16-11-2017
Norbert Niederkofler festeggia la terza stella tra il sous Michele Lazzarini, il pastry chef Andrea Tortora e gli altri principali membri della sua brigata
Appetizer (tutte le foto sono di Tanio Liotta). Il menu dei 20 anni è disponibile fino al 30 giugno
2011 - Insalata di erbe del Maso Aspinger
2006 - Solo pomodoro
2001 - Carpaccio di scampi con vinaigrette di finocchio e melone
2007 - Vitello tonnato St. Hubertus
2010 - Orto di lumache
2000 - Variazione di fegato grasso d’oca, creme brûlée e terrina di fegato grasso con anguilla
2009 - Tortelli ripieni con zabaione di porcini, aglio nero fermentato, olio di abete e crumble di porcini
2012 - Orzotto con burro di capra, gelatina di verbena al limone
1996 - Tagliolini con rapa bianca, tartufo nero di Norcia e rucola
2013 - Gnocchi di rapa rossa, terra di birra e crema di daikon
1997 - Risotto al pino mugo con petto di faraona affumicata
2002 - Risotto con wasabi e anguillla leggermente affumicata
2016 - Salmerino & Cavoli
1999 - Triglia ripiena con pomodori e basilico su calamari croccanti e salsa al coriandolo
2004 - “Geröstel” di sanguinaccio con rombo, scalogno e fegato grasso affumicato
2005 - Trippa al latte, schiuma di vino Terlano
2003 - Variazione di maialino da latte
1998 - Filetto di bue di malga in crosta di sale e fieno
Predessert
2015 - Millefoglie al cioccolato, gelato alla stracciatella, essenza di pesca di saturnia
2014 - Enrosadira (significa "tramonto" in ladino)
2008 - Tarte Tatin
Ha appena raggiunto la vetta dopo una lunga scalata: Norbert Niederkofler è il nuovo tre stelle d'Italia, il quattordicesimo in assoluto nella nostra storia. Lo scorso anno aveva celebrato i due decenni di St. Hubertus con un menu speciale che proponeva 20 piatti, uno per anno, in una carrellata indimenticabile che vogliamo tornare a raccontarvi, con il pezzo che scrivemmo per l'occasione. Si chiudeva così, quasi profeticamente: "Ed è la stessa consapevolezza placida ma determinata che gli suggerisce di puntare verso la sua prossima meta, con tranquillità: «Sono nato in montagna. Quando si scala una cima, non si torna indietro a 50 metri dal traguardo». Christian Rainer, che al suo fianco inebria sala e cantina di estrosa perfezione, annuisce: lassù ci sono le tre stelle, ormai davvero a portata di mano".
Il ventennio buono è quello di Norbert Niederkofler. Passare in rassegna (e all’assaggio) venti dei suoi piatti, uno per anno, rappresentativi dunque di uno straordinario percorso di cucina ma soprattutto di vita, significa tastare con mano una costante: la straordinaria modernità di uno chef forse troppo schivo per diventare un comunicatore, troppo geograficamente periferico per assurgere ad alfiere riconosciuto della contemporaneità tricolore. Ma anche troppo bravo per non essere considerato stella polare della nostra ristorazione, una delle sue declinazioni migliori, anche culturalmente. E’ un piccolo gigante difeso dalle montagne che racchiudono la sua val Badia, ma che per lui sono nel contempo la salda radice territoriale e un trampolino per una visione che abbraccia la terra intera.
Sono vent’anni che Niederkofler lavora al St. Hubertus: iniziò nel 1997 da una pizzeria, insieme alla famiglia Pizzinini, come racconta nella videointervista che potete cliccare qui sopra. Ha compiuto da allora un cammino infinito, quasi avesse scalato non solo le cime dolomitiche, ma l’Everest chissà quante volte e altre ancora. Passo fermo, costante, facendo attenzione che l’aria pura ossigeni sempre per bene il cervello, giacché Niederkofler è – prima ancora che un grande cuoco – un uomo intelligente e preparato, sufficientemente esperto del mondo - che ha ben conosciuto durante i suoi innumerevoli viaggi - per adottare uno sguardo ironico e distaccato nei confronti delle piccolezze del circostante.
Sono totalmente moderni, anche quelli ormai maggiorenni, «passandoli in rassegna per definire questo mio menu dei venti anni, me ne sono reso conto. E’ un vero peccato rinunciarvi», ci spiega. Ma occorre farlo, ne è consapevole, perché il prossimo obiettivo è sempre più avanti, l’uomo che smette di investigare è già morto.
Foto Simona Malattia
Poi però Niederkofler scopre che il viaggio è (anche) quello dietro casa: «Andare sull’essenziale», ci sintetizza. Nasce il progetto Cook the Mountain, nel 2013. Lo spiega così: «Sono un individuo. Come lo sei tu. Ho le mie forze e le mie debolezze. Come le hanno tutti. Cerco di essere genuino ma non sempre ci riesco. E tu? Quando riesco a far sentire alle persone il profumo e il sapore familiari della mia terra, sono semplicemente felice». E ancora: «Avete mai cercato "fonduta di betulla" su Google? Un po' imbarazzato ma soddisfatto ho scoperto che il Carpaccio di vitello da latte, tuberi, fonduta di betulla con erbette è l'unico risultato trovato (una sua ricetta, ndr). Mi sono posto quindi come obiettivo questa eccezionalità: la visione di creare piatti delicati e inconfondibili dal ricchissimo tesoro che ci offre la natura altoatesina. Il tentativo di conferire un granello di eleganza all’originario». (Sono parole che traiamo dal suo sito www.n-n.it, francamente non avremmo potuto trovarne di migliori).
E’ la stessa che l’ha spinto a volere Care’s (ne abbiamo parlato a lungo, ad esempio qui e qui); a spingersi cioè verso la nuova frontiera, quella del cuoco responsabile socialmente, conscio dl proprio nuovo ruolo, non solo partecipe ma autore del dibattito sull’ambiente, la sostenibilità, il pianeta (qui un suo ulteriore intervento). Mai chiuso tra le proprie montagne, che pur ama alla follia, tanto da progettare per Care’s un secondo appuntamento annuale, sull’isola di Salina, cioè dall’altra parte del globo rispetto a San Cassiano.
Ed è la stessa consapevolezza placida ma determinata che gli suggerisce di puntare verso la sua prossima meta, con tranquillità: «Sono nato in montagna. Quando si scala una cima, non si torna indietro a 50 metri dal traguardo». Christian Rainer, che al suo fianco inebria sala e cantina di estrosa perfezione, annuisce: lassù ci sono le tre stelle, ormai davvero a portata di mano.
Gita fuoriporta o viaggio dall'altra parte del mondo? La meta è comunque golosa, per Carlo Passera
di
classe 1974, milanese orgoglioso di esserlo, giornalista professionista dal 1999, ossia un millennio fa, si è a lungo occupato di politica e nel tempo libero di cibo. Ora fa l'opposto ed è assai contento così. Appena può, si butta su viaggi e buona tavola. Coordinatore della redazione di identitagolose.it e curatore della Guida di Identità Golose alle Pizzerie e Cocktail Bar d'autore. Instagram: carlopassera
Gita fuoriporta o viaggio all’estero? La meta è comunque golosa. Lo è perlomeno per il nostro Carlo Passera, alias Carlo Mangio. Un cibo succulento le sue parole, che stimolano curiosità e salivazione, pensieri limpidi, tanta sostanza per una delle penne più interessanti del panorama gastronomico nazionale