Fino a un certo punto hanno sorriso tutti e venti i concorrenti, da un certo momento in poi giusto la metà, dieci, gli altri dieci tagliati, compreso l’italiano Maurizio Frau, e alla fine uno solo: Elias Läderach. E’ lui, svizzero di 29 anni, il vincitore del settimo World Chocolate Masters a Parigi patrocinato da Cacao Barry. Ha preceduto due francesi, Yoann Laval, in corsa per la Francia, e Florent Cheveau, da tempo residente negli Stati Uniti. Loretta Fanella, giurato italiano, aveva quasi azzeccato il pronostico: Svizzera, Stati Uniti e padroni di casa. Un paio di valutazioni generose hanno portato Cheveau un gradino oltre, ma nulla di scandaloso tenendo conto che dal 2005 a oggi i cugini hanno vinto una volta sola e tre anni fa appena, a conferma che per arrivare primo devi davvero sommare in te una lunga teoria di qualità. Successe al milanese Davide Comaschi nel 2013 e prima ancora a Giappone (due volte), Olanda e Belgio.

La sorpresa del World Chocolat Masters 2018 è stata la coreana Eun-Hye Kim. quinta assoluta
Tutto si è svolto all’interno del
Salon du chocolat parigino. Venti cioccolatieri in lizza, erano uno in più ma il Canada si è ritirato strada facendo e nemmeno si è presentato. Emirati Arabi Uniti e Marocco al debutto e tre le donne finaliste, in particolare la Corea del Sud con
Eun-Hye Kim, davvero brava, quinta assoluta, poi Cina e Australia, tagliate dopo la seconda giornata. Tema la metropoli del futuro, come rendere umani e vivibili gli agglomerati urbani prossimi venturi, il tutto sintetizzato nel termine
Futropolis.

Maurizio Frau, il suo sogno è durato due giorni appena
Poi un continuo dire e ribadire che, rispetto al passato, stavolta gli spazi sarebbero stati più aperti, tutto sotto gli occhi di tutti per garantire la massima trasparenza. E questo un po’ mi ha stupito. Sarò troppo maligno e di certo era un parlare riferendosi a manifestazioni concorrenti, loro sì che…, però non ne sentivo il bisogno. Tutti in cuor nostro pensiamo, e in fondo sappiamo bene, che quando ci sono di mezzo giurie, giudici e arbitri, pensiamo allo sport, gli aiutini arrivano, non sono mai esclusivamente maldicenze e sospetti, refoli di vento. In ogni modo, un’organizzazione perfetta e supportata da scelte di copione molto in stile Masterchefs, a effetto spettacolarizzazione, tipo il simulare il fare la spesa di ingredienti freschi al mercato.

Loretta Fanella, rappresentante italiano in giuria a Parigi
Poi quel comunicare i risultati. Quando si è trattato di dimezzare i partecipanti, sono stati chiamati fuori a gruppetti, ognuno ha ricevuto un complimento per qualcosa e poi zucchero o carbone? Dentro o fuori? Il tedesco ad esempio l’ha presa malissimo, mentre l’italiano
Maurizio Frau un po’ se l’aspettava visto che aveva messo le mani avanti in un paio di interviste, rimarcando i mancati aiuti che auspicava, ad esempio da parte della Regione Sardegna. E al termine del terzo giorno, concluse tutte le prove, ecco i dieci superstiti chiamati fuori uno a uno per conoscere il punteggio ottenuto, giorno dopo giorno, e infine il totale.

Tutti a scegliere prodotti freschi come fossero per davvero al mercato, un chiaro ispirarsi a Masterchefs
Ritmi lenti e scanditi, musica solenne, da programma tivù. Regno Unito 448; Polonia 461; scarso Singapore, 390, entrato per decimo e lì rimasto; benino la Danimarca con 468, mediocre il Belgio con 434.
A quel punto ne rimanevano cinque e si sapeva essere i migliori, bastava avere seguito le varie fasi, ma in quale ordine? Bene la pasticciera coreana, 478, ancora meglio il suo collega giapponese con 507. Super lo svizzero, non a caso definito dalla giuria l’Usain Bolt dell’universo cioccolata: 552. Possibile Bolt/Läderach possa perdere? I tempi vengono dilatati, ogni parola scandita lentamente come nei programmi televisivi quando si tratta di decidere chi rimane e chi si sfila il grembiule ed esce. Il concorrente degli Stati Uniti gli sta giusto in scia: 517.

Elias Läderach in piena azione
Manca solo il francese, sorride per tentare di nascondere il nervosismo. Per le prove del primo giorno lui e l’elvetico pari sono, 163 punti ciascuno, poi l’altro cambia ritmo: 222 a 206, quindi 167 a 160, totale 529, abbastanza per l’argento, poco per l’oro.
Davide Oldani, a Parigi per la giuria riservata alle ricette legate alla realtà Or Noir, applaude così come la
Fanella.
Comaschi invece rivive nella memoria le emozioni di quando un lustro fa fu lui il numero uno. Spera di essere il prossimo presidente di giuria. C’è tempo.