30-12-2024
Willem Hiele alle prese coi gamberetti. Lo chef è il portabandiera della cultura gastronomica della costa di Ostenda, in Belgio
«Io cucino solo con quello che vedo», fa lui: alto, barbuto, lungocrinito, un fiammingo con fattezze vichinghe, dalla sensibilità innata e l’umanità prorompente che scalda il cuore ma ahimé non le membra, cosa che sarebbe stata quanto mai utile nei giorni scorsi, quando faceva freddo a camminare sullo strand accarezzato dal Mare del Nord, vale a dire la lunga (infinita?) lingua sabbiosa che invece d’estate, a temperature più miti, si popola di bagnanti al riparo dai venti nelle loro strandcabines, quelle pittoresche piccole strutture di legno, spesso dipinte in colori vivaci, che punteggiano le spiagge del Settentrione d’Europa e che a noi mediterranei paiono tanto strane (ma a che servono? Venite da queste parti e lo capirete). Siamo nella cittadina di Koksijde, Fiandre Occidentali, Belgio, a pochi minuti dalla più nota Ostenda, nome quest’ultimo d’antico fascino scheggiato dalle ferite della Seconda Guerra Mondiale: prima che i bombardamenti facessero strame di un mondo incantato e ormai scomparso, il lungomare era disseminato di magnifici hotel in stile della Belle Époque che diventavano approdo chic per quelle classi privilegiate nordeuropee – inglesi soprattutto -convinte, nell’Ottocento e nei primi anni del Novecento, di dover temere l’esposizione al sole e dunque che i bagni potessero essere presi solo nell’oceano, mica più a Sud.
Gamberetti grigi di Ostenda
Strandcabines a Oostduinkerke, vicino a Ostenda. Foto Visit Flanders
Veduta di Ostenda. Foto Visit Oostende
Nonno Jerome, pescatore
La pesca dei gamberetti, a cavallo, sulla costa di Ostenda. Foto Westtoer APB
Il pescatore Stefaan Hancke davanti al paiolo in cui sta cuocendo i gamberetti pescati a cavallo
Stefaan Hancke
Willem Hiele nel casotto di Stefaan Hancke
Però ci consoliamo: la pesca mattutina, prima della pioggia, ha invece dato i suoi bei risultati: tre chili di gamberetti freschissimi, «questo è il periodo migliore per pescarli, sono grandi e carnosi. Son nati tra febbraio e aprile, han avuto tempo per svilupparsi». Risultano grigiastri, pare brutto a chi pensa a un gambero di Mazara, che è pure molto più grosso, ma qui è un segnale di qualità: questi crostacei nordici hanno cinque pigmenti, appena finiti nelle reti appaiono appunto grigi (il loro nome, infatti, è grijze garnalen), quindi scottati in acqua bollente salata diventano rossastri e poi, stesi per asciugarli, virano verso l’arancione, se son davvero buoni. Sul tavolo, si mostreranno bianchi alle nostre fauci, funziona così. Son piccoli, non più di tre centimetri; quindi fragili; e infine impossibili da congelare, perderebbero tutta la struttura e il sapore. A Ostenda si vantano: “Best shrimp in the world”, i migliori gamberetti del mondo. Perché? «Si cibano di plancton, per loro è l’ideale. In secondo luogo, selezioniamo il pescato 100% a mano, guai se resta un gamberetto inadatto (ossia guastato, quindi amaro, ndr). In terzo luogo, li cuciniamo in acqua di mare e li lasciamo raffreddare all'aria aperta, non in acqua come fanno sulle barche, e in questo modo l’aroma si conserva intatto». (Il nostro palato dice: sono davvero eleganti in quanto molto meno sapidi dei gamberi nostrani, questione di salinità dei mari). C’è tutta una piccola economia turistica attorno al grijze garnalen, protagonista del piatto tipico locale, le garnaalkroketten, ossia le crocchette di gamberetti grigi, con tanto di Garnaalkrokettenfestival, un evento annuale a loro dedicato e che attira tanti crocchettofili di tutta Europa.
Garnaalkroketten, ossia crocchette di gamberi, alla Brasserie Du Lac
Gamberetti pronti per la bisque
La Bisque di gamberetti di Willem Hiele
L'edificio del nuovo ristorante Willem Hiele
È un gioiello brutalista del 1971 progettato dall’artista e architetto belga Jacques Moeschal
La sala
La cucina a vista, con fuoco e braci
Gamberetti al Vistrap di Ostenda
Fa la sua spesa, lo chef, poi ci propone un caffè («È davvero ottimo») al Rubens, un alberghetto a due stelle simpaticissimo, vista mare, con caffetteria al piano terra, «il nonno dell’attuale proprietario pescava insieme al fratello di mio nonno», qui è tutta una faccenda di legami stretti sulle onde. Ma niente da fare, il Rubens è ancora chiuso, quindi ci portiamo poco distante, «per assaggiare la tipica colazione del pescatore di Ostenda», ossia un panino fresco (quindi caldo) e croccante farcito con burro buono (in quantità abbondantissime) e con gamberetti appena scottati conditi con sale e pepe. Lo (de)gustiamo alla Bakkerij De Cock, indirizzo di panificazione storico, «siamo più vecchi della Coca Cola, eravamo già aperti al tempo di Napoleone», ci fa il titolare, che poi a ben vedere non è proprio vero, l’insegna data 1855, l’imperatore corso era già da anni seppellito a Sant’Elena. Tant’è.
La colazione del pescatore di Ostenda
Splendidi pani alla Bakkerij De Cock
Willem Hiele
Ostica belga leggermente affumicata, alghe, mirtilli
Scampone cotto nel forno a legna, salsa di molluschi essiccati e affumicati (cozze, cannolicchi...), succo di pomodoro
Il piatto ispirato al quadro di Chaïm Soutine. Foto @chantalarnst
Capasanta con tartufo bianco e guanciale del SanBrite
Lepre, ciliegie di Schaerbeek preservate dal 2019 nella gueuze, trombette della morte
Willem Hiele Kapittelstraat 71 - Oudenburg, Belgio +32 (0)58 596221 restaurant.willemhiele.be/en
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
I paesi della birra - Belgio è stato pubblicato da Slow Food Editore nella collana Guide Slow, 280 pagg., 22 euro
Liernu, oltre che essere una località, è uno dei piatti simbolo della cucina dello chef di origine coreana, Sang Hoon Degeimbre, del ristorante Air du Temps, situo proprio nella cittadina belga. Un piatto da sempre in carta e da sempre diverso, è una fotografia di Liernu e del giardino del ristorante in tutte le sue stagioni: in questo caso, pastinaca, succo di fermentazione, olio di cerfoglio
Scampi fiammeggiati al sakè, una delle bontà gustate a La Ville Lorraine by Yves Mattagne, storico locale di Bruxelles dove da poco è approdato uno degli chef più celebri del Belgio, Mattagne appunto. Che accompagna questi scampi con Foie gras, mela Granny Smith, levistico, anice e gelato allo shiso
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale