16-10-2011

Adria, il pranzo in famiglia

Nel suo ultimo libro, il catalano ha raccolto le ricette dei piatti fatti per i dipendenti del Bulli

Uno dei più celebri ritratti di un giovane Ferran

Uno dei più celebri ritratti di un giovane Ferran Adrià, uno scatto del fotografo Francesc Guillamet allo chef che ha segnato gli ultimi vent'anni della ristrorazione mondiale, rivoluzionata anno dopo anno. Sulla parete del ristorante di Cala Montjoi il disegno della faccia di un bulldog, da cui l'insegna el Bulli. Adrià è nato a L'Hospitalet de Llobregat il 14 maggio 1962, l'anno prossimo compirà cinquant'anni.

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La copertina dell’ultimo libro di Ferran Adrià: Il pranzo in famiglia. In uno strillo è scritto che si tratta del “primo e unico libro di ricette per cucinare a casa del leggendario ristorante el Bulli”. Verissimo: tempio della cucina creativa, nessuno sarebbe andato fino a Roses sulla costa mediterranea a ridosso del confine tra la Spagna e la Francia per i Fagioli con le vongole o l’Insalata Waldorf, almeno non nelle loro versioni tradizionali e quotidiane. Però i 75 che ogni giorno dovevano sfamarsi (il ristorante ha chiuso a fine luglio per essere trasformato in una fondazione per la ricerca gastronomica) lo facevano con i menù raccontati nelle pagine edite da Phaidon. Piatti rassicuranti, raccontati perché “dopo l’annuncio della chiusura ci è sembrato un sacrilegio lasciare che il loro lavoro ammuffisse in un cassetto”.

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La copertina dell’ultimo libro di Ferran Adrià: Il pranzo in famiglia. In uno strillo è scritto che si tratta del “primo e unico libro di ricette per cucinare a casa del leggendario ristorante el Bulli”. Verissimo: tempio della cucina creativa, nessuno sarebbe andato fino a Roses sulla costa mediterranea a ridosso del confine tra la Spagna e la Francia per i Fagioli con le vongole o l’Insalata Waldorf, almeno non nelle loro versioni tradizionali e quotidiane. Però i 75 che ogni giorno dovevano sfamarsi (il ristorante ha chiuso a fine luglio per essere trasformato in una fondazione per la ricerca gastronomica) lo facevano con i menù raccontati nelle pagine edite da Phaidon. Piatti rassicuranti, raccontati perché “dopo l’annuncio della chiusura ci è sembrato un sacrilegio lasciare che il loro lavoro ammuffisse in un cassetto”.

Nel primo pasto proposto, che si apre con la Caesar salad e si chiude con la Torta Santiago, bassa, alle mandorle, spicca il Cheeseburger con le patatine. Ovviamente la ricetta è all’insegna del fai da te e l’indicazione è per 250 di carne di manzo macinata di alta qualità (per due persone, ma servivano 8 chili per i 75 bullini), ma “per comodità potete utilizzare hamburger di buona qualità già pronti”. Poi i consigli utili: “Potete aggiungere i contorni e i condimenti che preperiti, come cipolle, pomodori, cetriolini sott’aceto, senape, ketchup e maionese. Per preparare le cipolle caramellate, affettate finemente delle cipolle e cuocetele a fuoco basso con poco olio per circa un’ora, facendole appassire e dorare.
La foto è di Francesc Guillamet.

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La copertina dell’ultimo libro di Ferran Adrià: Il pranzo in famiglia. In uno strillo è scritto che si tratta del “primo e unico libro di ricette per cucinare a casa del leggendario ristorante el Bulli”. Verissimo: tempio della cucina creativa, nessuno sarebbe andato fino a Roses sulla costa mediterranea a ridosso del confine tra la Spagna e la Francia per i Fagioli con le vongole o l’Insalata Waldorf, almeno non nelle loro versioni tradizionali e quotidiane. Però i 75 che ogni giorno dovevano sfamarsi (il ristorante ha chiuso a fine luglio per essere trasformato in una fondazione per la ricerca gastronomica) lo facevano con i menù raccontati nelle pagine edite da Phaidon. Piatti rassicuranti, raccontati perché “dopo l’annuncio della chiusura ci è sembrato un sacrilegio lasciare che il loro lavoro ammuffisse in un cassetto”.








Nel primo pasto proposto, che si apre con la Caesar salad e si chiude con la Torta Santiago, bassa, alle mandorle, spicca il Cheeseburger con le patatine. Ovviamente la ricetta è all’insegna del fai da te e l’indicazione è per 250 di carne di manzo macinata di alta qualità (per due persone, ma servivano 8 chili per i 75 bullini), ma “per comodità potete utilizzare hamburger di buona qualità già pronti”. Poi i consigli utili: “Potete aggiungere i contorni e i condimenti che preperiti, come cipolle, pomodori, cetriolini sott’aceto, senape, ketchup e maionese. Per preparare le cipolle caramellate, affettate finemente delle cipolle e cuocetele a fuoco basso con poco olio per circa un’ora, facendole appassire e dorare.
La foto è di Francesc Guillamet.

Particolarmente ricco il settimo pranzo perché al Risotto allo zafferano con funghi segue il Tacchino alla catalana con la Spuma di yogurt con fragole in dolce chiusura. Il tacchino, cosce di tacchino per la precisione, in questa versione ha le note dolci dell’uvetta e delle prugne secche denocciolate (che rabbia quando qualcuno non toglie il nocciolo) e la piacevolezza dei pinoli.
Il Risotto allo zafferano si differenzia in alcuni momenti da quello canonico alla milanese. La cipolla ad esempio è rosolata nell’olio e non nel burro, rosolata in fondo rapidamente perché vengono indicati 5 minuti, e non 10 o 15. Il burro viene usato in chiusura per la mantecatura con un insolito tocco finale: succo di limone.
E i funghi? Champignon, crudi. Adrià li taglia con la mandolina e li fa cadere a pioggia sul risotto già porzionato nella fondina: “Il calore del riso farà leggermente appassire i funghi”.
La foto è di Francesc Guillamet.

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La copertina dell’ultimo libro di Ferran Adrià: Il pranzo in famiglia. In uno strillo è scritto che si tratta del “primo e unico libro di ricette per cucinare a casa del leggendario ristorante el Bulli”. Verissimo: tempio della cucina creativa, nessuno sarebbe andato fino a Roses sulla costa mediterranea a ridosso del confine tra la Spagna e la Francia per i Fagioli con le vongole o l’Insalata Waldorf, almeno non nelle loro versioni tradizionali e quotidiane. Però i 75 che ogni giorno dovevano sfamarsi (il ristorante ha chiuso a fine luglio per essere trasformato in una fondazione per la ricerca gastronomica) lo facevano con i menù raccontati nelle pagine edite da Phaidon. Piatti rassicuranti, raccontati perché “dopo l’annuncio della chiusura ci è sembrato un sacrilegio lasciare che il loro lavoro ammuffisse in un cassetto”.








Nel primo pasto proposto, che si apre con la Caesar salad e si chiude con la Torta Santiago, bassa, alle mandorle, spicca il Cheeseburger con le patatine. Ovviamente la ricetta è all’insegna del fai da te e l’indicazione è per 250 di carne di manzo macinata di alta qualità (per due persone, ma servivano 8 chili per i 75 bullini), ma “per comodità potete utilizzare hamburger di buona qualità già pronti”. Poi i consigli utili: “Potete aggiungere i contorni e i condimenti che preperiti, come cipolle, pomodori, cetriolini sott’aceto, senape, ketchup e maionese. Per preparare le cipolle caramellate, affettate finemente delle cipolle e cuocetele a fuoco basso con poco olio per circa un’ora, facendole appassire e dorare.
La foto è di Francesc Guillamet.








Particolarmente ricco il settimo pranzo perché al Risotto allo zafferano con funghi segue il Tacchino alla catalana con la Spuma di yogurt con fragole in dolce chiusura. Il tacchino, cosce di tacchino per la precisione, in questa versione ha le note dolci dell’uvetta e delle prugne secche denocciolate (che rabbia quando qualcuno non toglie il nocciolo) e la piacevolezza dei pinoli.
Il Risotto allo zafferano si differenzia in alcuni momenti da quello canonico alla milanese. La cipolla ad esempio è rosolata nell’olio e non nel burro, rosolata in fondo rapidamente perché vengono indicati 5 minuti, e non 10 o 15. Il burro viene usato in chiusura per la mantecatura con un insolito tocco finale: succo di limone.
E i funghi? Champignon, crudi. Adrià li taglia con la mandolina e li fa cadere a pioggia sul risotto già porzionato nella fondina: “Il calore del riso farà leggermente appassire i funghi”.
La foto è di Francesc Guillamet.

Il pranzo 22 contempla un Ananas con melassa e lime che ben poco mi emoziona, al contrario degli altri due piatti, i Piselli e prosciutto e il Pollo arrosto con patatine, piatti di tante tavole non solo in Spagna e Italia. Rispetto ai Piselli e prosciutto a cui sono abituato (e che gradisco molto), al Bulli preferiscono il prosciutto crudo a quello cotto. C’è pure una intrigante nota di cannella (in stecche) e anche una di menta, mentre i piselli sono surgelati. In stagione mille volte meglio quelli freschi, fini e dolci ma in famiglia o tra amici è una cosa in 75 tutta un’altra.
La foto è di Francesc Guillamet.

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La copertina dell’ultimo libro di Ferran Adrià: Il pranzo in famiglia. In uno strillo è scritto che si tratta del “primo e unico libro di ricette per cucinare a casa del leggendario ristorante el Bulli”. Verissimo: tempio della cucina creativa, nessuno sarebbe andato fino a Roses sulla costa mediterranea a ridosso del confine tra la Spagna e la Francia per i Fagioli con le vongole o l’Insalata Waldorf, almeno non nelle loro versioni tradizionali e quotidiane. Però i 75 che ogni giorno dovevano sfamarsi (il ristorante ha chiuso a fine luglio per essere trasformato in una fondazione per la ricerca gastronomica) lo facevano con i menù raccontati nelle pagine edite da Phaidon. Piatti rassicuranti, raccontati perché “dopo l’annuncio della chiusura ci è sembrato un sacrilegio lasciare che il loro lavoro ammuffisse in un cassetto”.








Nel primo pasto proposto, che si apre con la Caesar salad e si chiude con la Torta Santiago, bassa, alle mandorle, spicca il Cheeseburger con le patatine. Ovviamente la ricetta è all’insegna del fai da te e l’indicazione è per 250 di carne di manzo macinata di alta qualità (per due persone, ma servivano 8 chili per i 75 bullini), ma “per comodità potete utilizzare hamburger di buona qualità già pronti”. Poi i consigli utili: “Potete aggiungere i contorni e i condimenti che preperiti, come cipolle, pomodori, cetriolini sott’aceto, senape, ketchup e maionese. Per preparare le cipolle caramellate, affettate finemente delle cipolle e cuocetele a fuoco basso con poco olio per circa un’ora, facendole appassire e dorare.
La foto è di Francesc Guillamet.








Particolarmente ricco il settimo pranzo perché al Risotto allo zafferano con funghi segue il Tacchino alla catalana con la Spuma di yogurt con fragole in dolce chiusura. Il tacchino, cosce di tacchino per la precisione, in questa versione ha le note dolci dell’uvetta e delle prugne secche denocciolate (che rabbia quando qualcuno non toglie il nocciolo) e la piacevolezza dei pinoli.
Il Risotto allo zafferano si differenzia in alcuni momenti da quello canonico alla milanese. La cipolla ad esempio è rosolata nell’olio e non nel burro, rosolata in fondo rapidamente perché vengono indicati 5 minuti, e non 10 o 15. Il burro viene usato in chiusura per la mantecatura con un insolito tocco finale: succo di limone.
E i funghi? Champignon, crudi. Adrià li taglia con la mandolina e li fa cadere a pioggia sul risotto già porzionato nella fondina: “Il calore del riso farà leggermente appassire i funghi”.
La foto è di Francesc Guillamet.








Il pranzo 22 contempla un Ananas con melassa e lime che ben poco mi emoziona, al contrario degli altri due piatti, i Piselli e prosciutto e il Pollo arrosto con patatine, piatti di tante tavole non solo in Spagna e Italia. Rispetto ai Piselli e prosciutto a cui sono abituato (e che gradisco molto), al Bulli preferiscono il prosciutto crudo a quello cotto. C’è pure una intrigante nota di cannella (in stecche) e anche una di menta, mentre i piselli sono surgelati. In stagione mille volte meglio quelli freschi, fini e dolci ma in famiglia o tra amici è una cosa in 75 tutta un’altra.
La foto è di Francesc Guillamet.

“In catalano questa ricetta tradizionale si chiama pollo a l’ast. Si tratta di pollo allo spiedo condito con limone ed erbe aromatiche”. Ast ovvero spiedo, la tradizione catalana è anche la nostra. Personalmente preferisco parlare di pollo arrosto, due parole che riempiono la bocca al solo pronunciarle.
Tra i consigli del libro quello della salsa: “Irrorate con il vino e l’acqua e staccate il fondo di cottura dal tegame con un cucchiaio di legno. Fate sobbollire sino a ottenere una salsina.
Per Adrià un pollo è sufficiente per 4 persone, ma io adoro prepararne uno tutto per me, con i due metti messi da parte per farmi un’insalata il pasto seguente.
La foto è di Francesc Guillamet.

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La copertina dell’ultimo libro di Ferran Adrià: Il pranzo in famiglia. In uno strillo è scritto che si tratta del “primo e unico libro di ricette per cucinare a casa del leggendario ristorante el Bulli”. Verissimo: tempio della cucina creativa, nessuno sarebbe andato fino a Roses sulla costa mediterranea a ridosso del confine tra la Spagna e la Francia per i Fagioli con le vongole o l’Insalata Waldorf, almeno non nelle loro versioni tradizionali e quotidiane. Però i 75 che ogni giorno dovevano sfamarsi (il ristorante ha chiuso a fine luglio per essere trasformato in una fondazione per la ricerca gastronomica) lo facevano con i menù raccontati nelle pagine edite da Phaidon. Piatti rassicuranti, raccontati perché “dopo l’annuncio della chiusura ci è sembrato un sacrilegio lasciare che il loro lavoro ammuffisse in un cassetto”.








Nel primo pasto proposto, che si apre con la Caesar salad e si chiude con la Torta Santiago, bassa, alle mandorle, spicca il Cheeseburger con le patatine. Ovviamente la ricetta è all’insegna del fai da te e l’indicazione è per 250 di carne di manzo macinata di alta qualità (per due persone, ma servivano 8 chili per i 75 bullini), ma “per comodità potete utilizzare hamburger di buona qualità già pronti”. Poi i consigli utili: “Potete aggiungere i contorni e i condimenti che preperiti, come cipolle, pomodori, cetriolini sott’aceto, senape, ketchup e maionese. Per preparare le cipolle caramellate, affettate finemente delle cipolle e cuocetele a fuoco basso con poco olio per circa un’ora, facendole appassire e dorare.
La foto è di Francesc Guillamet.








Particolarmente ricco il settimo pranzo perché al Risotto allo zafferano con funghi segue il Tacchino alla catalana con la Spuma di yogurt con fragole in dolce chiusura. Il tacchino, cosce di tacchino per la precisione, in questa versione ha le note dolci dell’uvetta e delle prugne secche denocciolate (che rabbia quando qualcuno non toglie il nocciolo) e la piacevolezza dei pinoli.
Il Risotto allo zafferano si differenzia in alcuni momenti da quello canonico alla milanese. La cipolla ad esempio è rosolata nell’olio e non nel burro, rosolata in fondo rapidamente perché vengono indicati 5 minuti, e non 10 o 15. Il burro viene usato in chiusura per la mantecatura con un insolito tocco finale: succo di limone.
E i funghi? Champignon, crudi. Adrià li taglia con la mandolina e li fa cadere a pioggia sul risotto già porzionato nella fondina: “Il calore del riso farà leggermente appassire i funghi”.
La foto è di Francesc Guillamet.








Il pranzo 22 contempla un Ananas con melassa e lime che ben poco mi emoziona, al contrario degli altri due piatti, i Piselli e prosciutto e il Pollo arrosto con patatine, piatti di tante tavole non solo in Spagna e Italia. Rispetto ai Piselli e prosciutto a cui sono abituato (e che gradisco molto), al Bulli preferiscono il prosciutto crudo a quello cotto. C’è pure una intrigante nota di cannella (in stecche) e anche una di menta, mentre i piselli sono surgelati. In stagione mille volte meglio quelli freschi, fini e dolci ma in famiglia o tra amici è una cosa in 75 tutta un’altra.
La foto è di Francesc Guillamet.








“In catalano questa ricetta tradizionale si chiama pollo a l’ast. Si tratta di pollo allo spiedo condito con limone ed erbe aromatiche”. Ast ovvero spiedo, la tradizione catalana è anche la nostra. Personalmente preferisco parlare di pollo arrosto, due parole che riempiono la bocca al solo pronunciarle.
Tra i consigli del libro quello della salsa: “Irrorate con il vino e l’acqua e staccate il fondo di cottura dal tegame con un cucchiaio di legno. Fate sobbollire sino a ottenere una salsina.
Per Adrià un pollo è sufficiente per 4 persone, ma io adoro prepararne uno tutto per me, con i due metti messi da parte per farmi un’insalata il pasto seguente.
La foto è di Francesc Guillamet.

Al Bulli erano anni che non si poteva ordinare alla carta, così come prima era sparito il carrello dei formaggi e poi il pane. Chi riusciva a prenotare un tavolo era obbligato al menu degustazione, ogni anno nuovo. Per tempo si riceveva una e-mail in cui veniva chiesto se uno soffriva di allergie e quant’altro di pericoloso se nascosto alla cucina. Il resto era una sorpresa, una strepitosa recitazione gastro-teatrale con precisi tempi di servizio. L’elenco dei piatti gustati veniva consegnato al momento del commiato. In apertura di serata chi seguiva il tuo tavolo si sincerava se poteva esserci qualche ingrediente sgradito, tipo il cervello di questo o quell'animale, e i cuochi avrebbero operato un cambio.
Nella foto, il menù della mia ultima cena al Bulli lo scorso 16 febbraio 2011. Grazie Ferran per tutte le emozioni che ho potuto vivere a Cala Montjoi.

Il pranzo in famiglia, sottotitolo “Cucinare a casa con Ferran Adrià”, prezzo di copertina 24,95 euro, non è certo il primo libro di cucina “umana” curato dallo chef catalano e da chi, Eugeni de Diego, per anni ha curato i pasti quotidiani dei 75 dipendenti del Bulli a Rosas in Catalogna. Ricordo ricettari che prendevano ispirazione dalla spesa fatta in una catena di supermercati spagnoli e, più recentemente, La cocina de la salud, a conferma che cucina e salute andranno sempre più a braccetto, però con questa fatica edita da Phaidon anche in italiano (oltre che in inglese, francese, tedesco e giapponese) si entra nel cuore del ristorante chiuso e rifondato a fine luglio.

Si badi bene: la famiglia del titolo è composta da chi lavorava a Cala Montjoi, la famiglia a cui si rivolge il libro è quella dei lettori. Del resto è poi precisato che si tratta di “cucinare a casa con Ferran Adrià”, anche se in verità il mio sogno sarebbe di “cucinare a casa di Ferran Adrià” o imitare un giorno Nicholas Lander che proprio nel Financial Times di questo fine-settimana racconta di quando “Ferran Adrià came to dinner”, ovviamente a casa sua a Londra. Particolare curioso: Lander ha preparato piatti spagnoli.

Quanto al Bulli, lì si cenava alle 6 della sera, tre portate in mezzora e poi si nuovo al lavoro senza tanto perdere tempo perché lì gli orari non erano certo spagnoli visto che alle 7 arrivavano giù i primi clienti. In queste pagine le ricette sono raccontate e illustrate passaggio dopo passaggio, 31 menù per un totale di 93 ricette, dalla Caesar salad alla Crema di melone e menta con pompelmo rosa. I nomi sono rassicuranti, Salsicce con funghi, Pasta alla bolognese, Melone con prosciutto crudo, Spaghetti con pomodoro e basilico, una dimensione quotidiana che umanizza l’immagine di Adrià, un genio che sa declinare la cucina in ogni sua dimensione anche se è passato alla storia per la creatività.

Il libro nasce dal desiderio di non far ammuffire in un cassetto tutte le ricette che hanno scandito i pasti di tutti i giorni del personale, con un retroscena: "Inizialmente avevamo pensato a un libro per soli addetti ai lavori. Esistono tantissimi ristoranti che servono cibo ai propri dipendenti, così l'intento era di dare il nostro contributo con menu variegati e nutrienti creati appositamente per il personale. Poi ci siamo detti: perché non condividere la nostra filosofia anche con ci cucina a casa? Il pranzo in famiglia vuole dimostrare che cucinare con metodo è molto semplice".

Un appunto: le note che nelle pagine spiegano i vari passi di ogni procedimento potevano essere stampate in maniera ben più chiara. Così, messe sopra le foto, con le parole racchiuse nelle nuvolette stile fumetti, si perde molto.

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La copertina dell’ultimo libro di Ferran Adrià: Il pranzo in famiglia. In uno strillo è scritto che si tratta del “primo e unico libro di ricette per cucinare a casa del leggendario ristorante el Bulli”. Verissimo: tempio della cucina creativa, nessuno sarebbe andato fino a Roses sulla costa mediterranea a ridosso del confine tra la Spagna e la Francia per i Fagioli con le vongole o l’Insalata Waldorf, almeno non nelle loro versioni tradizionali e quotidiane. Però i 75 che ogni giorno dovevano sfamarsi (il ristorante ha chiuso a fine luglio per essere trasformato in una fondazione per la ricerca gastronomica) lo facevano con i menù raccontati nelle pagine edite da Phaidon. Piatti rassicuranti, raccontati perché “dopo l’annuncio della chiusura ci è sembrato un sacrilegio lasciare che il loro lavoro ammuffisse in un cassetto”.

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La copertina dell’ultimo libro di Ferran Adrià: Il pranzo in famiglia. In uno strillo è scritto che si tratta del “primo e unico libro di ricette per cucinare a casa del leggendario ristorante el Bulli”. Verissimo: tempio della cucina creativa, nessuno sarebbe andato fino a Roses sulla costa mediterranea a ridosso del confine tra la Spagna e la Francia per i Fagioli con le vongole o l’Insalata Waldorf, almeno non nelle loro versioni tradizionali e quotidiane. Però i 75 che ogni giorno dovevano sfamarsi (il ristorante ha chiuso a fine luglio per essere trasformato in una fondazione per la ricerca gastronomica) lo facevano con i menù raccontati nelle pagine edite da Phaidon. Piatti rassicuranti, raccontati perché “dopo l’annuncio della chiusura ci è sembrato un sacrilegio lasciare che il loro lavoro ammuffisse in un cassetto”.

Nel primo pasto proposto, che si apre con la Caesar salad e si chiude con la Torta Santiago, bassa, alle mandorle, spicca il Cheeseburger con le patatine. Ovviamente la ricetta è all’insegna del fai da te e l’indicazione è per 250 di carne di manzo macinata di alta qualità (per due persone, ma servivano 8 chili per i 75 bullini), ma “per comodità potete utilizzare hamburger di buona qualità già pronti”. Poi i consigli utili: “Potete aggiungere i contorni e i condimenti che preperiti, come cipolle, pomodori, cetriolini sott’aceto, senape, ketchup e maionese. Per preparare le cipolle caramellate, affettate finemente delle cipolle e cuocetele a fuoco basso con poco olio per circa un’ora, facendole appassire e dorare.
La foto è di Francesc Guillamet.

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La copertina dell’ultimo libro di Ferran Adrià: Il pranzo in famiglia. In uno strillo è scritto che si tratta del “primo e unico libro di ricette per cucinare a casa del leggendario ristorante el Bulli”. Verissimo: tempio della cucina creativa, nessuno sarebbe andato fino a Roses sulla costa mediterranea a ridosso del confine tra la Spagna e la Francia per i Fagioli con le vongole o l’Insalata Waldorf, almeno non nelle loro versioni tradizionali e quotidiane. Però i 75 che ogni giorno dovevano sfamarsi (il ristorante ha chiuso a fine luglio per essere trasformato in una fondazione per la ricerca gastronomica) lo facevano con i menù raccontati nelle pagine edite da Phaidon. Piatti rassicuranti, raccontati perché “dopo l’annuncio della chiusura ci è sembrato un sacrilegio lasciare che il loro lavoro ammuffisse in un cassetto”.








Nel primo pasto proposto, che si apre con la Caesar salad e si chiude con la Torta Santiago, bassa, alle mandorle, spicca il Cheeseburger con le patatine. Ovviamente la ricetta è all’insegna del fai da te e l’indicazione è per 250 di carne di manzo macinata di alta qualità (per due persone, ma servivano 8 chili per i 75 bullini), ma “per comodità potete utilizzare hamburger di buona qualità già pronti”. Poi i consigli utili: “Potete aggiungere i contorni e i condimenti che preperiti, come cipolle, pomodori, cetriolini sott’aceto, senape, ketchup e maionese. Per preparare le cipolle caramellate, affettate finemente delle cipolle e cuocetele a fuoco basso con poco olio per circa un’ora, facendole appassire e dorare.
La foto è di Francesc Guillamet.

Particolarmente ricco il settimo pranzo perché al Risotto allo zafferano con funghi segue il Tacchino alla catalana con la Spuma di yogurt con fragole in dolce chiusura. Il tacchino, cosce di tacchino per la precisione, in questa versione ha le note dolci dell’uvetta e delle prugne secche denocciolate (che rabbia quando qualcuno non toglie il nocciolo) e la piacevolezza dei pinoli.
Il Risotto allo zafferano si differenzia in alcuni momenti da quello canonico alla milanese. La cipolla ad esempio è rosolata nell’olio e non nel burro, rosolata in fondo rapidamente perché vengono indicati 5 minuti, e non 10 o 15. Il burro viene usato in chiusura per la mantecatura con un insolito tocco finale: succo di limone.
E i funghi? Champignon, crudi. Adrià li taglia con la mandolina e li fa cadere a pioggia sul risotto già porzionato nella fondina: “Il calore del riso farà leggermente appassire i funghi”.
La foto è di Francesc Guillamet.

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La copertina dell’ultimo libro di Ferran Adrià: Il pranzo in famiglia. In uno strillo è scritto che si tratta del “primo e unico libro di ricette per cucinare a casa del leggendario ristorante el Bulli”. Verissimo: tempio della cucina creativa, nessuno sarebbe andato fino a Roses sulla costa mediterranea a ridosso del confine tra la Spagna e la Francia per i Fagioli con le vongole o l’Insalata Waldorf, almeno non nelle loro versioni tradizionali e quotidiane. Però i 75 che ogni giorno dovevano sfamarsi (il ristorante ha chiuso a fine luglio per essere trasformato in una fondazione per la ricerca gastronomica) lo facevano con i menù raccontati nelle pagine edite da Phaidon. Piatti rassicuranti, raccontati perché “dopo l’annuncio della chiusura ci è sembrato un sacrilegio lasciare che il loro lavoro ammuffisse in un cassetto”.








Nel primo pasto proposto, che si apre con la Caesar salad e si chiude con la Torta Santiago, bassa, alle mandorle, spicca il Cheeseburger con le patatine. Ovviamente la ricetta è all’insegna del fai da te e l’indicazione è per 250 di carne di manzo macinata di alta qualità (per due persone, ma servivano 8 chili per i 75 bullini), ma “per comodità potete utilizzare hamburger di buona qualità già pronti”. Poi i consigli utili: “Potete aggiungere i contorni e i condimenti che preperiti, come cipolle, pomodori, cetriolini sott’aceto, senape, ketchup e maionese. Per preparare le cipolle caramellate, affettate finemente delle cipolle e cuocetele a fuoco basso con poco olio per circa un’ora, facendole appassire e dorare.
La foto è di Francesc Guillamet.








Particolarmente ricco il settimo pranzo perché al Risotto allo zafferano con funghi segue il Tacchino alla catalana con la Spuma di yogurt con fragole in dolce chiusura. Il tacchino, cosce di tacchino per la precisione, in questa versione ha le note dolci dell’uvetta e delle prugne secche denocciolate (che rabbia quando qualcuno non toglie il nocciolo) e la piacevolezza dei pinoli.
Il Risotto allo zafferano si differenzia in alcuni momenti da quello canonico alla milanese. La cipolla ad esempio è rosolata nell’olio e non nel burro, rosolata in fondo rapidamente perché vengono indicati 5 minuti, e non 10 o 15. Il burro viene usato in chiusura per la mantecatura con un insolito tocco finale: succo di limone.
E i funghi? Champignon, crudi. Adrià li taglia con la mandolina e li fa cadere a pioggia sul risotto già porzionato nella fondina: “Il calore del riso farà leggermente appassire i funghi”.
La foto è di Francesc Guillamet.

Il pranzo 22 contempla un Ananas con melassa e lime che ben poco mi emoziona, al contrario degli altri due piatti, i Piselli e prosciutto e il Pollo arrosto con patatine, piatti di tante tavole non solo in Spagna e Italia. Rispetto ai Piselli e prosciutto a cui sono abituato (e che gradisco molto), al Bulli preferiscono il prosciutto crudo a quello cotto. C’è pure una intrigante nota di cannella (in stecche) e anche una di menta, mentre i piselli sono surgelati. In stagione mille volte meglio quelli freschi, fini e dolci ma in famiglia o tra amici è una cosa in 75 tutta un’altra.
La foto è di Francesc Guillamet.

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La copertina dell’ultimo libro di Ferran Adrià: Il pranzo in famiglia. In uno strillo è scritto che si tratta del “primo e unico libro di ricette per cucinare a casa del leggendario ristorante el Bulli”. Verissimo: tempio della cucina creativa, nessuno sarebbe andato fino a Roses sulla costa mediterranea a ridosso del confine tra la Spagna e la Francia per i Fagioli con le vongole o l’Insalata Waldorf, almeno non nelle loro versioni tradizionali e quotidiane. Però i 75 che ogni giorno dovevano sfamarsi (il ristorante ha chiuso a fine luglio per essere trasformato in una fondazione per la ricerca gastronomica) lo facevano con i menù raccontati nelle pagine edite da Phaidon. Piatti rassicuranti, raccontati perché “dopo l’annuncio della chiusura ci è sembrato un sacrilegio lasciare che il loro lavoro ammuffisse in un cassetto”.








Nel primo pasto proposto, che si apre con la Caesar salad e si chiude con la Torta Santiago, bassa, alle mandorle, spicca il Cheeseburger con le patatine. Ovviamente la ricetta è all’insegna del fai da te e l’indicazione è per 250 di carne di manzo macinata di alta qualità (per due persone, ma servivano 8 chili per i 75 bullini), ma “per comodità potete utilizzare hamburger di buona qualità già pronti”. Poi i consigli utili: “Potete aggiungere i contorni e i condimenti che preperiti, come cipolle, pomodori, cetriolini sott’aceto, senape, ketchup e maionese. Per preparare le cipolle caramellate, affettate finemente delle cipolle e cuocetele a fuoco basso con poco olio per circa un’ora, facendole appassire e dorare.
La foto è di Francesc Guillamet.








Particolarmente ricco il settimo pranzo perché al Risotto allo zafferano con funghi segue il Tacchino alla catalana con la Spuma di yogurt con fragole in dolce chiusura. Il tacchino, cosce di tacchino per la precisione, in questa versione ha le note dolci dell’uvetta e delle prugne secche denocciolate (che rabbia quando qualcuno non toglie il nocciolo) e la piacevolezza dei pinoli.
Il Risotto allo zafferano si differenzia in alcuni momenti da quello canonico alla milanese. La cipolla ad esempio è rosolata nell’olio e non nel burro, rosolata in fondo rapidamente perché vengono indicati 5 minuti, e non 10 o 15. Il burro viene usato in chiusura per la mantecatura con un insolito tocco finale: succo di limone.
E i funghi? Champignon, crudi. Adrià li taglia con la mandolina e li fa cadere a pioggia sul risotto già porzionato nella fondina: “Il calore del riso farà leggermente appassire i funghi”.
La foto è di Francesc Guillamet.








Il pranzo 22 contempla un Ananas con melassa e lime che ben poco mi emoziona, al contrario degli altri due piatti, i Piselli e prosciutto e il Pollo arrosto con patatine, piatti di tante tavole non solo in Spagna e Italia. Rispetto ai Piselli e prosciutto a cui sono abituato (e che gradisco molto), al Bulli preferiscono il prosciutto crudo a quello cotto. C’è pure una intrigante nota di cannella (in stecche) e anche una di menta, mentre i piselli sono surgelati. In stagione mille volte meglio quelli freschi, fini e dolci ma in famiglia o tra amici è una cosa in 75 tutta un’altra.
La foto è di Francesc Guillamet.

“In catalano questa ricetta tradizionale si chiama pollo a l’ast. Si tratta di pollo allo spiedo condito con limone ed erbe aromatiche”. Ast ovvero spiedo, la tradizione catalana è anche la nostra. Personalmente preferisco parlare di pollo arrosto, due parole che riempiono la bocca al solo pronunciarle.
Tra i consigli del libro quello della salsa: “Irrorate con il vino e l’acqua e staccate il fondo di cottura dal tegame con un cucchiaio di legno. Fate sobbollire sino a ottenere una salsina.
Per Adrià un pollo è sufficiente per 4 persone, ma io adoro prepararne uno tutto per me, con i due metti messi da parte per farmi un’insalata il pasto seguente.
La foto è di Francesc Guillamet.

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La copertina dell’ultimo libro di Ferran Adrià: Il pranzo in famiglia. In uno strillo è scritto che si tratta del “primo e unico libro di ricette per cucinare a casa del leggendario ristorante el Bulli”. Verissimo: tempio della cucina creativa, nessuno sarebbe andato fino a Roses sulla costa mediterranea a ridosso del confine tra la Spagna e la Francia per i Fagioli con le vongole o l’Insalata Waldorf, almeno non nelle loro versioni tradizionali e quotidiane. Però i 75 che ogni giorno dovevano sfamarsi (il ristorante ha chiuso a fine luglio per essere trasformato in una fondazione per la ricerca gastronomica) lo facevano con i menù raccontati nelle pagine edite da Phaidon. Piatti rassicuranti, raccontati perché “dopo l’annuncio della chiusura ci è sembrato un sacrilegio lasciare che il loro lavoro ammuffisse in un cassetto”.








Nel primo pasto proposto, che si apre con la Caesar salad e si chiude con la Torta Santiago, bassa, alle mandorle, spicca il Cheeseburger con le patatine. Ovviamente la ricetta è all’insegna del fai da te e l’indicazione è per 250 di carne di manzo macinata di alta qualità (per due persone, ma servivano 8 chili per i 75 bullini), ma “per comodità potete utilizzare hamburger di buona qualità già pronti”. Poi i consigli utili: “Potete aggiungere i contorni e i condimenti che preperiti, come cipolle, pomodori, cetriolini sott’aceto, senape, ketchup e maionese. Per preparare le cipolle caramellate, affettate finemente delle cipolle e cuocetele a fuoco basso con poco olio per circa un’ora, facendole appassire e dorare.
La foto è di Francesc Guillamet.








Particolarmente ricco il settimo pranzo perché al Risotto allo zafferano con funghi segue il Tacchino alla catalana con la Spuma di yogurt con fragole in dolce chiusura. Il tacchino, cosce di tacchino per la precisione, in questa versione ha le note dolci dell’uvetta e delle prugne secche denocciolate (che rabbia quando qualcuno non toglie il nocciolo) e la piacevolezza dei pinoli.
Il Risotto allo zafferano si differenzia in alcuni momenti da quello canonico alla milanese. La cipolla ad esempio è rosolata nell’olio e non nel burro, rosolata in fondo rapidamente perché vengono indicati 5 minuti, e non 10 o 15. Il burro viene usato in chiusura per la mantecatura con un insolito tocco finale: succo di limone.
E i funghi? Champignon, crudi. Adrià li taglia con la mandolina e li fa cadere a pioggia sul risotto già porzionato nella fondina: “Il calore del riso farà leggermente appassire i funghi”.
La foto è di Francesc Guillamet.








Il pranzo 22 contempla un Ananas con melassa e lime che ben poco mi emoziona, al contrario degli altri due piatti, i Piselli e prosciutto e il Pollo arrosto con patatine, piatti di tante tavole non solo in Spagna e Italia. Rispetto ai Piselli e prosciutto a cui sono abituato (e che gradisco molto), al Bulli preferiscono il prosciutto crudo a quello cotto. C’è pure una intrigante nota di cannella (in stecche) e anche una di menta, mentre i piselli sono surgelati. In stagione mille volte meglio quelli freschi, fini e dolci ma in famiglia o tra amici è una cosa in 75 tutta un’altra.
La foto è di Francesc Guillamet.








“In catalano questa ricetta tradizionale si chiama pollo a l’ast. Si tratta di pollo allo spiedo condito con limone ed erbe aromatiche”. Ast ovvero spiedo, la tradizione catalana è anche la nostra. Personalmente preferisco parlare di pollo arrosto, due parole che riempiono la bocca al solo pronunciarle.
Tra i consigli del libro quello della salsa: “Irrorate con il vino e l’acqua e staccate il fondo di cottura dal tegame con un cucchiaio di legno. Fate sobbollire sino a ottenere una salsina.
Per Adrià un pollo è sufficiente per 4 persone, ma io adoro prepararne uno tutto per me, con i due metti messi da parte per farmi un’insalata il pasto seguente.
La foto è di Francesc Guillamet.

Al Bulli erano anni che non si poteva ordinare alla carta, così come prima era sparito il carrello dei formaggi e poi il pane. Chi riusciva a prenotare un tavolo era obbligato al menu degustazione, ogni anno nuovo. Per tempo si riceveva una e-mail in cui veniva chiesto se uno soffriva di allergie e quant’altro di pericoloso se nascosto alla cucina. Il resto era una sorpresa, una strepitosa recitazione gastro-teatrale con precisi tempi di servizio. L’elenco dei piatti gustati veniva consegnato al momento del commiato. In apertura di serata chi seguiva il tuo tavolo si sincerava se poteva esserci qualche ingrediente sgradito, tipo il cervello di questo o quell'animale, e i cuochi avrebbero operato un cambio.
Nella foto, il menù della mia ultima cena al Bulli lo scorso 16 febbraio 2011. Grazie Ferran per tutte le emozioni che ho potuto vivere a Cala Montjoi.


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Paolo Marchi

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Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
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