Debbo confessare la mia ignoranza: fino a non molto tempo fa, Milazzo per me - sono milanese - era giusto il luogo per una buona cena (da Giacomo Caravello, torneremo presto a parlare del suo Balìce) o tutt'al più il luogo dal quale salpare verso le Eolie. Niente di diverso, niente di più: arrivando da Catania/Messina, dunque a Oriente del promontorio di Capo Milazzo, si è accolti da un panorama caratterizzato dalle raffinerie, che portano lavoro ma certamente non favoriscono il turismo; poi il porto, i traghetti, gli aliscafi, e la partita era chiusa.
Merito quindi di Marco Calabrese, imprenditore di successo nel campo dell'edilizia, quello di avermi fatto scoprire la parte occidentale della città, bellissima: col promontorio a schermare la vista sull'Est delle industrie, lo sguardo spazia invece su una natura affascinante, sul castello (anzi: è la cittadella fortificata più grande di Sicilia), sul mare limpido, sulle spiagge ben tenute. C'è la vecchia tonnara, i cui spazi sono ora adibiti al turismo, sia per il pernottamento che per la ristorazione; ci sono le basse casette tipiche di quello che era un borgo di pescatori, Tono si chiama, davvero delizioso... Qui Calabrese ha edificato nel 2017 un piccolo gioiello dell'accoglienza, proprio di fronte alla spiaggia della baia del Tono, ossia prima che il monte Trino s'imponga e renda scoscesa la costa trasformandola da lingua di sabbia a sequenza di scogliere a picco sul mare, tra le quali si aprono grotte e insenature, splendida la piscina naturale dedicata a Venere, proprio sulla punta del Capo Milazzo. E insomma, abbiamo scoperto questa Milazzo sorprendente godendocela dal Ngonia Bay.

Vista sul golfo di Milazzo, a Ovest del promontorio. Il Ngonia Bay è la prima struttura in basso
Ngonia Bay perché
ngonia ("angolo”) è il termine con cui i Greci chiamarono la piccola insenatura dove sorge il boutique hotel, incorniciato tra cielo, mare e monti là dove finisce la lunga lingua rettilinea del promontorio. A cercare su Google Maps, ancor oggi con lo Street View s'arriva a un punto, proprio andando in fondo alla strada, in cui appare un'immagine dell'area senza la nuova struttura.

Da Street View: quando il Ngonia Bay non c'era
Oggi sorge invece la struttura, molto bella e che inserisce perfettamente nel contesto naturalistico del promontorio milazzese con i suoi giardini pensili, i muri di pietra, le ampie vetrate, la vegetazione con piante secolari risalenti alla fine dell‘800. Poche stanze che guardano al mare, dietro un grande giardino a gradoni con una bella piscina; e il persone sorridente. Una piccola gemma dell'hôtellerie.
Marco Calabrese l'ha voluta anche dotare di una ristorazione di livello. E per questo ha chiamato un giovane talento locale della cucina, un milazzese classe 1991:
Dario Pandolfo.

Ngonia Bay da diversi punti di vista
Davvero curiose le circostanze del loro incontro:
Pandolfo, reduce da quattro anni al
St. Hubertus, al fianco dello chef
Norbert Niederkofler, era rimasto bloccato nella primavera 2020 nella sua Milazzo, all'epoca del primo lockdown. Patron
Calabrese cercava proprio in quelle settimane un ragazzo sveglio che preparasse buoni panini al bar della struttura, in vista della stagione estiva; lo chef - cui non difetta certamente l'umiltà - si propose, senz'altro aggiungere, senza nemmeno farsi bello di un curriculum che già vantava, prima del tristellato in Val Badia, anche il pari grado
Geranium, a Copenaghen e i bistellati
Villa Joya, ad Albufeira e
Terra, a Sarentino. Il resto della storia è intuibile.
La squadra golose del
Ngonia Bay si è ulteriormente arricchita da poche settimane anche di un pastry chef esperto e d'indubbio valore,
Michele Ainis, messinese classe 1973 già al
Danieli di Venezia, a
La Terrazza dell’hotel
Eden e all'
Aroma Restaurant di Roma, all'
Attimi by Heinz Beck di Milano e all'allora
Iyo Aalto, sempre nel capoluogo lombardo. Le sue monoporzioni sono una vera delizia, si possono gustare tutto il giorno anche al bar dell'hotel.
Che dire invece della cucina di Pandolfo? È di territorio, di cuore, di testa. Racconta certamente le origini dello chef e i luoghi circostanti; è sincera, vera, senza troppe sovrastrutture; declina anche concetti ormai davvero necessari per un giovane chef contemporaneo, il no waste, l'attenzione alla sostenibilità, l'idea stessa di una certa consonanza con la natura.

Tagliata di tonno con cipolla in agrodolce e biete ripassate
Pandolfo tratta con enorme rispetto la materia prima eccellente della quale dispone. Lo abbiamo già percepito a pranzo, nel nuovo bistrot del
Ngonia Bay, al pianterreno, proprio di fronte alla spiaggia, si chiama
Fish Bar: qui si gustano piatti semplici ma che ci hanno sorpreso, cura e armonia assolute nel
Crudo di mare, spettacolare nell'uso del sale e nella freschezza degli elementi (il gambero fantastico, firmato
Sua Maestà a San Giovanni La Punta, Catania); ottima anche (giusto cotta un po' troppo) la
Tagliata di tonno con contrappunto gustativo perfetto, cipolle in agrodolce e biete spadellate.
La sera invece, si sale in terrazza per il fine dining del ristorante principale. Considerazioni: lo chef è bravo e ha ulteriori ottime potenzialità di crescita, perché è tipicamente nella fase in cui sta trovando il fil rouge personale tra le varie esperienze pregresse face to face con quella attuale. Non ha ancora elaborato del tutto una sintesi finale ma è solo questione di mesi, settimane, giorni. È poi nel posto giusto, che gli garantisce materia prima eccellente e anche crescenti spazi per seminare i propri orti, letteralmente. Scommettiamo quindi sul suo avvenire... a patto che si decida a imporre una minore cottura del pesce, sempre un po' oltre il punto ideale.
Vi raccontiamo quindi il nostro pasto, le foto sono di Tanio Liotta.

Sfera di insalata di pomodoro liquida e acciuga

Rigatoni alla norma e ricotta infornata

Panino alla zucca spinosa in conserva, coppa di testa e prosciutto crudo

Mare di plastica, per denunciare l'inquinamento marino: finta plastica di pelle di latte essiccata, burro montato al limone e colatura di alici

Tacos di tonno e guacamole

Sandwich di gamberetto di nassa e maionese del suo corallo

Anguria marinata, cipolla in agrodolce, gambero rosso di Sicilia, formaggio fresco di capra

Seppia aglio olio e peperoncino, crumble di pane al nero

Delizioso questo piccolo assaggio, potente, intenso...

...è una Cozza alla marinara in air bag di pane al nero

Merluzzo alla pizzaiola, la sua pelle soffiata, latte di mandorla, riccio di mare, olio alla melissa

L'impronta nordica di Pandolfo, che deriva dalle sue esperienze, emerge in questo Carota, panna acida e finocchietto selvatico (quattro tipi di carota, ossia bianca, arancione, gialla e viola, poi estratto di carote e aceto di mele. La nota acetica è fin troppo sottotraccia)

Ventresca di tonno rosso arrosto, insalata di erbe aromatiche, salsa ristretta di melanzane

Cernia, sedano, cetriolo, nepitella, salsa di cernia, vino bianco e burro

Anolini alla ricotta di pecora, crema di nasturzio, spuma al limone, briciole di pane alle acciughe e bottarga di tonno

Spaghetto al pomodoro in bianco, gamberi rossi e la sua salsa

Ricciola arrosto, cipolla fondente all'aceto di mele, spuma di mandorle e polvere di cappero. Un minuto di cottura di troppo

Assolutamente squisita questa Costata di manzo di razza modicana, pomodori verdi fritti e carbone vegetale, qui il punto di cottura è perfetto. Lo chef seleziona vacche a fine carriera e le consegna alla brace dello yakitori, per poi condire con polvere di funghi e cipolla

Granita di rapa rossa e mirtilli, gelato al finocchietto selvatico

Una bella idea di Ainis: riscoprire la manna

Eccellente il Giardino di Sicilia: cremoso di pistacchi e mandorle, gel al liquore di manna, polvere di spugna al pistacchio, gelato di ricotta di pecora e manna, chips alla vaniglia

Bavarese di nocciole, cremoso di mascarpone, sorbetto di limone e bergamotto, chips alla vaniglia