Si rimane affascinati, a varcare il portone d'ingresso ed entrare nel cortile di Palazzo Castrone Santa Ninfa, a Palermo. Specie di sera, come noi, con ad accoglierti il baluginare delle luci che accarezzano la fontana marmorea, attribuibile al Gagini, raffigura il mito di Perseo e Andromeda: lo sguardo si posa subito lì e poi sale verso l’alto, alla loggia antistante il piano nobile. Si sale la scalinata e uno pensa: Carmelo Trentacosti potrà adeguarsi a tutto questo? Nel senso: non che noi si abbia dubbi su di lui, è anzi talento puro e sottovalutato, era il 2016 quando scrivemmo della splendida la cena che ci aveva apparecchiato (stava ancora al Villa Igiea, ndr), “tra le nostre migliori dell'anno: (..) cotture millimetriche, grande tecnica, piatti intelligenti, accostamento di aromi puntuali, valorizzazione della materia prima eccellente ma con sempre un'idea che dona la marcia in più. Si concentra infatti sul prodotto, Trentacosti, e lo propone al meglio: ma poi va oltre, donando un fascino gustativo assai più pieno e complesso del prevedibile". Non che si avesse dubbi, dicevo: ma occorreva e occorre reggere un progetto di gran peso. Perché della storicità e dell’eleganza dell’edificio abbiamo già detto, va aggiunto che ospita il Mec, ossia il primo museo in Sicilia che racconta la rivoluzione informatica, interamente dedicato alla Apple. Di nuovo: occorreva e occorre uno stile di cucina capace di sincronizzarsi con tale strana e raffinata commistione tra classicità e avanguardia, tra radici e futuro. Impresa non semplice, anzi da mal di testa.
Esito: noi al Mec Restaurant di Carmelo Trentacosti abbiamo mangiato straordinariamente bene, il che non basterebbe nemmeno. Il punto è che lo chef non solo è davvero a fuoco, ma ha trovato l’alfabeto gastronomico perfetto per corrispondere al luogo in cui lavora, per trasporlo in piatti di antica e solida struttura e contemporanea sprezzatura creativa. Di più: tutto il locale è di altissimo livello, la mise en place, la professionalità e le tempistiche del servizio, la cantina.
Il testo qui sotto è della bravissima Clara Minissale, le foto dei piatti e la loro descrizione sono invece mie.
Carlo Passera

Colpo d'occhio dal cortile di Palazzo Castrone Santa Ninfa

Qui si trova il Mec Museum
L’impressione, a stare seduti al tavolo in una delle sale del
Mec Restaurant, è quella di essere in un luogo senza spazio e senza tempo. Le volte affrescate di Palazzo Castrone Santa Ninfa, edificio tardo cinquecentesco nella storica Via del Cassaro, dialogano in modo sorprendente con teche in vetro e pannelli espositivi che raccontano la super tecnologica
Apple. Perché
Mec, che sta per
Meet Eat & Connect, è il primo museo della rivoluzione informatica in Sicilia interamente dedicato alla creatura di
Steve Jobs, con una esposizione di circa duecento pezzi tutti della collezione privata dell’architetto palermitano
Giuseppe Forello. Ma è anche il ristorante una stella Michelin nel quale lo chef
Carmelo Trentacosti dà vita a piatti raffinati e moderni. In dialogo costante, museo e ristorante sono le due anime di questo luogo con vista sulla splendida cattedrale cittadina, chiaro e inequivocabile indizio: è il centro storico di Palermo.
Pensato come hub creativo che raggruppa arte, tecnologia, innovazione e food, il museo Mec è costituito da sette sale divise in otto aree tematiche - Innovazione, Pirati, Seme e frutto, Apple Store, Prototipi, Pixar, Tempio e Competizione - che ripercorrono la vita del fondatore della Apple e l’evoluzione dei suoi prodotti dal 1976 a oggi. Quest’aria cosmopolita e avanguardista che si respira nelle sale è in qualche modo rimescolata in cucina, dove chef Trentacosti, palermitano classe 1976, condensa a mano libera esperienza internazionale e talento locale. Nei suoi piatti si nota un certo rigore riconducibile a formazione e personalità, ma è innegabile un estro che dà vita a piatti belli e buoni.

Le sale del Mec: il museo...

...e il ristorante, insieme
Dopo avere lavorato fuori dai confini dell’isola per anni, poi al
Mulinazzo al fianco di
Nino Graziano, toque storica dell’alta ristorazione siciliana, quindi per diversi anni come executive chef al
Grand Hotel Villa Igiea di Palermo, oggi
Trentacosti sembra avere trovato al
Mec la dimensione che gli permette di esprimersi in libertà.
I due menu degustazione proposti, Contaminazioni e Frontiere vegetali, entrambi con sei portate, sono la sintesi della passione dello chef per le materie prime che seleziona e, nel caso di ortaggi e frutta, spesso raccoglie personalmente nell’entroterra palermitano. C’è anche la possibilità di scegliere e ordinare à la carte. Imponente la lista dei vini, con oltre 650 referenze selezionate da Alessandro Comella.
Noi abbiamo scelto il percorso
Contaminazioni, che spazia tra mare, terra e vegetali. Divertente e del sapore iodato l’amuse bouche con le finte cozze, il polpo e il baccello di pisello interamente commestibile, uno dei signature dello chef. Notevoli anche i lievitati nella cui preparazione lo chef è sempre parecchio ispirato.
Oltre Oceano, uno dei due antipasti in menu, composto da
capasanta, spuma di patate al limone, ostrica e olio verde, è un piatto saporito, goloso con le note acidule del limone che preparano il palato per il ricco boccone successivo.
Molto buono anche Agrumeto, un riso Carnaroli Gallo Extra agli agrumi, crema di porri alla brace, erba cipollina e limone nero, con continui e interessanti rimandi tra dolcezza, sapidità e acidità che lasciano il palato soddisfatto e pulito.
Nota di merito anche per Fermento, ossia zucca rossa in agrodolce, miso, aglio nero fermentato e gelato alla senape: un piatto complesso che in realtà fa parte del menu vegetale ma che abbiamo assaggiato con grande gusto e interesse e che lo chef ha messo a punto recentemente con l’aggiunta vincente del gelato alla senape. C’è tanta tecnica nella preparazione di questo piatto, a riprova della maestria con la quale Trentacosti spazia tra materie prime e creatività.

Il carrello dei formaggi siciliani
Si conclude in dolcezza con un ottimo
Zuccotto: semifreddo meringato alla ricotta, chutney di caco mela e gelato al frutto della passione. Ma per quanti preferissero completare la cena in maniera alternativa, si può optare per il ricco carrello dei formaggi nel quale spiccano alcune tra le più rinomate forme siciliane.

S'inizia con Baccello di piselli (crackers di farina bio di piselli, mousse di piselli e crumble di olive nere) e con Per le vie di Ballarò, rivisitazione dello street food palermitano (Mousse di polpo con gelatina di barbabietola, maionese alle ostriche, finto polpo croccante di farina di ceci, poi Finta cozza di farina di carbone vegetale con cozza, peperone rosso, peperoncino fermentato e spuma di prezzemolo; quindi La nostra versione della sarda a beccafico e per finire la Capasanta ricostruita con cialdina di alga spirulina, maionese di mare, gelato di ricci di mare). Poi arrivano i panificati artigianali molto buoni, nella foto (pagnotta di grani antichi siciliani e lievito madre, grissini di farina integrale aromatizzati alla cipolla, croissant farcito con salsa allo sfincione palermitano e pan brioche aromatizzato alle olive e pomodoro, ad accompagnare il tutto un burro alle acciughe)

Seppia in fiore: seppia, tartare di gambero rosso di Mazara del Vallo, caviale, bisque di crostacei e cristalli sale di Petralia

Fermento: zucca rossa, miso, crema alla menta, aglio nero fermentato e gelato alla senape. Della zucca Trentacosti usa tutte le parti, quella principale viene fermentata e diventa il cuore della preparazione, i primi scarti vanno in agrodolce come da classica ricetta palermitana, i ritagli vengono centrifugati per ricavarne un gel di acqua di zucca, le bucce diventano un fondo vegetale, i semi vengono tostati. Assaggio straordinario, complesso, sontuoso e pieno, con gioco perfetto di texture tra acidità, tostato e umami

Agrumeto: riso Carnaroli Gallo Extra agli agrumi, crema di porri alla brace, erba cipollina, olvere di limone nero, riduzione di salsa al Marsala. Un risotto che vira molto sul dolce ma risulta comunque equilibrato

Giro giro tondo: tonnarello di pasta fresca farcito con ragù di triglia, filetto di triglia, monachelle di triglia, salsa alla provola affumicata. Golosissimo

Dopo Senza spine (un carciofo di Menfi con crema di carciofi, uovo poché, chips di topinambur, tartufo nero e fonduta di formaggi siciliani, buono ma non andava bene, il carciofo troppo tenace) ecco un altro grandissimo piatto, al pari di Fermento di cui abbiamo detto sopra: è Piccione viaggiatore, ossia piccione francese Mieral – il petto scottato e accompagnato da mela disidratata, la coscetta avvolta da pasta sfoglia e farcita con le parti meno nobili del piccione, pangrattato e formaggio, poi una crocchetta di ritagli impanata nel panko, infine un parfait di fegato di piccione glassato al Porto con gel di Ben Ryé – quindi crema di mela cotogna, mela cotogna al vino rosso, purea di pinoli, chinotto, fondo di piccione

Zuccotto: semifreddo meringato alla ricotta, chutney di mango siciliano e gelato al frutto della passione