«La Vernaccia di San Gimignano è una perla bianca in un mare di rossi». Così la nuova presidente del Consorzio, Irina Strozzi, eletta da pochi mesi, ha definito la Vernaccia durante la sua Anteprima.
Un prodotto da valorizzare, non solo a parole, ma anche concretamente. «Dopo 10 anni di presidenza di Letizia Cesani, credo sia giusto proseguire sulla strada intrapresa dai nostri predecessori, ma consapevoli che ci sono nuove sfide da affrontare, sempre nell’ottica di aumentare la qualità. E di mantenere la nostra identità».

La presentazione dell'annata
Un fattore, questo, non facile, in un mondo che tuttora guarda con una certa diffidenza alla
Vernaccia di San Gimignano, non per la qualità del prodotto, che non si discute grazie anche a una crescita costante di tutti i produttori, dove si è notato anche un cambio di registro grazie alle nuove generazioni, ma per la difficoltà di riuscire a proporre un prodotto importante e un po’ austero in un mercato dove, spesso, sono privilegiati i vini immediati.
E se proprio un difetto – se così si può definirlo – è proprio della Vernaccia, è proprio quello di essere un vino un po’ austero, che riesce a esprimersi non nell’immediato ma nel tempo. Un tempo visto con una doppia prospettiva: il tempo che rimane nel bicchiere, in modo tale che la Vernaccia riesca ad aprirsi e ha mostrare tutto il suo valore, e il tempo dell’affinamento, perché è un vino che ama restare in bottiglia a riposare, avendo una longevità notevole.

I banchi d'assaggio della Vernaccia di San Gimignano
Riflessioni, queste, che durante l’
Anteprima sono emerse, anche semplicemente parlando con i produttori. E se si vuole valorizzarla, bisogna dargli anche il giusto peso economico. Insomma, farla pagare il giusto, e non sottostimarla pur di venderla ai milioni di turisti che tutti gli anni passano da San Gimignano.
Un discorso già affrontato in passato, ma che ci preme sottolineare nuovamente: non si valorizza di certo un prodotto quando, passando per uno dei tanti negozietti turistici del centro di questa splendida città medievale, si legge il cartello: “Una bottiglia di Vernaccia e una di Chianti: 10 euro”. Roba da discount, non da grande vino bianco della Toscana.

Le splendide torri di San Gimignano
Torniamo però al cuore dell’
Anteprima: i vini. Analizzando l’annata 2019, come evidenziato dallo studio dell’agronomo
Valerio Zorzi, c’è stato un netto anticipo del germogliamento che poi è stato seguito da un ritardo netto della fioritura. Un’annata con un buon quantitativo di piogge, che però non hanno dato problemi, e una vendemmia a fine settembre.
Secondo l’enologo Paolo Caciorgna, arrivato alla sua 34esima vendemmia (la sua prima fu proprio a San Gimignano, all’azienda Teruzzi), dopo la pioggia all’inizio di settembre, la bravura dei produttori è stata quella di aspettare e di non farsi prendere dai timori, riuscendo ad arrivare a una maturazione ottimale del grappolo. Il risultato è stato quello di avere uve ottime sia per i vini d’annata, sia per le più longevi riserve.

La degustazione tecnica dedicata ai giornalisti
Questi i dati analitici dell’annata 2019. All’assaggio, al momento, ci siamo trovati di fronte a vini ancora giovani, che hanno bisogno di bottiglia per potersi stabilizzare e per esprimersi al meglio. Ma questo, si sa, è uno dei problemi delle
Anteprime: si degustano sempre vini troppo “acerbi”. Da questo punto di vista starà poi al produttore scegliere quanto immettere in commercio le varie bottiglie. Sicuramente, tra i migliori assaggi, spiccano
Hydra del
Palagione,
Panizzi e
Poggiarelli di
Signano. A seguire
Clara Stella di
Cappellasantandrea,
Casa Lucii,
Casale Falchini e il
Nicchiaio di
Fattoria Poggio Alloro.

Pietro Biagini di Signano
Una piccola digressione la meritano le
Riserve: purtroppo molti produttori, come si è evinto dagli assaggi, hanno voluto forzare un po’ troppo la mano con i legni, andando a coprire, anche solo parzialmente, le peculiarità del vitigno. In questo caso speriamo che, nei prossimi anni, possa esserci un cambio di tendenza.
Sulle Riserve, un po’ in ordine sparso, segnaliamo il Sanice 2017 di Cesani, Ori 2018 di Palagione, La Lastra 2018, e il Benedetto 2017 di San Donato.
Inoltre sono state presentate altre annate della Vernaccia di San Gimignano (non riserva). Tra questi vini sono piaciuti il Vigna Santa Margherita 2018 di Panizzi, San Benedetto 2018 e il Frammenti 2018 di Tenuta Montagnani.

Giorgio Comotti (Il Palagione) mostra con orgoglio il suo Lei, Vernaccia di San Gimignano macerata
Un “fuori concorso” è invece il
Lei di
Palagione, realizzato con una fermentazione a tini aperti senza controllo della temperatura e con una macerazione con le bucce di 35 giorni. In pratica, un
“orange wine” a San Gimignano. «E a me gli
orange wine non piacciono – spiega il titolare
Giorgio Comotti – Ma questo non è un esperimento, è un’esperienza che ho voluto fare. E ne sono soddisfatto». Il vino, annata 2017, è fuori dagli schemi classici della
Vernaccia di San Gimignano, ma sorprende per pulizia, complessità, acidità, senza essere mai stucchevole o pesante.