Lo sguardo sul domani di una casa vinicola fondata 140 anni fa ha gli occhi vispi, il sorriso sincero, l’eloquio spedito e le idee chiare di una ragazza che rivela amore per la sua terra ad ogni parola.
Federica Rosy Boffa, quinta generazione del capostipite Cesare Pio, parla di vitigni, affinamenti, cantina, marketing e nuove iniziative come se fosse in azienda da una vita.

Il vigneto di Treiso della Pio Cesare
E invece è solo da settembre dello scorso anno, dopo essersi laureata in Economia, che frequenta full time gli uffici e la cantina di Alba della
Pio Cesare e si aggira per i tenimenti di proprietà nelle zone di produzione dei Barolo e Barbaresco.
Insieme al cugino Cesare rappresenta il futuro di una delle più longeve e note aziende vinicole del Piemonte che dal 1881 lavora l’uva nel segno della tradizione. Come dice il papà di Federica, Pio Boffa, oggi alla guida dell’azienda dove entrò, anche lui, giovanissimo dopo un’esperienza in California da Robert Mondavi: «Rimaniamo fedeli allo stile di famiglia, anno dopo anno, vendemmia dopo vendemmia».

Le bottiglie storica nella cantina dell'azienda
Uno stile, un’impronta, un segno di distinzione, un modo di fare vino senza inseguire le mode. Non lo si faceva in passato, non lo si fa tutt’ora quando, in molti se non tutti, hanno riscoperto tecniche vinificazione, attenzione per il terroir, cura nell’affinamento, comandamenti recitati a memoria in casa
Pio Cesare da quasi un secolo e mezzo.
Gente abituata a badare al sodo - uno dei loro motti è: «Lasciati vedere e non farti vedere» - a correre sempre: «Perché non si sa mai se ci sarà il tempo per fare tutto» e a produrre tanta qualità.
I vini
Pio Cesare sono lo specchio e la sintesi di questi elementi. La produzione parte da 70 ettari di vitigni, magnificamente esposti e sparsi nelle zone più vocate dei Comuni delle Docg
Barolo e
Barbaresco. Gran parte dei vini è, da sempre, frutto di assemblaggi. Una filosofia tradizionale in Langa dove le uve provenienti da zone diverse concorrono alla produzione di Baroli e Barbareschi, questi ultimi affinati 3 anni in rovere nella cantina di Alba, uno in più rispetto al disciplinare.
Pio Boffa li definisce “classici”, non base: «Perché riconducono e valorizzano nel bicchiere le caratteristiche dei terroir di ciascuna zona». Ecco allora provenire da Serralunga, Monforte, Grinzane Cavour, La Morra e Novello le uve di Nebbiolo del Barolo Pio Cesare e da Treiso e San Rocco Seno d’Elvio quelle del Barbaresco.

Un'altra bella immagine della famiglia Boffa
Memorabili, in un recente assaggio, il
Barbaresco 2007 e il
Barolo 2010. Il primo è sontuoso nel suo equilibrio di note di frutti rossi e spezie. Tannini e legno rispecchiamo la firma della cantina e il finale persistente lascia ricordi di una grande beva. Il secondo, figlio di un’annata eccellente, riunisce eleganza, stile e struttura e lascia apparire a ogni sorso - una a una - le peculiarità delle 6 vigne da cui provengono le uve che ne compongono il bouquet.
Ma Pio Cesare è anche cru. Come il Barolo Mosconi, appezzamento di 10 ettari con viti impiantante nel 1947 e nel 1961 nel comune di Monforte d’Alba, acquistato nel gennaio di 6 anni fa, proprio il giorno del 60° compleanno di Pio Boffa. Limitrofo al più noto e blasonato Ornato, questo cru assaggiato nell’annata 2016, è una promessa. Un rosso dal grandissimo potenziale di invecchiamento, con bassa acidità e tannini assai morbidi.

La cantina storica di affinamento
Il
Barbaresco Il Bricco proviene invece da solo 2 parcelle, poste a un’altezza più elevata con clima fresco e maggiori escursioni. Ne deriva un vino corposo, elegante ma potente, con frutti rotondi e basi balsamiche, un investimento per gli anni a venire.
Dalla cantina di Alba di Pio Cesare non escono solo grandi rossi. Al celebrato e apprezzato PiediLei, Chardonnay in purezza nato 30 anni fa per replicare lo stile della casa e la capacità di restare a lungo in cantina, si affiancherà presto il Timorasso. Un’esplorazione fatta in 5 ettari nella zona di Tortona a Vho, dove cresce un’uva adatta a produrre un bianco con grandi capacità di invecchiamento.
E per finire un ritorno al passato: il
Barolo Chinato e lo splendido
Vermouth Pio Cesare, quest’ultimo voluto proprio dalla giovane
Federica. Una chicca da solo 1.000 bottiglie l’anno prodotte usando l’antica ricetta ancora oggi custodita dalla ormai quasi centenaria nonna
Rosy.