L’Etna si erge su Contrada Santo Spirito come un gigante che veglia sulle vigne. Il cratere fumante sembra essere a pochi passi e puntina di grigio il cielo, i colori vividi della natura sono esaltati dalla terra nera e luccicante. Tra Randazzo e Linguaglossa e a circa 700 metri di altitudine, Passopisciaro è per il vino etneo un luogo di particolare suggestione.
Segnato da numerose sciare – da cui il nome “passu pi sciare”, ossia “passo attraverso le sciare” – il versante nord del Parco Nazionale dell’Etna rappresenta un terroir unico dal fascino indiscutibile.
Qui Mimmo e Valeria Costanzo nel 2011 hanno intrapreso il loro progetto di recupero del patrimonio viticolo territoriale, ripristinando le vigne terrazzate di struggente bellezza e un antico palmento da adibire a cantina. I 13 ettari di vigna piantati a Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Carricante e Catarratto hanno un’età variabile da pochi anni al secolo abbondante.
Prendendo la forma del tipico alberello etneo, le viti si ergono sui terrazzamenti tra i 600 e gli 800 metri, disegnando il paesaggio locale. La cantina è stata creata sintetizzando con perfetta armonia le esigenze logistiche ed il rispetto della struttura originaria del palmento.
La vinificazione si svolge “a caduta”, dal livello più alto, che accoglie le uve appena raccolte, pigiate e subito poste nei tini di fermentazione, a quello inferiore dove si trovano le vasche di acciaio, fino a scendere nella bottaia. Qui, accanto a tonneaux e grandi botti in legno di rovere francese, si trovano quattro botti ad uovo da 2000 litri.
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Mofete, che prende il nome dalle ultime manifestazioni gassose a seguito dell’attività vulcaniche, rappresenta la versione più classica e immediata della produzione dalle vigne più giovani. La linea
Sei, da vigne più antiche, si declina in bianco e rosso e prende il nome dal numero di classificazione dell’Etna nella mappa scientifica dei vulcani più attivi del pianeta.
Di particolare interesse il progetto del Prefillossera, vino ottenuto da viti a piede franco di Nerello Mascalese che hanno oltrepassato il secolo d’età, resistendo alla terribile invasione della fillossera tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, grazie ai suoli vulcanici, particolarmente inospitali per il temibile parassita.
Il Prefillossera 2016 si fa ambasciatore della tradizione culturale enologica dell’Etna, attraverso la memoria delle viti centenarie da cui prende vita. Al naso è intenso e caleidoscopico, con note di frutti rossi e rosa canina, richiami di grafite e delicati sbuffi di incenso, dal carattere quasi balsamico.
Il sorso è verticale e profondo, in perfetto equilibrio tra pienezza gustativa, freschezza vivace e accenti tannici ben delineati. Il finale è lungo e preciso, caratterizzato da una chiusura piacevolmente sapida. Un vino capace di raccontare le più antiche e profonde suggestioni etnee.