Abbiamo più volte parlato del Sudafrica come “Rainbow Nation”, un mix di popoli e tradizioni che spazia dai bushmen (gli abitanti indigeni) agli Afrikaners (i primi coloni olandesi), ai francesi ugonotti, agli inglesi, ai malesi e agli indonesiani (schiavi) e anche la sua cucina rispecchia questo melting pot. Diciamo in verità che il cibo quotidiano risente molto dell’influenza americana: il menu standard di ogni ristorante medio in tutto il paese propone hamburger e patatine, però a seconda delle zone ci sono aggiunte più locali. Vediamo cosa si trova viaggiando in Sudafrica.
Bisogna considerare che il paese è molto grande e non ci sono autogrill, solo stazioni di servizio che qualche volta hanno un
Wimpy (fast food) perciò ci si ferma a mangiare nelle
Farmstall, case rurali che vendono prodotti locali e spesso hanno anche un ristorante per i viandanti. Lì si possono trovare buonissimi taglieri di salumi e formaggi locali con pane artigianale,
pies inglesi con vari ripieni, ottime
quiches e torte. E si possono acquistare marmellate, tè, biscotti e salse. Tutto casalingo, nel vero senso della parola, qui i Nas non esistono. Nel Western Cape il cibo è molto influenzato dalla cucina Cape Malay, quella importata dagli schiavi malesi e indonesiani, perciò molto spesso si possono trovare i
rotis con ripieno di pollo al curry (tipo piadine arrotolate) insieme agli hamburger e al pollo fritto.
Un grande classico della cucina sudafricana sono i calamari che si trovano letteralmente in ogni posto che venda cibo: fritti, alla griglia, in bistecca (
calamari steak) e vengono serviti con varie salse. Tartara per il fritto,
Peri-peri (piccante) o
garlic butter per la griglia. Un capitolo a parte merita una salsa che esiste solo in Sudafrica e si trova praticamente ovunque: la
Monkeygland. Al tempo in cui fu inventata, si diceva che contenesse davvero ghiandole di scimmia per prolungare la giovinezza ma ora (per fortuna) questa salsa agrodolce è composta da cipolla, aglio e zenzero in varie combinazioni con
chutney, soia, senape, salsa Worcestershire, ketchup e vino. Alcuni ristoranti preparano la propria
monkeygland e sono molto gelosi della ricetta. La salsa si serve come accompagnamento per bistecche, hamburger, costine e pollo.
Altre istituzioni della vita
on the road sono le birrerie artigianali che servono anche cibo. Sono sempre posti molto piacevoli, gestiti a livello familiare e danno lavoro alle comunità locali. In Sudafrica ci sono molti allevamenti di trote ed è sempre una grande gioia fermarsi a pranzo in una
trout farm. Trote freschissime grigliate, filetti affumicati serviti con capperi e cottage cheese e paté di vari tipi. Decisamente i pranzi più
chic on the road.
In zone più rustiche però bisogna attrezzarsi: è sempre bene portarsi dietro una borsa frigo con generi di prima necessità perché quando ci si infratta un po’ le cose si fanno più complicate. Capita che si finisca in qualche paesello sperduto la domenica sera e non si trovi nemmeno un pub aperto. Una volta ho aperto un menu in uno di questi posti sperduti e il menu diceva
Braai (il barbecue sudafricano). Solo una parola. Questo è il fascino del Sudafrica, in cui ci si sente ancora un po’ pionieri.