Man mano che la cultura gastronomica avanza, verità mai veramente provate evaporano come neve al sole. Trent'anni fa, ad esempio, nessuno avrebbe mai detto che cucina e salute le avremmo presto considerate consequenziali una all'altra (si pensi alla celebre affermazione di Paul Bocuse dell'epoca: «Volete stare bene? Andate dal dottore». Oggi non lo ripeterebbe mai).
Non solo mangiare bene fa star bene; ma mangiar bene e sano migliora le prestazioni sportive. Lo avevamo scoperto a suo tempo torchiando la nutrizionista della nazionale di calcio dell'ex ct Prandelli. E ora entra deciso sull'argomento Davide Oldani, chef del D'O di Cornaredo (Milano), calciatore professionista mancato - racconta sempre - per via di un tackle rovinoso che gli spezzò per sempre l'ambizione, attorno alla maggiore età.
La forma fisica il cuoco l'ha mantenuta eccellente nel tempo, grazie a copiose pedalate in bicicletta. E il filo con lo sport si è acceso di un rosso ancora più vivo quest'estate, col milanese volato a Casa Italia a Rio per animarne le cucine. Ieri il cerchio si è chiuso con la presentazione di "D'O Eat better. Ricette per lo sport", un agile libro di ricette che ribadisce l'assioma per cui il benessere di un atleta non può fare a meno della buona cucina. A confermare il postulato con lui al Mondadori megastore di Milano, c'erano l'allenatore friulano iperblasonato Fabio Capello e il canoista pluriolimpico Antonio Rossi.

«Sport e cucina sono energia pura per il corpo e per la mente», si è spinto oltre
Oldani, «ci insegnano l'armonia, il rispetto e la condivisione. Ci fanno bene e ci fanno stare bene con gli altri. Per questo, e non solo per questo, sono un cuoco che non intende rinunciare nè al gusto nè al benessere».
Scendiamo nel dettaglio dei contenuti del libro. Sono illustri anche le firme delle 3 prefazioni del libro, tutte legate al mondo dello sport e non della cucina: c’è il presidente del Coni
Giovanni Malagò («
Davide si è costruito con pazienza, rispetto e umiltà»), del direttore della
Gazzetta dello Sport Andrea Monti («Il cibo è carburante per il corpo ma soprattutto per la fantasia») e del vicepresidente dell’Inter
Javier Zanetti («Alcuni saggi di Dock Sud, il quartiere di Buenos Aires dove sono cresciuto, dicevano che il vero cervello è lo stomaco, motore della nostra macchina. Tutto parte da lì»).
Nobile è il concetto in fondo nell’introduzione dell’autore: «Sono convinto che se c’è qualcosa che dobbiamo “rubare” allo sport non sono solamente il vincere, la vittoria, il podio, il primo posto; piuttosto il gioco di squadra, il movimento, il benessere fisico e psicologico; sono la socializzazione e l’inclusione quali valori per la crescita di nuove generazioni responsabili, accoglienti e capaci di confrontarsi e “scontrarsi”, sì, ma in modo rispettoso e valorizzando le capacità di ognuno». Dopo
Ciaolà, il piatto creato da
Oldani per le Olimpiadi di Rio de Janeiro, si entra nel vivo delle ricette, divise per stagioni, a partire dalla Primavera.

La dedica dell'autore alla figlia
Queste sono come dovrebbero essere nel 2016: non una semplice sequenza di ingredienti e procedimenti, ma anche una breve premessa che illustri la scintilla di fondo, la genesi che sta dietro a un tal piatto, l’idea che dà la cifra innovativa del cuoco e del suo modo di pensare ma anche qualche consiglio specifico per lo sportivo che cura la sua alimentazione.. È così che, ad esempio, le
Seadas di ricotta, sfoglia, semi e miele diventano un secondo anticipato («Dobbiamo essere liberi di non blindare una portata in una pietanza precisa») o che la
Pasta di grano arso, tamarindo e salsa di noci contiene «arginina, un aminoacido che le rende perfette per chi pratica sport: le noci sono infatti un alimento molto energetico, ottimo per ricaricarsi in maniera sana e leggera».
Altro fattore al passo coi nostri tempi: le preparazioni sono tutte piuttosto veloci da riprodurre. Il libro è scritto in due lingue (inglese e italiano) e arricchito dalle brillanti fotografie di
Francesca Brambilla e
Serena Serrani.