14-07-2024

Nel giallo dell'estate, le vittime sono i grandi cuochi italiani

Luca Iaccarino, sette anni dopo un romanzo in cui a finire male erano gli chef torinesi, ne pubblica uno in cui gli assassinati sono grandi firme della cucina italiana. Ma è una cameriera a prendersi il centro della scena...

Un dettaglio della copertina del nuovo romanzo di

Un dettaglio della copertina del nuovo romanzo di Luca Iaccarino

Lo avevamo raccontato sette anni fa, in questo articolo, il libro di Luca Iaccarino Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi di Torino, pubblicato da EDT, casa editrice di cui l'autore è anche food editor. Il giornalista gastronomico, che potete leggere sul Corriere della Sera e su D - Repubblica, in quel primo romanzo, scritto con spirito giocoso, aveva raccontato la scena gastronomica della sua città con una chiave particolare: facendo assassinare pagina dopo pagina i cuochi di cui aveva deciso di parlare.

Nel 2024, come in ogni giallo che si rispetti, Iaccarino torna sulla scena del delitto, questa volta con maggior ambizione: Torino non gli basta più e così a finir male sono alcuni dei cuochi più famosi d'Italia. Si parte da Cannavacciuolo, gli altri li potete scoprire tra le pagine di Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d'Italia, sempre EDT, 336 pagine, 15 euro.

«Si uccide quel che si ama, come diceva Oscar Wilde, e io amo il cibo, la cucina e naturalmente anche i cuochi», spiega l'autore che poi continua: «Gioco però anche sul fatto che invece qualcuno i cuochi vorrebbe ucciderli davvero, adesso che sono così esposti. Come sempre a tanta fama corrispondono anche tanti detrattori. Sette anni mi ero ispirato al film degli anni '70, Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d'Europa. Volevo raccontare la cucina torinese e piemontese, ma invece che farlo da giornalista, con un lavoro saggistico, mi improvvisai narratore perché pensavo che mettere la cucina piemontese in un giallo avrebbe potuto essere più divertente. Questa volta credo che sia un'operazione più audace: questo è un romanzo vero e proprio, credo che sia un buon giallo da ombrellone, visto che la stagione lo richiede. Anche in questo caso però, se il primo rappresentava un modo per parlare della cucina piemontese, questo è un modo per parlare della cucina italiana».

Luca Iaccarino

Luca Iaccarino

Della cucina e di quello che circonda la cucina: già nel primo romanzo compariva sulla scena un personaggio davvero irresistibile, Gianfrancesco Bottaioli, firma gastronomica di punta del quotidiano per cui lavora, da suo sottoposto, la voce narrante del libro, che casualmente si chiama Iaccarino. Un uomo iracondo e presuntuoso, aggressivo e maligno, goloso e avido. Un vero cattivo, insomma: «Persino più spregevole dell'assassino del romanzo - conferma Iaccarino - è un anziano critico gastronomico, un rappresentante della Prima Repubblica della critica, per intendere quei vecchi giornalisti abituati ad avere molto potere e ad abusarne. Il mio alter-ego nel romanzo ne è costantemente la vittima e lo odia con tutte le sue forze».

Continuando a parlarci dell'immaginario Bottaioli, Luca Iaccarino torna con la memoria al libro di sette anni fa: «In molti mi chiesero allora se quel personaggio fosse stato ispirato da qualcuno in carne e ossa: ho sempre spiegato che lo consideravo una summa di tante persone a cui mi è capitato di pensare. Però mi fa sorridere ricordare come qualche settimana dopo l'uscita di quel primo romanzo, mi chiamarono ben tre giornalisti "vecchio stile", maledicendomi perché si sentivano direttamente chiamati in causa, perché si erano riconosciuti. A dimostrazione che un personaggio come questo è soprattutto un archetipo, un modello».

Se c'è una Prima Repubblica della critica gastronomica, c'è forse anche in cucina. Magari in particolare nell'impostazione iper-gerarchica delle brigate, nell'imposizione di una disciplina che assomiglia a quella militare. In questo nuovo romanzo, Iaccarino ha trovato il modo per far vedere in controluce, solo apparentemente celati dalla trama del giallo, proprio questi eccessi e i malesseri, anche profondi, che provocano.

«E' un po' il punto centrale di questo libro, che non è una favola, quindi non ha una morale. Però c'è questo tema che volevo affrontare tra le righe di una commedia, ci sono delle zone d'ombra. È un tema ben noto a chi come noi si occupa di cucina, se ci debba essere una relazione tra qualità del cibo, qualità dell'esperienza e qualità del lavoro di chi lavora nei ristoranti, cioè se sia necessario occuparsi anche di temi etici e di relazioni umane. Un tempo la risposta era esplicitamente "no", per fortuna adesso la risposta è "sì". Diciamo che la soluzione del giallo ha proprio a che fare con la natura tossica e intollerabile dei rapporti che si instaurano in certe cucine».

E non è certamente un caso che al centro delle vicende del libro - su cui restiamo vaghi per non rovinare il gusto, la nota croccante, diremmo in chiave autoironica - ci sia una una giovane cameriera di nome Jessica, di cui si segue la storia da quando è allieva di un alberghiero nelle Marche, per poi fare le stagioni in Romagna, fino a girare per i grandi ristoranti d'Italia e del mondo.

«Per me - ci spiega Iaccarino - questo personaggio è lo strumento per raccontare il dietro le quinte dei ristoranti. Per scrivere di come possa essere difficile e faticoso questo lavoro, ma anche come possa anche essere invece meraviglioso e stimolante. Io ci lavorerei in un ristorante, con piacere, e guadagnerei probabilmente di più di quello che guadagno come giornalista. Ma non a caso Jessica è una cameriera: tutto il libro infatti è dedicato a cameriere e camerieri. Se domani andassi a lavorare in un ristorante preferirei farlo in sala, non in cucina».

Questi elementi, e altri ancora, rendono la lettura di Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d'Italia leggera e divertente, ma per nulla superficiale. Ed è davvero una dichiarazione d'amore per la ristorazione, per la cucina, e soprattutto per le donne e gli uomini che la interpretano ogni giorno (anche quelli che nel libro finiscono stecchiti).


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Niccolò Vecchia

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Niccolò Vecchia

Giornalista milanese. A 8 anni gli hanno regalato un disco di Springsteen e non si è più ripreso. Musica e gastronomia sono le sue passioni. Fa parte della redazione di Identità Golose dal 2014, dal 1997 è voce di Radio Popolare 
Instagram: @NiccoloVecchia

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