Ci sono almeno quattro ottime ragioni per le quali il W Rome - nuova apertura dell'aprile scorso, poco meno di un anno fa, in zona Via Veneto - è un perfetto esempio di hôtellerie contemporanea, con quella grande attenzione alla cucina della quale abbiamo discettato proprio di recente, leggi qui.
La prima è presto detta: il W Rome sorge in un'area che ha fatto la storia dell'Italia nel Dopoguerra, ma che vive ormai da anni una malinconica fase di stasi polverosa. È avvinghiata al passato, osserva un decadente presente e non trovava leve per immaginarsi un futuro. Almeno prima dell'apertura di questa struttura che rappresenta una reale ventata di freschezza, un'occasione di rilancio. Come andiamo a raccontare.
L'HOTEL
Potremmo discettare a lungo delle 147 camere e delle 15 suite - il cui design è stato curato da
Meyer Davis - che si sviluppano su due palazzi adiacenti del XIX secolo. In realtà non è questo, per la nostra esperienza personale, il vero punto di forza (per dire: la nostra stanza era davvero funzionale e ben pensata, ma altrettanto insolitamente angusta. Poco male, ma tant'è). Abbiamo però scoperto l'anima del
W Rome negli spazi comuni, che sono vasti, dinamici e giovani, conviviali e inclusivi. Vivi. Vibranti. A iniziare dalla cosiddetta
W Lounge, situata al piano terra, arricchita da uno splendido lucernario e da una finestra in vetro decorato che consente alla luce di inondare l’open space. È un luogo sorprendente: a una certa ora, dopo cena, si anima brulicando di pubblico, musica dal vivo, dj set e un menu di ottimi cocktail. Per dire: tutt'attorno, nelle vie adiacenti, pare che tutto il peso della Città Eterna gravi sulle saracinesche ormai inesorabilmente abbassate, fan eccezione giusto alcuni bugigattoli stile grocery etnico e deserti bar d'antan in pieno sbaracco pre-chiusura. Ecco: la
W Lounge è una specie di tuffo nel futuro, l'oasi salvifica e pulsante per chi vuol vivere una vera metropoli. Accade a volte così: che una tendenza regressiva venga invertita da un'iniziativa intelligente. Bravissimi.
FABRIZIO FIORANI
Poi, il
W Rome custodisce un piccolo grande gioiello:
Zucchero. È uno spazio dolce di nome e di fatto, firmato da quel geniaccio impenitente che risponde al nome di
Fabrizio Fiorani, gran pastry chef.
Zucchero è oggettivamente una preziosa chicca, un negozietto felice, una gemma golosa: un angolino fiabesco, una sorta di paese dei balocchi nel quale immergersi per incontrare la fantasia creativa di
Fiorani e provare a comprendere (mica è facile, perché è tanta roba) il folletto che anima la sua mente e gli suggerisce le strade giuste per plasmare l'eccellenza di gusto in forme diverse, giocose. Se ne ha la riprova non solo lì, acquistando qualcuna delle sue creazioni, ma anche a tavola, nel ristorante interno del
W Rome, si chiama
Giano,
Fiorani ne cura ovviamente il "lato d" come dessert.

Lampone: in mousse e gelée. Tutte le foto dei piatti sono di Tanio Liotta

Spazzolino di cioccolato, crema al caramello

Tiramisù, buonissimo: biscotto al caffè, namelaka al cioccolato bianco e mascarpone, cioccolato al latte

Millefoglie: sfoglia inversa caramellata, crema alla vaniglia, caramello. Bomba

Falsi d'autore, sono delle praline di Fiorani. Qui, lampone...
L'abbiamo già accennato: la forza di
Fiorani sta nella sua capacità di attirare nella sua dimensione parallela. Prendiamo il
Tiramisù, di solita noiosissima copia del già visto, l'unico brivido sta nel decidere:
fatto-bene o
fatto-male.
Fiorani lo vivifica in forme nuove, occhialute. Uno pensa: vabbé, la solita storia di certa pasticceria contemporanea, tanto carina da vedere, tanto innovativa nell'estetica... Ma il gusto? Ecco: spettacolare (non solo del
Tiramisù, eh: anche della
Millefoglie, memorabile, pura goduria).
CICCIO SULTANO

Nicola Zamperetti e Ciccio Sultano
Si diceva che l'hôtellerie più evoluta cura ormai al meglio la propria offerta gastronomica. Il
W Rome lo fa con i dolci di
Fabrizio Fiorani. Ma la parte salata? È stata affidata a un maestro,
Ciccio Sultano.
Ora: non aspettatevi a Roma i piatti del Duomo di Ragusa. Il Giano - indirizzo gastronomico dell'hotel - non è insomma una banale replica capitolina di quanto trovereste nel bistellato siciliano. Sultano ha deciso intanto di affidarsi a un ragazzo davvero in gamba come resident chef, il veneto (di Cornedo Vicentino) Nicola Zamperetti, trascorsi in Francia e a Le Calandre oltre che al Duomo e al Pastamara viennese del Ritz Carlton, firmato proprio dal maestro di Ragusa: insomma, un professionista fatto e finito.

Cazzilli con maionese di prezzemolo (il ripieno di queste crocchette tipiche siciliane è di patata, caciocavallo e ragusano). Tutte le foto dei piatti sono di Tanio Liotta

Arancine pomodoro e mozzarella

Tonno rosso 1: la guancia cruda battuta al coltello con maionese alla soia e carciofi, omaggio a Roma. Il pesce come fosse una carne, tra Piemonte e Sicilia. Davvero eccellente

Tonno rosso 2: ventresca glassata al carrubo, fondo di vitello, cipolla, foglie di senape. Di nuovo il pesce come fosse una carne, ma qui siamo tra Sicilia e Giappone. Ottimo anche questo

Il mitico Spaghetto Taratatà di Ciccio Sultano (con limone fresco, mollica di pane abbrustolita, arancia, estratto di carote, bottarga di tonno affinata, zucchero, aceto, pinoli, prezzemolo, acciughe di Testa, mandorle, peperoncino)

Tortelli e sugo delle feste. Sono farciti con brasato misto maiale-pollo-manzo, conditi con burro e maggiorana, sotto una crema di ricotta, infine fondo di manzo e Parmigiano. La ricotta è un di-troppo

Branzino selvaggio, cozze, vongole, pomodorini, capperi e olive

Maialino nero dei Nebrodi alla chiaramontana, ossia un controfiletto farcito con brasato delle parature e salame di maialino nero e condito con formaggio ragusano. A condire: caco mela in osmosi di sciroppo e purea di patate classica. È un passo indietro rispetto al resto
Al
Giano il duo
Sultano-Zamperetti propone una cucina perfettamente in linea con lo stile del
W Rome: easy, conviviale, allegra. Attinge a piene mani dalla tradizione dello street food siciliano, realizzato
comme il faut, e poi spazia anche oltre, ma mantenendo la propria identità. L'esito è non solo decisamente buono al palato, ma convincentissimo come formula. Gli antipastini, in puro rimando di Trinacria, son realizzati in modo perfetto, piacevolissimo. Il tonno è un must: alta cucina no frills.
PIER DANIELE SEU

La pizza Assoluto di Pomodoro
Ahhhh! C'è anche un quinto e ultimo motivo per cui il
W Rome è una pacchia per il buongustaio. Proprio in questi giorni ha riaperto il
Seu Pizza con Vista, la pizzeria all'ultimo piano (terrazza con piscina) curata da
Pier Daniele Seu. Il menu, oltre alla pizza e a una proposta di crudi di pesce, introduce una selezione di fritti, tra i quali il supplì, la crocchetta di patate e la lasagna. La vista è spettacolare (spazia dall’elegante palazzo dell’Istituto Svizzero, di fronte all’albergo, alla distesa di tetti del centro storico di Roma) e la pizza pure: dalle classicissime
Margherita Dop (pomodoro San Marzano, mozzarella di bufala e basilico) e
Napoli (pomodoro San Marzano, fiordilatte, alici di Sciacca e origano), fino ad arrivare ad alcuni must di
Seu, come l’
Assoluto di Pomodoro (pomodoro San Marzano, pacchetelle di pomodoro giallo, pesto di pomodoro secco, pomodoro confit, graukase e basilico), la
Fior di Cotto (fiordilatte, prosciutto cotto, fiori di zucca, burrata e polvere di olive), nonchè la speciale
Parmigiana, a base naturalmente di melanzane, che spicca come novità della stagione. Per la parte cocktails gli ospiti possono scegliere tra una selezione di proposte curate da
Emanuele Broccatelli.