Un format per cambiare, per rilanciare l’immagine stessa del vino trentino. E farlo puntando su temi leggeri, quasi informali, senza comunque perdere di vista l’autorevolezza e la forza di un comparto vitivinicolo decisamente importante. La prima edizione di Trentino & Wine è appena andata in archivio, ma già il Consorzio Vini del Trentino pensa a delle repliche, magari non solo a cadenza annuale.
Perché il format enoico allestito a Palazzo Roccabruna, fascinosa sede dell’enoteca provinciale, palazzo storico nel cuore di Trento, si presta a ulteriori evoluzioni, pure itineranti. Sicuramente ha coinvolto e convinto la quarantina di cantine e le 18 distillerie che hanno messo in degustazione quasi 150 vini con etichette diverse. Senza far rimpiangere la tradizionale ‘Mostra provinciale del Vino trentino’ partita nel lontano 1925.
Un rinnovo, un cambiamento, per coniugare vino con moda, degustazioni d’annate storiche con video da cineteca, bottiglie pregiate con cucina di montagna, tra piatti ‘stile rifugio’ e prelibatezze curate da chef del calibro di
Alfio Ghezzi della
Locanda Margon e
Alessandro Gilmozzi con lo staff del suo
Molin di Cavalese.
Vini trentini tra fascino ed esclusività, senza tralasciare la loro facile reperibilità. Questo perché i saloni del Roccabruna hanno ospitato tutte le più conosciute cantine – anzitutto Ferrari – le cooperative vitivinicole del Trentino, Cavit e Mezzacorona su tutte, a fianco con Cantina La Vis e una giusta rappresentanza d’aziende private – Endrizzi, Gaierhof solo per citare le più dinamiche – anche se hanno disertato la rassegna tutta la pattuglia del Consorzio Vignaioli, quelli che propongono i loro vini con Dolomiti nell’indicazione geografica. Assenza voluta, che non placa polemiche interne, certe incomprensioni sulle modalità di promozione e gestione del comparto enoico provinciale.
Ma i riscontri di pubblico – oltre 8 mila presenze – e una serie di confronti tra operatori hanno reso
Trentino & Wine base di partenza per un percorso mirato all’unità, seppur nella reciproca autonomia. Puntando sul crescente prestigio del
Trento DOC, le cosiddette "bollicine di montagna", spumante classico che ha coinvolto finora ben 56 aziende trentine, decise a proseguire e rilanciare la qualità degli spumanti autenticamente Made in Trentino.
E ancora. Sui disciplinari di produzione che impongono al viticoltore precise norme di ecosostenibilità, tra etica e tutela dell’habitat. Valorizzando vini da vitigni autoctoni, Teroldego Rotaliano, Marzemino e Nosiola, per vini altrettanto singolari quanto esclusivamente trentini, Vino Santo su tutti.
Trentino & Wine per fare rete, tra istituzioni e organismi rappresentativi, con la regia del
Consorzio Vini del Trentino che coinvolge, oltre ai produttori, il Comune di Trento, la Camera di Commercio di Trento, la Provincia autonoma di Trento, l’Apt di Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi, Trentino Marketing, la Strada del Vino e dei Sapori del Trentino, la Confraternita della Vite e del Vino, l’Istituto Trento Doc e l’Istituto Tutela Grappa del Trentino.
Senza dimenticare la poderosa opera di ricerca e sperimentazione scientifica che il comparto vitivinicolo trentino porta avanti in sinergia con la
Fondazione Edmund Mach, per tracciare linee guida del vino di domani. Che dovrà essere sempre più sano, ancorato al territorio d’origine e fatto da viticoltori ancora più preparati, competenti. Veri cultori del buon bere.