C’è così tanto da dire su Aci Trezza, che l’abituale “troppo”, come topos della Sicilia, qui sembra modellato ad arte. Lì volgiamo lo sguardo, anzi il ricordo, come per una panoramica sul borgo tra Etna e mare, e pare partirci nella mente una sorta di film: c’immaginiamo gorghi di magma rovente, rosso fuoco, vomitati chissà quando dalle bocche del vulcano, ecco che scendono a valle, incontrano le onde tra sbuffi e devastazione, formano così il pavimento atro di quello che sarà; poi Polifemo architetto della bellezza della costa, la sua ira contro Ulisse che l’ha ubriacato e accecato, il suo scagliargli contro enormi massi divenuti maestosi faraglioni, le Isole dei Ciclopi che s’ergono davanti ai nostri occhi (IX canto dell'Odissea di Omero). E quindi il villaggio di pescatori giunto da allora fino a noi identico o quasi (o identico perlomeno nell’emozione, nell’idea che dà di sé. E che fa venire i brividi), quindi sempiterno, placido e insieme evocativo; il porto dove ancora opera qualche maestro d’ascia, vi stavamo passeggiando e ci siamo imbattuti in un cartello curioso, scritto a mano in azzurro su fondo bianco: “Benvenuti nel nostro cantiere navale storico di Acitrezza… Siamo maestri d’ascia da 5 generazioni, siamo in possesso di 2 fatture per imbarcazioni datate 1808 e 1908 che testimoniano la nostra attività”. Allora c’immaginiamo Padron 'Ntoni che avrebbe avuto così bisogno, proprio in quel periodo lontano, di una bella calafatura per la sua Provvidenza, la barca che gli dava sostentamento, per poterla riportare in un mare "di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe, e par la voce di un amico”. (Giovanni Verga, I Malavoglia).


Storia e mito. Energia pura, eppure sonnecchiosa, perché rilassata appare Aci Trezza in queste settimane di fine estate, così poco addentro i grossi flussi turistici, quelli vicini-lontani di
The White Lotus, quindi internazionali, prestigiosi e danarosi, benché di visitatori ce ne siano eccome ma nostrani, intenti alle scorrerie sullo Ionio, a godersi il sole, a consumare una granita seduti al caffè fronte onde, o un sorbetto, ché non dimentichiamolo, questa è anche la patria di
Francesco Procopio dei Coltelli, l'inventore del “gelato moderno".

Gozzo tipico trezzoto. Foto Giovanni Grasso

Aci Trezza (o Acitrezza) dall'alto. Il prefisso "Aci" accomuna il borgo ad altri dei dintorni (Aci Castello, Acireale, Aci Catena, Aci San Filippo, Aciplatani, Acibonaccorsi, Aci Sant'Antonio). Questo deriva da un mito: Aci era un fiume che scorreva nel territorio dell’odierna Acireale. Ovidio, ne Le Metamorfosi, ci dice che il giovane Aci, figlio del dio Fauno e della ninfa Simetide, si innamorò della nereide Galatea, amata da Polifemo; questi per gelosia volle sfracellare con un masso Aci, che però si trasformò appunto in fiume
Noi ad Aci Trezza siamo stati attirati da un richiamo goloso, come sempre.
Grand Hotel Faraglioni è stata la nostra base. “Grand” magari è troppo, fa venire in mente una grandeur che sarebbe persino fuori luogo: il
Faraglioni è un’ottima struttura 4 stelle fresca fresca di rinnovamento totale (giugno 2021), 50 camere confortevoli per scrutare i flutti da vicino, la costa è dirimpetto; vanta una vasta terrazza panoramica che dà sempre sul blu, con cocktail bar per un aperitivo di puro relax, all’ora del tramonto (che sì, qui si guarda a Est e il calar del sole è dall’altra parte: ma le tinte dei cielo, la pace del momento, quell’attimo fuggente d’armonia che si crea sono comunque unici).

Il Grand Hotel Faraglioni e la sua terrazza-cocktail bar Itaca
Di fronte all’hotel, costruita proprio sugli scogli come fosse una zattera ancorata sopra i gorghi, c’è la sua terrazza solarium con beach bar: da qui ci s’immerge nell’acqua, che bello farlo in questi giorni settembrini che paiono magici, e ciò proprio di fronte ai torrioni svettanti delle Isole dei Ciclopi e dell’Isola Lachea, magia a loro volta, insomma una magia al quadrato.
SIMONE STRANO
Abbiamo parlato per ora delle onde e del cielo, del mito e della storia, di un ciclope accecato e di una bellezza accecante. È bene che al bello s’accompagni il buono, e a garantire la cosa, ad Aci Trezza, è
Simone Strano, chef di valore che impiatta tutta l’offerta golosa del
Faraglioni, che comprende proposte più easy al ristorante
Canto delle Sirene, l’insegna informale, dove gustarsi una caponata, delle
Linguine con ricci di mare, aglio, olio e peperoncino, del buon
Pesce spada in guazzetto, insomma la Sicilia immediata, didascalica ma ben servita.
Quello che ci è piaciuto (molto) di Strano – classe 1983 da Acireale, esperienze negli hotel di lusso svizzeri prima di tornare in Italia, tra Roma e Taormina, fino all’approdo qui nel 2022 - è la consapevolezza, il rapporto col gusto e con le tecniche. Quello che fa, lo fa bene, lo si vede anche al momento delle prime colazioni, spesso un disastro nell’hôtellerie italiana. Qui no, anzi (assaggi salati da slurp: cartocciate, pizzette, arancini al ragù, focacce farcite. Tutto ottimo). Lui non utilizza troppi artefici, insomma non lo fa strano, Strano, e non punta a stupire se non, positivamente, nel giusto bilanciamento di sapori.

Spaghettone Piazza, occhi di bue, ricci e alga mauru. Le foto dei piatti sono di Tanio Liotta

Finto risotto I Faraglioni: pasta all’uovo ai 30 tuorli battuta al coltello, pescato cotto e crudo, salicornia
La sua materia prima è eccellente e viene usata/dosata eccellentemente. All'indirizzo gastronomico dell'hotel, che si chiama
Faraglioni Restaurant, ogni assaggio è pulito, esprime drittezza dei sapori, capacità di dosaggio, valorizza insomma il prodotto, scopre invece di coprire: così anche quando ci fa gustare una qualche rarità, come lo
Spaghettone Piazza, occhi di bue, ricci e alga mauru, qui le rarità son invero due,
u mauru è l’alga rossa siciliana «che cresce solo vicino alle sorgenti di acqua limpida e dolce che scendono dall’Etna, quindi nell’areale da Aci Trezza alla vicina Torre Archirafi, trovarla non è facile». Idem gli occhi di bue (gli abaloni locali); «Questo è un piatto che di solito mangiamo solo noi del posto» e beati gli autoctoni, esprime il mare con cortesia e nettezza, è un insieme di masticazioni, di strutture, di callosità, di croccantezze (la pasta, l’alga, il mollusco che è tenace) davvero prelibato, rimane sulle papille una nota dolce, sapida e iodata che esprime raffinatezza basica, lusso di popolo.
Altro piatto notevolissimo è il Finto risotto I Faraglioni, in realtà una pasta all’uovo ai 30 tuorli spezzata, anzi battuta al coltello quasi a mo’ di risone, poi accompagnata da pescato cotto e crudo e il tocco finale della salicornia, ottimi texture e condimento.

Uovo, spuma di mandorla, riccio, bottarga di muggine, crostini al garum e limone

Patata gomitolo di patate viole e gialle, foie gras, fichi e tartufo nero. Qui bisogna abbassare un po' il volume alle note dolci dei fichi

Raviolo cacio e pepe, gambero rosso, cremoso di cicoria, jus al pepe verde e limone acido: buoni, amaro + piccante + acido + dolce

Ventresca di tonno, cipolla e salmoriglio

Bavetta di wagyū, lattuga, ponzu e yuzu
Deliziosa anche la
Ventresca di tonno rosso affumicato, cipolle di diverse tipologie in diverse consistenze (in agro, in crema…) e “salmoriglio” e la
Bavetta di wagyū al bbq, lattuga, ponzu e yuzu.
UN OTTIMO COCKTAIL

Calagioiello, sede estiva del Circus Cocktail Bar, e uno dei cocktail
Per un cocktail pre o post cena, c’è certamente l’
Itaca, il cocktail bar dello stesso
Faraglioni. Ma, sino a fine settembre, vale anche la pena percorrere quei quattro chilometri d’auto che conducono al
Calagioiello (via Antonello da Messina 25 ad Aci Castello, che è il Comune che ingloba Aci Trezza), che ha attivato per l’estate una collaborazione con il
Circus Cocktail Bar di Catania, rubiamo le parole di
Andrea Strafile sulla nostra
Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d’autore: “E chi l'avrebbe mai detto che a Catania ci fosse uno dei cocktail bar più interessanti e innovativi d'Italia! E invece c'è, eccome: si chiama
Circus Cocktail Bar, è gestito da due ragazzi nemmeno trentenni e dal 2019 lavora incessantemente sui sapori, sulla cultura del bere miscelato in Trinacria e sul territorio siciliano a tutto tondo”. Il nostro assaggio conferma: cocktail d’altissima qualità shakerati dal team del
Circus guidato dal giovane bar manager
Giovanni Torre (il
Calagioiello, drink che prende nome dalla struttura, è con Espolon Tequila, Ancho Rayes Red, cetriolo e lime) e da gustare su una terrazza lounge che si protende sul mare. Nel frattempo il
Circus ha riaperto anche
la sua sede principale.
LA GITA IN BARCA

In gita su La Siccia di di Sailing Tour Riviera dei Ciclopi
Dato che siamo in un luogo in cui il rapporto col mare è simbiotico, sarebbe assurdo non concedersi qualche ora in barca. Il nostro consiglio è quello di rivolgersi al bravo
Giuseppe Puleo di
Sailing Tour Riviera dei Ciclopi: a bordo di imbarcazioni tradizionali – per noi
La Siccia, ossia “la seppia” – vi condurrà tra le meraviglie terramarine dei dintorni, l’Isola Lachea e i faraglioni, Capomulini, il castello normanno, le grotte di Ulisse, la riserva della Timpa, Santa Maria la Scala, le sorgenti di Aci, i prismi basaltici, fornendovi anche tutte le spiegazioni. Un servizio davvero gradevole. Info: tel. +39 347 8908190 o
Facebook).
GLI ALTRI INDIRIZZI

Granita al caffè all'Eden

Le crispelle di Orazio Cordai
Per una colazione dolce o salata, uno snack, un pranzo leggero a base di delizie locali (arancini, rustici eccetera) due indirizzi a walking distance dall’hotel
Faraglioni, ossia
Mythos café ed
Eden bar. Qui abbiamo anche gustato un’ottima granita al caffè, se siete però appassionati del prodotto allungate di una decina di chilometri e sulle alture sopra Catania trovate
Terra², piccolo bar dove la granita diventa un’arte. Per una pizza, tappa sempre nel vicino capoluogo: a
L’evoluzione, allo
Squib, a
Frumento (che è
anche ad Acireale), al
Sazi e sani ma anche al
Rasoterra Pizza Experience. Ad Acireale trovate pure un maestro di crispelle (sorta di frittelle di farina di semola o di riso, possono essere dolci oppure salate, tipo "
crispeddi c'anciovi o ca ricotta", ossia acciughe e ricotta. Sono lo street food tipico): si tratta di
Orazio Cordai Freat&Food, una garanzia.
LA MAESTRIA DI CESARE GIALDI

La favolosa pizzetta crunch di Cesare Gialdi
Sconfiniamo una volta di più a Catania, ma non possiamo chiudere questa rassegna buongustaia senza segnalare la maestria di
Cesare Gialdi, di
Delices à Emporter, nel capoluogo etneo. Lui fa pasticceria di stile francese, ma poi fonde con la tradizione sicula quanto acquisito tecnicamente frequentando l’arte dolce, ed ecco per noi golosi salati una “pizzetta crunch” di enorme finezza e pazzesca bontà.