidente di
Assoenologi e winemaker conosciuto in tutto il mondo, a raccontare la genesi di questo progetto segnato dal suo primo viaggio, nel 1988, a Bordeaux, seguendo i suggerimenti del grande critico
Robert Parker. Visitò i più importanti Château di Pomerol e Saint-Emillon, e comprese, senza ombra di dubbio, come creare il suo Merlot.
Ricorda
Cotarella: «Quando arrivai in quei vigneti compresi l’assioma Merlot – cultura del posto e vino. Elemento di forte riflessione che si trasformava in utopia pura pensando alle mie terre natie. Proprio da Pomerol riuscii ad avere delle gemme di quel grande vino e le innestai dove prima c’erano le vigne di Trebbiano. Quella fu davvero una rivoluzione. Anni duri, ma alla fine i risultati sono nei calici».
Da qualche tempo Pierpaolo Chiasso, enologo e braccio destro di Cotarella, crea in autonomia gli ultimi millesimi di Montiano; dal 2016 è stato impresso anche un cambio di immagine, grazie a un’etichetta più moderna, in cui il talento di Enrica si è espresso dando una veste convincente e coerente a questo grande millesimo. Un’etichetta con uno sfondo che rievoca il viaggio.
Sul millesimo 2017 spiega Chiasso: «La vendemmia 2017 è stata molto calda, da maggio in poi le temperature hanno raggiunto anche i 40°. Questo ci ha fatto anticipare la raccolta vendemmiale e selezionare delle uve mature. Ricordo che sono arrivati in cantine acini scottati dal sole o leggermente appassiti. La nostra cernita manuale ci ha fatto lavorare solo gli acini idonei al
Montiano. Dopo la fermentazione alcolica il vino è stato posto in barrique per la malolattica con successivo riposo d’invecchiamento. I vari lotti di
Montiano sono stati assemblati per proseguire l’esercizio stilistico iniziato con il millesimo 2016».
I Cotarella producono questa etichetta annualmente dal 1993, con la sola eccezione del millesimo 2003. La mini verticale che ha visto protagoniste le annate 2015, 2016 e 2017 ha svelato vini piacevoli, dai tannini più esili per il 2015 e in crescendo più evidenti, sempre senza eccessi, in equilibrio costante. La setosità dell’elemento tannico esprime speziature, ben alternate a frutta rossa, in primis lampone.
Proprio
Dominga chiosa: «Come dissi a Milano nell’
Hub degli amici di
Identità Golose circa un’anno fa, con il
Montiano 2016 si celebrava un nuovo capitolo di questo vino. Attenzione: non una rivoluzione, ma un’evoluzione, alla ricerca di un’identità. Oggi con il
2017 desideriamo dare espressione al territorio e sottolineare la coerenza con quanto la nostra generazione sta facendo per il
Montiano.
Pierpaolo, io e le mie sorelle, con tutto il nostro team, desideriamo far tesoro del lavoro fatto da mio padre e da mio zio
Renzo e, al contempo, ci sembra coerente evolverci, senza perdere mai di vista da dove veniamo».