Allora, premessa doverosa: si mangia molto bene, al Casamatta del Vinilia Wine Resort, in Puglia. Ma la prima cosa che ci piace sottolineare è un’altra: sono l’impegno e l’amore per il proprio territorio dimostrato dalla famiglia Lacaita – grossi imprenditori nel campo metalmeccanico a Torricelle (Taranto) – che vi dispiega un forte investimento non solo imprenditoriale, ma anche umano.
Siamo a Manduria, in contrada Scrasciosa, cuore del Salento, tra distese di ulivi e di Primitivo, a pochi passi dal mare e non distanti dalla foce del fiume Chidro. Qui una dimora degli inizi del ‘900 - ed edificata a suo tempo come un maniero in stile neo-medioevale per essere eccentrica residenza estiva della nobile famiglia degli Schiavone – era ormai disabitata da tempo e afflitta da pluridecennale degrado.
Merito dei
Lacaita averla riportata a fastoso splendore, dopo un’attenta attività di restauro conservativo; altro merito, nell’averla innervata di quella passione che spinge patron
Pietro a mantenere un forte legame con la terra, lui figlio di contadini, c’è sua mamma
Pina ancora impegnata ad accudire orto e frutteto dal quale ricava splendide marmellate. Il figlio si destreggia a sua volta nella conduzione di 140 ettari di azienda agricola in campi sparsi qua e là nell’area, con olivi, frutta e ortaggi di produzione biologica, ma soprattutto 60 ettari vitati che regalano linfa (e mosti) alla cantina di proprietà,
Trullo di Pezza, attiva da 5 anni.
Le figlie
Simona e
Marika danno una mano a papà
Pietro in queste attività: e sono decisive nella conduzione del resort, aperto lo scorso anno - presto avrà piscina e spa, lavori in corso – e che ha puntato fin da subito anche sulla cucina, prima con la consulenza di
Valeria Piccini, ora col volo libero di
Pietro Penna, classe 1984 da Specchia, una novantina di km più a Sud, tra Maglie e la punta di Leuca. Tipo davvero interessante, il suddetto
Penna: silenzioso,
no frills, nessun trionfalismo da profeta in patria. Farà buona strada, e non effimera, perché in lui (e nei suoi piatti) non c’è alcuna futile apparenza.

Pietro Penna con Valeria Piccini
Al
Casamatta, appunto il ristorante del
Vinilia inaugurato nel febbraio scorso, per lo chef è stata una specie di ritorno a casa, dopo quattro anni e mezzo con
Sergio Mei al
Four Seasons a Milano, quindi un’esperienza importante al
George V, due stelle Michelin, guidato da
Eric Briffard a Parigi («Sono stato il primo chef italiano») e un passato prossimo di nuovo nel capoluogo lombardo, al
Pier 52, cucina di mare. Tale percorso ha innervato il suo stile di concretezza e rispetto della materia prima: due caratteristiche fondamentali per un ristorante come il
Casamatta, che accoglie il commensale esterno ma è pensato anche per il cliente soggiornante al
Vinilia – magari l’enoturista straniero che ne approfitta per una degustazione di bottiglie in loco – e che a tavola ritrova appieno la suadenza della migliore Puglia gastronomica.

Michele De Ciro, bartender e maître, laureato al Dams di Bologna in Storia del cinema ma poi attirato da tutt'altro, prepara il Mc75, cocktail a base di gin Hendrick, vino rosé, estratto di pepe rosa ed estratto di lavanda. Il nome deriva dalle iniziali di Monica Caradonna, giornalista che ha ispirato il cocktail stesso
Voglio dire: che sia scelta pianificata o fortuita coincidenza,
Penna funziona davvero bene, è un profilo ideale. Attorno a lui si stringe un giovane staff, con
Michele De Ciro bartender e maître e
Angelo La Veneziana sommelier. Rendono l’appuntamento a cena assai piacevole: aiuta l’aperitivo iniziale
by De Ciro, ma fondamentali sono i piatti di
Penna, ben strutturati, golosi il giusto senza risultare banalmente piacioni, sanamente territoriali ma mai troppo didascalici. Ottima tecnica, cotture adeguate.

Carpaccio di manzetta delle Murge, primo sale, lampascioni e fave
Così, dopo il gustoso
Capesante, cozze e vongole con spuma di mare (grande materia prima), è un piacere addentare il
Carpaccio di manzetta delle Murge, primo sale, lampascioni e fave, connubio perfetto e di ottimo equilibrio, la carne è favolosa. Squisite poi le
Ruote pazze Benedetto Cavalieri, cacio, pepe e ricci di mare, primo inevitabilmente muscoloso ma di bontà eccelsa, senza se né ma, pura golosità nostrana da far impazzire lo straniero, e non solo.

Ruote pazze Benedetto Cavalieri, cacio, pepe e ricci di mare

Guancia di manzo, patata, salsa al prezzemolo e topinambur
Abbiamo proseguito con il
Tortello di scorfano e burrata, piselli e rucola selvatica, ben eseguito e davvero armonico, quindi con
Seppia arrostita, radicchio tardivo, cardoncelli, salsa al nero di seppia, per finire la parte salata con
Guancia di manzo, patata, salsa al prezzemolo e topinambur, bontà fondente con ottimo gioco di texture.
Tutto funziona, nessuna pecca né tecnica né stilistica, come anche per il dolce: Crema pasticcera e meringa, cremoso al limone, spuma di limone e granella di biscotto. Penna sa il fatto suo.