Il 3 e 4 novembre Fornovo ha ospitato la diciottesima edizione di Vini di Vignaioli. Un evento che si ripropone di far conoscere al pubblico degli appassionati e degli addetti al settore alcuni vini, vignaioli e territori accomunati dall’idea e dalla produzione di vino naturale e invitati ogni anno, in numero sempre crescente dall’Italia e dall’estero, dall’organizzatrice Christine Marzani.
Molte le conferme ma, come talvolta accade, le sorprese più piacevoli arrivano da vitigni autoctoni, meno noti e celebrati e da giovani aziende in fermento.

L'Alicante prodotto da Ampeleia
Si parte con l’assaggio dei vini dell’azienda toscana
Ampeleia (che si trova a Rocca Tederighi, Grosseto) in conversione biodinamica dal 2009, con l’
Alicante 2015 che colpisce per finezza e allo stesso tempo potenza espressiva.
Un vino monovarietale, 100% Alicante nero, le cui uve provengono da un’unica vigna collocata su terreno argilloso, a circa 300 metri sul livello del mare. Il Carignano 2015, più austero e da aspettare alcuni anno, risente dell’influenza del mare nelle note piacevolmente balsamiche da macchia mediterranea.

Lo stand di Riccardi Reali alla manifestazione
Spostandosi in Lazio, nei 5 ettari a conduzione biologica e biodinamica, meritano l’assaggio le etichette di
Riccardi Reali in terra di Cesanese, un’azienda nata nel 2010 per volontà di
Piero e
Lorella, arrivati al vino dalla comunicazione e dal giornalismo d’inchiesta e intenzionati a custodire i terreni degli avi di
Piero. Il colle denominato Collepazzo, 300 metri di altitudine, dà tre diverse espressioni di Cesanese caratterizzate fortemente dalla differente composizione dei suoli: il
Neccio 2017 viene da terre vulcaniche, fermenta in cemento e finisce poi in botti di castagno, si presenta austero e si porta dietro un tannino importante; Il
Càlitro 2016 deve alle arenarie la sua finezza e lo caratterizza la dolcezza del frutto.
Il Collepazzo 2017, da uve delle diverse zone, sintetizza in un sorso il colle intero. Divertente e beverino il rosato Tucuca 2018 da Cesanese, che prende il nome dai tre figli Tullia, Curzio e Cassia.
Si ritorna verso il nord e oltre la frontiera, per l’esattezza in Slovenia, nella zona della
Vipavska Dolina e nella cantina
JNK, poco più di tre ettari con una produzione prevalentemente di vini bianchi da
Malvasia istriana e
Tocai friulano. Nella
Malvasia 2015, ancora giovanissima e con notevole potenzialità di invecchiamento, emergono il sale e il salmastro tipici del vitigno, mentre il
Friulano 2008 (scaraffato dalla mattina) è un’autentica sorpresa di freschezza e vitalità.

I Franciacorta prodotti da 1701
Chiusura con il
Satèn di
1701, azienda biodinamica della Franciacorta, 15mila bottiglie di un
Blanc de Blancs da uve
Chardonnay, che regala morbidezza e finezza, complici i 30 mesi di affinamento sui lieviti. Una visione originale della Franciacorta, quella di questa giovane e (bio)dinamica azienda bresciana, espressa in un vero e proprio
manifesto che narra le fasi di produzione del vino dalla vigna alla bottiglia, e parla di un approccio alla viticoltura che è filosofia di vita, cultura del vino e lettura profonda di un territorio.